La tregua è ancora fragilissima e potrebbe spezzarsi da un momento all’altro, ma al momento sembra reggere. La guerra tra Iran e Israele, la ‘guerra dei 12 giorni’, potrebbe essere davvero finita.
Le dichiarazioni arrivate oggi – mercoledì 25 giugno 2025 – sia da Donald Trump che dal governo di Teheran sembrerebbero far propendere per la risoluzione del conflitto, anche se il clima rimane molto teso e incerto.
Trump ha giustificato gli attacchi contro i siti nucleari iraniani paragonandoli a un’azione risolutiva simile a quella di Hiroshima, sostenendo che senza di essi la guerra sarebbe ancora in corso. Dal canto suo, l’Iran ha annunciato la fine delle ostilità, pur mantenendo ferme alcune rivendicazioni sul proprio programma nucleare.
Nel mezzo, l’Italia si propone come mediatore per facilitare un dialogo diretto tra Washington e Teheran, offrendo Roma come sede per i negoziati. Tuttavia, il rischio che la tregua possa spezzarsi resta alto, rendendo la situazione estremamente delicata.
Le sorti del conflitto secondo molti analisti si decideranno nelle prossime ore. Fondamentale sarà la tenuta della tregua.
La situazione in Iran continua a essere delicatissima, ma la fine della guerra con Israele sembra essere più vicina. Le ultimissime dichiarazioni dei leader dei paesi coinvolti nel conflitto nascondono indizi di una possibile risoluzione positiva del conflitto.
Per il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la ‘guerra dei 12 giorni’ - come l’ha ribattezzata lui stesso - è definitivamente conclusa. Una convinzione ribadita anche questa mattina durante il vertice NATO in corso a L’Aia, quando ha dichiarato che gli USA, bombardando i siti nucleari iraniani, avrebbero messo fine alla guerra tra Teheran e Tel Aviv, proprio come accadde durante la Seconda Guerra Mondiale con l’utilizzo della prima bomba nucleare sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.
Ha dichiarato Trump, che ha poi aggiunto:
Oh My God.
— Khalissee (@Kahlissee) June 25, 2025
Trump posted a “Bomb Iran” music video with these lyrics:
“Went to a mosque. Gonna throw some rocks.”
“Time to turn Iran into a parking lot.” pic.twitter.com/alIipw74Dl
Il Presidente Usa si è complimentato con Israele per aver rispettato la tregua e ha specificato: "ora andiamo molto d'accordo con l'Iran".
Nella direzione della fine delle ostilità vanno le parole del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. In una conversazione telefonica con il principe ereditario saudita Muhammad bin Salman avrebbe affermato:
Non si fa alcun riferimento a Israele. Ieri, tuttavia, il presidente iraniano aveva annunciato con un comunicato la fine della ‘guerra dei 12 giorni' imposta al suo Paese “dall’avventurismo e dalle provocazioni di Israele”.
Sempre nella giornata di ieri, il ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, aveva dichiarato che Israele rispetterà la tregua "finché lo farà l'altra parte".
Non proprio le migliori premesse, ma al momento la tregua sembra reggere.
L’estrema delicatezza della questione, tuttavia, emerge anche dal flusso di dichiarazioni che arrivano da Teheran in merito al programma nucleare. Il vice degli Esteri Saeed Khatibzadeh ha dichiarato in un’intervista che l’Iran chiederà agli Usa di risarcire i danni inflitti ai loro siti nucleari. Il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, ha dichiarato che gli attacchi di Israele e Stati Uniti hanno rafforzato la determinazione della Repubblica islamica a continuare a sviluppare il suo programma nucleare.
Le prossime ore saranno decisive per il destino del conflitto. Una sola violazione della tregua potrebbe portare all'immediata ripresa delle ostilità. La delicatezza della tregua, anche alla luce dei difficili rapporti tra i tre attori coinvolti (USA, Iran e Israele), è evidente. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha candidato l’Italia per il ruolo di ‘mediatore’ tra USA e Iran.
Ha dichiarato in conferenza stampa a L'Aia. Tajani ha ribadito che, su questo fronte, l'Italia è "disposta a tutto per mediare" ed è tornato a offrire Roma come sede per eventuali colloqui in questo formato.
ha concluso Tajani.