Sono passati otto mesi dalla scomparsa di Gennaro Fiscarelli, avvenuta a Cerignola, in provincia di Foggia, il 5 ottobre 2024, in circostanze allarmanti.
Trentadue anni e una vita davanti, per un ragazzo di cui oggi resta soltanto un ricordo, un articolo di giornale, un servizio televisivo e una voce che circola in paese.
Il tempo passa, ma i familiari non riescono a darsi pace: c’è un posto vuoto nella quotidianità della casa, una persona in meno a tavola per il pranzo e la cena, una camera da letto senza più il suo legittimo proprietario.
È la storia di un vuoto, quella del ragazzo, su molteplici strati: interiore, burocratico e cittadino.
Un giovane in meno nel tessuto vivo della comunità pugliese. Un cartellone affisso per tenerne vivo il ricordo, ma niente di più.
Giuseppina, la madre di Gennaro, è mentalmente provata: per alcuni, suo figlio è soltanto una figurina nel lungo catalogo di scomparsi d’Italia.
Un argomento di gossip, un racconto scambiato davanti a un caffè al bar, una partita a carte o una chiacchierata durante una passeggiata in piazza.
Tag24 ha intervistato in esclusiva il genitore di Gennaro: l’appello è rivolto ai carabinieri, ai RIS di Roma, alle autorità competenti e alle istituzioni locali e nazionali.
Si rammenta che le testimonianze contenute in questo articolo sulla scomparsa di Gennaro Fiscarelli derivano da una comunicazione diretta tra Tag24 e la madre del 32enne.
«Mio figlio è un pensiero costante, quotidiano; la sua assenza è un dolore che non auguro a nessuna madre, a nessun genitore», racconta commossa Giuseppina a Tag24.
«Sono consapevole che il mio Gennaro probabilmente non c’è più, ma resto basita dai commenti trasversali che ricevo dalle persone in paese…»
«Delle malelingue… in un momento così delicato: un ragazzo scomparso, di cui non si è più saputo nulla, nemmeno un possibile corpo da recuperare e seppellire…»
«La gente parla, e il mio amato figlio è diventato una pagina di giornale, una chiacchiera superficiale tra cittadini a Cerignola…».
«Ho sentito il mese scorso i carabinieri, a cui sono sempre grata per il loro impegno».
«Però mi chiedo: dopo tutto questo tempo, a che punto sono le indagini? Cosa sta accadendo?»
«Siamo ancora in attesa di risposte dai R.I.S. di Roma: non ho ancora ricevuto i risultati delle analisi sugli oggetti di Gennaro, che comprendono anche quelli appartenenti ad altre persone…»
«C’è il suo smartphone, con le chat tra mio figlio e sicuramente amici, conoscenti e potenzialmente le persone che possono avergli fatto del male…».
«Ci sono moltissimi casi di cronaca che non hanno richiesto tutto questo tempo; inoltre, parliamo di un trentaduenne scomparso…», afferma Giuseppina.
«Come mai la storia di Gennaro richiede così tanto tempo? Parliamo di una persona cercata viva o morta?», sottolinea.
«Mi appello ai carabinieri di Cerignola, alle istituzioni, ai cittadini che possono sapere qualcosa su ciò che gli è accaduto».
«Parlatene, anche anonimamente, anche se non volete spiegarci il perché di quanto accaduto: restituitemi il corpo, ciò che resta di lui. Voglio vederlo un’ultima volta e offrirgli la sepoltura che merita».
«Non è un gioccatolo, ma un essere umano, un ragazzo con un cuore che batteva forte, con una vita davanti che forse adesso non potrà più vivere…».
«Sono una madre disperata, mi creda: vedere la camera da letto senza di lui, i pranzi e le cene con una sedia vuota a tavola… i suoi baci sulle guance con cui mi riempiva, gli abbracci…»
«Mio figlio è nato da me e sarà sempre con me, qualunque cosa gli sia accaduta: lui e il fratello sono il mio cuore».
«Non posso cancellare Gennaro dalla mia mente: è vivo nella mia anima e lo sarà per sempre».
“Sono intorno a noi, in mezzo a noi: sono come me ma non parlano con me”, cantava il rapper Frankie Hi-Nrg Mc nel brano “Quelli che ben pensano” del 1997.
Una frase che sembra parlare proprio di chi sa cosa è successo a Gennaro ma sceglie il silenzio, la distanza, l’omertà.
«Se non volete aiutarmi — e mi rivolgo a una parte dei cittadini cerignolani — almeno abbiate la decenza di non parlare di Gennaro per farne oggetto di mero gossip nero».
«Dietro questo articolo, tra le strade della vostra stessa città, c’è una madre a cui forse il figlio è stato ucciso: riuscireste voi a vivere con un peso così enorme sulle spalle?»
«Qualcuno sa cosa è accaduto al mio Gennaro, e questo è chiaro come il sole: continuerete a vivere come se niente fosse, nella vostra bolla di omertà?»
«A frequentare gli stessi posti — bar, supermercati, ristoranti, pizzerie — pur sapendo di aver tolto la vita a un ragazzo? Chiedo verità e giustizia, qualsivoglia essa sia».
«Gli assassini, qualora mio figlio sia morto — e, mi creda, la speranza che sia ancora tra noi è poca — vivono come se fare una cosa del genere fosse la normalità: ma non è così».
«Dov’è il corpo di mio figlio? Posso ancora trovarlo? Se sì, qual è il luogo esatto in cui è stato sotterrato?» conclude Giuseppina, addolorata, spezzata ma sempre in piedi, fino alla fine di questa drammatica storia.