25 Jun, 2025 - 14:52

Ergastolo a Impagnatiello, perché non c'è stata premeditazione? Ecco la sentenza d'appello

Ergastolo a Impagnatiello, perché non c'è stata premeditazione? Ecco la sentenza d'appello

La Corte d’Assise d’Appello di Milano si è pronunciata sulla vicenda che ha scosso l’opinione pubblica italiana: il caso di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la compagna incinta al settimo mese. La sentenza d’appello, attesa e seguita con grande attenzione dai media e dall’opinione pubblica, ha confermato la pena massima, ma con una significativa differenza rispetto alla sentenza di primo grado: la Corte non ha riconosciuto la premeditazione, elemento che aveva aggravato la posizione dell’imputato nel primo processo.

La sentenza d’appello: ergastolo senza premeditazione

La Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna all’ergastolo per Impagnatiello, ma ha escluso l’aggravante della premeditazione. Secondo i giudici, pur riconoscendo la gravità e la crudeltà dell’atto, non sono emersi elementi sufficienti per affermare che l’omicidio sia stato pianificato con largo anticipo. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, la soddisfazione della Procura per la conferma della pena massima; dall’altro, il dibattito tra gli esperti di diritto sulla valutazione della premeditazione nei delitti familiari.

La motivazione della sentenza, che sarà depositata nelle prossime settimane, dovrebbe chiarire i punti che hanno portato la Corte a escludere la premeditazione. In particolare, i giudici hanno valutato le prove relative ai giorni precedenti il delitto, le ricerche effettuate da Impagnatiello su internet, i messaggi scambiati con l’amante e il comportamento tenuto dopo il fatto. Tuttavia, secondo la Corte, questi elementi non sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare una pianificazione dettagliata e consapevole dell’omicidio.

Le reazioni alla sentenza

La famiglia di Giulia Tramontano ha accolto con dolore la sentenza, ribadendo la richiesta di giustizia per la giovane e per il bambino mai nato. L’avvocato della famiglia ha dichiarato che, pur accogliendo con favore la conferma dell’ergastolo, resta l’amarezza per l’esclusione della premeditazione, considerata una componente fondamentale del delitto.

Anche le associazioni che si occupano di violenza di genere hanno espresso preoccupazione per il messaggio che potrebbe derivare da questa decisione, sottolineando la necessità di un’attenzione particolare ai casi di femminicidio e alle dinamiche che li caratterizzano.

La vicenda giudiziaria

Alessandro Impagnatiello, ex barman di 30 anni, era stato condannato in primo grado all’ergastolo con l’aggravante della premeditazione per aver ucciso Giulia Tramontano, 29 anni, la sera del 27 maggio 2023. Il delitto, avvenuto nell’appartamento della coppia a Senago, alle porte di Milano, aveva suscitato indignazione e dolore in tutto il Paese, anche per la brutalità dell’azione e per il fatto che la vittima fosse incinta di sette mesi.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Impagnatiello avrebbe colpito la compagna con numerose coltellate, tentando poi di occultare il corpo e depistare le indagini. La Procura aveva chiesto la conferma dell’ergastolo anche in appello, insistendo sulla freddezza e sulla premeditazione dell’omicidio, sostenendo che l’uomo avesse pianificato il delitto nei giorni precedenti, dopo che la relazione extraconiugale con un’altra donna era stata scoperta da Giulia.

 

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