Nella notte di domenica 22 giugno, il mondo potrebbe essere stato vicinissimo a una nuova catastrofe nucleare di proporzioni difficilmente quantificabili. Gli Stati Uniti hanno bombardato il sito di arricchimento dell’uranio di Fordow, in Iran. Secondo fonti iraniane, l’attacco sarebbe avvenuto solo dopo che tutto il materiale radioattivo era stato trasferito in una località non precisata.
In caso contrario, oggi avremmo potuto trovarci di fronte a un disastro nucleare paragonabile alla tragedia di Chernobyl. I continui bombardamenti israeliani, e da questa notte anche americani, ai siti nucleari iraniani non hanno solo implicazioni militari, ma rischiano di determinare una catastrofe nucleare dalle conseguenze incalcolabili.
L'AIEA, l'organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite ha convocato una riunione d'emergenza del consiglio dei governatori per lunedì 23 giugno, per discutere dei rischi connessi all'escalation militare in Iran.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso preoccupazione per le conseguenze di un possibile allarme nucleare. Una preoccupazione condivisa dai governi in tutto il mondo.
Nella notte, gli Stati Uniti hanno sferrato un atto congiunto a tre impianti nucleari situati in Iran: Fordow, Natanz e Isfhan con l'obiettivo di 'devastare' il programma nucleare di Teheran per impedire al regime di arrivare alla costruzione della bomba atomica.
Gli attacchi ai siti atomici iraniani hanno fatto salire il livello di allarme in tutto il mondo anche in relazione ai possibili rischi di una catastrofe nucleare, seppur al momento non sembrerebbero esserci notizie di rischi imminenti.
L'Idf, l'esercito israeliano, ha fatto sapere che gli impianti attaccati dagli USA nella notte avrebbero subito ingenti danni che, tuttavia, sarebbero ancora in fase di valutazione. Parole che lasciano aperti molti interrogativi su possibili pericoli di dispersione del materiale radioattivo conservato ancora negli impianti bombardati. Gli obiettivi colpiti, infatti, sono strutture nucleari civili e il pericolo di una fuga di materiale radioattivo, con contaminazioni dell'ambiente, è evidentemente molto alto, non solo per i territori interessati.
La TV iraniana ha rassicurato la popolazione e ha dichiarato che non vi sarebbe alcun pericolo immediato per le persone che vivono nelle zone limitrofe ai siti nucleari colpiti, ovvero, Natanz Isfahan e Fordo.
Anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) ha assicurato che non si è registrato nessun aumento dei livelli di radiazioni dopo gli attacchi della scorsa notte. L'AIEA, tuttavia, ha convocato per domani una riunione di emergenza del consiglio dei governatori “alla luce dell'urgente situazione in Iran”, per un approfondimento sulle possibili conseguenze dell'attacco americano ai reattori nucleari iraniani di stanotte.
In light of the urgent situation in Iran, I am convening an emergency meeting of the @IAEAorg Board of Governors for tomorrow.
— Rafael Mariano Grossi (@rafaelmgrossi) June 22, 2025
Il direttore generale Rafael Mariano Grossi, aveva già lanciato l'allarme due giorni fa.
Una preoccupazione condivisa anche dai governi europei.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani ha espresso preoccupazione da parte del governo italiano.
ha spiegato il titolare della Farnesina.
Ha, poi, concluso.
L'allarme nucleare non riguarda solo l'Iran e i Paesi limitrofi, ma coinvolge direttamente anche l'Europa.
Come ha insegnato la tragedia della centrale di Chernobyl nel 1986, quando la nube radioattiva provocata dall'esplosione si diffuse velocemente per centinaia di chilometri dal luogo dell'incidente, le conseguenze di un disastro nucleare sono sempre drammatiche e difficilmente prevedibili.