Le ultime due settimane sono state particolarmente delicate dal punto di vista degli equilibri geopolitici. Il mondo ha osservato con il fiato sospeso l’evolversi del conflitto tra Iran, Israele e Stati Uniti che ci ha portato sull’orlo della terza guerra mondiale.
La fragile tregua sancita nelle ultime 48 ore tra Teheran e Tel Aviv ha permesso la ripresa dei lavori delle diplomazie mondiali per la pace. Nelle stesse ore, tuttavia, a L’Aia gli Stati NATO hanno approvato l’aumento delle spese per la difesa, portando l’impegno di spesa di ogni paese al 5% del PIL. Il target più alto mai imposto all’Europa, da raggiungere entro il 2035.
Le potenze europee e mondiali si stanno preparando alla guerra? La corsa al riarmo sembrerebbe andare proprio in questa direzione. Con l’instabilità geopolitica in costante aumento, cresce anche il timore di un nuovo conflitto mondiale tra i cittadini europei.
La pace ha i giorni contati? Secondo molti analisti il mondo sta già vivendo una ‘terza guerra mondiale a pezzi’, fatta di conflitti regionali, escalation militari e alleanze sempre più rigide. Secondo altri lo scoppio di un conflitto globale, che vada a saldare tutti i conflitti attualmente in corso, sarebbe solo una questione di tempo.
La vera domanda, quella a cui nessuno può ancora rispondere, è: quanto tempo ci resta per evitarla?
In questo senso sembra andare la corsa al riarmo che coinvolge le principali potenze europee e mondiali. Nel recente “Libro Bianco sulla Difesa”, la Commissione Europea ha delineato uno scenario allarmante, fissando al 2030 il termine per completare il piano di rafforzamento militare dei Paesi membri. Sebbene non si parli esplicitamente di guerra, il messaggio implicito è chiaro: prepararsi al peggio è ormai una priorità strategica.
A confermare questa tendenza, ieri i leader di 32 paesi Nato hanno firmato a L’Aia un impegno comune per portare al 5% del PIL nazionale gli investimenti per armi e difesa entro il 2035. Anche in questo caso, l’indicazione di una scadenza precisa suggerisce che l’Alleanza Atlantica si stia attrezzando non più solo per la deterrenza, ma per un possibile futuro di guerra.
La corsa globale al riarmo viene spesso giustificata come una forma di deterrenza: armarsi per non dover mai combattere. Le teorie a riguardo sono contrastanti, tra chi pensa che per evitare la guerra occorra prepararsi alla pace, e chi invece crede che per arrivare alla pace, occorra prepararsi alla guerra.
Il riarmo, tuttavia, è solo uno dei tasselli di un puzzle ben più complesso. A far crescere i timori di un conflitto mondiale sono soprattutto gli scenari di crisi già aperti in varie aree del pianeta.
Il Medio Oriente e l’Ucraina sono al momento quelli più caldi, ma resta ancora molto tesa la situazione tra Pakistan e India, mentre non si è mai risolta la tensione tra Cina e Taiwan. Proprio quest’ultimo rappresenta, secondo molti osservatori, lo scenario più esplosivo. Il rischio? Che il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti possa trasformare una crisi regionale in un conflitto globale.
Molti analisti ritengono che una possibile Terza Guerra Mondiale potrebbe scoppiare proprio nell’area Asia-Pacifico.
Un recente sondaggio condotto da YouGov in cinque Stati dell’UE (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna) ha rivelato che il 55% degli intervistati considera possibile lo scoppio di una nuova guerra mondiale entro i prossimi cinque-dieci anni.
La maggior parte degli intervistati teme l’utilizzo di armi nucleari. Il 66% degli italiani intervistati, inoltre, ritiene probabile che in caso di scoppio di un conflitto, l’Italia sarebbe direttamente coinvolta. Una percentuale che arriva all’89% nel caso del Regno Unito. Gli unici, infine, ad avere fiducia nelle potenzialità del proprio esercito sono i francesi.