22 Jun, 2025 - 05:49

Terza guerra mondiale alle porte? Gli Usa bombardano l'Iran, ma Trump parla di pace

Terza guerra mondiale alle porte? Gli Usa bombardano l'Iran, ma Trump parla di pace

Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2025, gli Stati Uniti hanno compiuto un passo storico e drammatico: il presidente Donald Trump ha annunciato l’ingresso ufficiale degli Usa in guerra contro l’Iran, ordinando il bombardamento di tre siti nucleari strategici iraniani.

La notizia è stata diffusa dallo stesso Trump attraverso un post su Truth Social, il suo canale di comunicazione preferito, in cui ha dichiarato: “Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Congratulazioni ai nostri grandi guerrieri americani. Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare questo. ORA È IL MOMENTO DELLA PACE!”.

L’attacco degli Usa all'Iran: obiettivi, modalità e coordinamento

L’operazione militare, condotta nelle prime ore del mattino, ha colpito i siti di Fordow, Natanz ed Esfahan, considerati il cuore del programma nucleare iraniano. Gli Stati Uniti hanno impiegato bombe penetranti “bunker buster” e missili Tomahawk lanciati da sottomarini, con l’obiettivo dichiarato di “distruggere completamente la capacità di arricchimento nucleare dell’Iran”.

Secondo fonti israeliane e statunitensi, l’attacco è avvenuto in pieno coordinamento con Israele, che era stato avvisato preventivamente. Anche lo speaker della Camera Usa e il leader del Senato sono stati informati prima dell’azione.

La reazione iraniana e le minacce regionali

La risposta di Teheran non si è fatta attendere. I Guardiani della Rivoluzione hanno pubblicato su X un messaggio inequivocabile: “Adesso è iniziata la guerra”.

La tv di Stato iraniana ha avvertito che “ogni cittadino americano, o militare, nella regione è ora un legittimo obiettivo”. Da Sanaa, il leader Houthi Hazam al-Assad ha minacciato direttamente Washington: “Affronterà le conseguenze”. L’allerta in tutto il Medio Oriente è salita ai massimi livelli, con il rischio concreto di una rapida escalation che potrebbe coinvolgere anche le basi Usa e gli alleati nella regione.

Trump: “Ora è il momento della pace”

Nonostante l’evidente escalation, il presidente Trump ha scelto toni concilianti nel suo messaggio post-attacco e nel successivo discorso alla nazione. Dopo aver celebrato il “successo militare spettacolare” e ringraziato i “grandi guerrieri americani”, Trump ha affermato: “Ora è il momento per la pace.

L’Iran, il bullo del Medio Oriente, deve ora fare la pace. Se non lo farà, i prossimi attacchi saranno molto più gravi e molto più semplici”. Ha inoltre sottolineato che l’operazione non mira a un cambio di regime e che gli Stati Uniti sono pronti a fermarsi, a patto che l’Iran scelga la via diplomatica.

Nel suo discorso, Trump ha definito l’attacco “un momento storico per gli Stati Uniti d’America, Israele e il mondo”, ribadendo che la priorità ora è “eradicare la minaccia nucleare e aprire la strada alla pace”. Tuttavia, ha avvertito: “Se la pace non arriverà rapidamente, colpiremo altri obiettivi con precisione, rapidità e abilità. La maggior parte può essere eliminata in pochi minuti”.

Israele e la sicurezza regionale

Israele, informata preventivamente, ha espresso pieno sostegno all’operazione. Il premier Benjamin Netanyahu ha parlato con Trump subito dopo l’attacco, sottolineando la “collaborazione senza precedenti” tra i due Paesi e ribadendo la dottrina della “pace attraverso la forza”. In Israele, le scuole sono state chiuse e sono stati vietati gli assembramenti, segno della massima allerta.

Nel frattempo, l’ambasciata americana a Gerusalemme ha avviato l’evacuazione dei cittadini Usa da Israele, con voli diretti ad Atene, mentre il Dipartimento di Stato ha invitato i connazionali a lasciare il Paese autonomamente, se possibile.

Uno scenario di massima incertezza

L’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani rappresenta una svolta senza precedenti dalla Rivoluzione del 1979. Se da un lato Trump insiste sul fatto che “ora è il momento della pace”, dall’altro la reazione iraniana e le minacce dei suoi alleati regionali lasciano presagire una possibile escalation militare che potrebbe coinvolgere tutto il Medio Oriente.

Il mondo resta dunque con il fiato sospeso, in attesa di capire se davvero, come auspica Trump, questo sarà “l’atto conclusivo” della crisi nucleare iraniana o l’inizio di un conflitto ancora più ampio e devastante.

LEGGI ANCHE