23 Jun, 2025 - 15:05

Reza Pahlavi, chi è il principe ereditario che vuole destituire Khamenei in Iran?

Reza Pahlavi, chi è il principe ereditario che vuole destituire Khamenei in Iran?

Nel pieno della crisi tra Iran e Israele e con il regime degli ayatollah sotto pressione come mai dalla rivoluzione del 1979, il nome di Reza Pahlavi torna a risuonare con forza sulla scena internazionale. Ma chi è davvero questo principe in esilio che si propone come guida per un Iran post-teocratico? E qual è la sua visione politica?

Reza Pahlavi: età e origini

Reza Pahlavi nasce a Teheran il 31 ottobre 1960, figlio maggiore dell’ultimo Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, e della terza moglie Farah Diba. Cresce a corte come erede designato della dinastia Pahlavi, fino a quando la rivoluzione islamica del 1979 rovescia la monarchia e costringe la famiglia reale all’esilio. All’epoca Reza ha solo 17 anni e lascia l’Iran per proseguire la formazione militare negli Stati Uniti. Da allora non farà più ritorno nel suo Paese natale, vivendo prima in Egitto e poi stabilendosi negli Stati Uniti, dove risiede tuttora, a Potomac, nel Maryland.

Il principe ha tre sorelle (Farahnaz, Leila e Shahnaz) e un fratello (Ali-Reza, scomparso nel 2011). Ha conseguito una laurea in scienze politiche alla University of Southern California e si è formato come pilota militare presso la United States Air Force, offrendo simbolicamente i propri servigi all’Iran durante la guerra con l’Iraq, proposta respinta dal nuovo regime.

Reza Pahlavi: moglie e figli

Reza Pahlavi è sposato dal 1986 con Yasmine Etemad-Amini, avvocata laureata alla George Washington University School of Law e impegnata nel sociale, fondatrice della “Fondazione per i bambini dell’Iran”, che si occupa di assistenza sanitaria ai piccoli iraniani o di origine iraniana. La coppia ha tre figlie: Noor (nata nel 1992), Iman (1993) e Farah (2004). Anche Yasmine, come il marito, si è esposta pubblicamente a sostegno di un cambiamento radicale in Iran.

Carriera e attività politica

Dall’esilio, Reza Pahlavi ha costruito negli anni un profilo da oppositore del regime degli ayatollah, mantenendo una presenza costante nel dibattito internazionale e tra la diaspora iraniana. Ha scritto libri sulla situazione dell’Iran e si è impegnato in campagne di comunicazione per la promozione dei diritti umani e la separazione tra Stato e religione. Il suo sito personale è un manifesto contro la Repubblica islamica, in cui invita alla disobbedienza civile e chiede un referendum per determinare il futuro istituzionale del Paese.

Negli ultimi mesi, con il regime iraniano più fragile che mai, Pahlavi ha intensificato gli appelli alle forze armate e alla popolazione affinché si separino dal regime e sostengano una transizione democratica. In diverse dichiarazioni pubbliche ha sottolineato la necessità di evitare i “vecchi errori” del passato e ha preso le distanze dalla restaurazione pura e semplice della monarchia, proponendo invece un Iran laico e democratico, fondato sulla sovranità popolare e sulla scelta tramite referendum della futura forma di governo.

Pahlavi si propone come leader di una fase di transizione, pronto a traghettare il Paese fuori dalla teocrazia e a gestire il delicato passaggio verso una democrazia parlamentare, scongiurando il rischio di caos e guerre civili. La sua figura è sostenuta da parte della diaspora e da alcuni governi occidentali, ma l’opposizione interna resta frammentata e la sua popolarità in patria è difficile da misurare, anche a causa della repressione e della censura.

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