La sola minaccia dell’Iran di chiudere lo Stretto di Hormuz, come reazione all’attacco degli Stati Uniti di domenica 22 giugno, ha fatto pericolosamente balzare i prezzi di petrolio e gas. Prezzi che salirebbero alle stelle se il regime di Teheran decidesse di dare seguito alle proprie minacce, aprendo a una delle più gravi crisi energetiche degli ultimi decenni. Il mercato è ora in stato di massima allerta per possibili ritorsioni da parte del governo iraniano.
Cosa accadrebbe all’Italia? Il rischio di un aumento del costo di gas e petrolio preoccupa il governo. Ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva sottolineato che la Farnesina era impegnata anche a lavorare sul fronte del rischio energetico, per scongiurare la chiusura del fondamentale snodo navale.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha toccato l’argomento durante le comunicazioni di oggi – lunedì 23 giugno 2025 – alla Camera in occasione della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno. Giorgia Meloni ha evidenziato il rischio di una possibile crisi energetica globale e ha illustrato le possibili ricadute sull’Italia.
Il regime di Teheran starebbe valutando di chiudere lo Stretto di Hormuz al transito delle navi straniere, come ritorsione nei confronti di Stati Uniti e Israele. Una minaccia che ha immediatamente fatto alzare il prezzo di petrolio e gas che, in seguito agli attacchi Usa alle tre basi nucleari iraniane, ha raggiunto i massimi dai tempi dell’emergenza Covid. Il rialzo più alto lo ha subito il greggio, seguito dal gas.
Dallo Stretto di Hormuz transita quotidianamente il 25% della domanda globale di greggio e il 20% circa dei consumi mondiali dei volumi di Gas naturale liquido. La chiusura del canale da parte del governo iraniano porterebbe a una crisi energetica tra le più gravi degli ultimi decenni, innescando un’ondata di inflazione, con ripercussioni a cascata su aziende e famiglie.
Un rischio che le diplomazie mondiali sono impegnate a cercare di scongiurare. La chiusura dello stretto, secondo gli analisti di J.P. Morgan, farebbe schizzare a 120 dollari al barile il prezzo del greggio.
La chiusura dello stretto, tuttavia, avrebbe ripercussioni importanti anche sull’economia iraniana, dal momento che è tutta basata sui commerci che passano attraverso lo snodo navale. Ragion per cui, molti analisti considerano quella dell’Iran una semplice minaccia. Valutazione che, però, non sono state sufficienti a mantenere stabili i prezzi dei carburanti.
Secondo la maggior parte degli analisti, ulteriori oscillazioni del prezzo questa settimana dipenderanno da come la Repubblica Islamica sceglierà di reagire.
"È stata chiaramente superata una linea rossa", ha affermato Jorge León, responsabile dell'analisi geopolitica della società di consulenza energetica Rystad citato dal Financial Times.
Il tema di una possibile crisi energetica mondiale è stato affrontato questo pomeriggio anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante le comunicazioni a Montecitorio in vista del Consiglio Europeo.
Giorgia Meloni ha assicurato che in caso di crisi energetica causata dalla chiusura dello stretto di Hormuz, l’Italia non correrebbe rischi. Almeno nell’immediato.
Il governo, ha chiarito Meloni, ha provveduto a riempire le riserve energetiche nazionali, quindi dovrebbe riuscire ad affrontare eventuali crisi senza troppi affanni. Ciò non significa che i prezzi dell’energia per le famiglie e le aziende non subiranno eventuali rialzi, ma che i rincari potrebbero essere contenuti.
aveva detto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani.