26 Jun, 2025 - 13:53

Garlasco, le analisi sui rifiuti proseguono: si cercano le impronte latenti

Garlasco, le analisi sui rifiuti proseguono: si cercano le impronte latenti

Le indagini sul delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007 e costato la vita a Chiara Poggi, conoscono in queste settimane una nuova fase cruciale. Dopo quasi diciotto anni dai fatti, la Procura di Pavia ha disposto accertamenti mai eseguiti prima su alcuni rifiuti domestici sequestrati nella villetta di via Pascoli. L’obiettivo: individuare impronte digitali latenti e tracce genetiche che possano fornire elementi utili alla ricostruzione della dinamica e all’identificazione del responsabile.

Impronte digitali: la nuova richiesta della Procura

Nella memoria firmata dai pubblici ministeri Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi, la Procura ha chiesto ai periti di procedere con l’esaltazione delle impronte digitali latenti su alcuni reperti chiave: l’etichetta in carta arancione di una confezione di Estathè, il sacchetto della spazzatura, un sacchetto di biscotti e uno di cereali. L’attività dovrà essere svolta con modalità dattiloscopiche concordate tra periti e consulenti tecnici, trattandosi di un’operazione irripetibile e soggetta a modificazioni dovute al tempo trascorso dal sequestro.

Questi oggetti, rimasti per mesi nella casa Poggi prima di essere sequestrati, non erano mai stati analizzati con le tecnologie attuali. La ricerca delle impronte latenti si affianca così alle recenti analisi genetiche, che hanno già restituito alcuni risultati preliminari.

I primi risultati genetici: solo tracce di Chiara e Stasi

Le analisi del DNA sui rifiuti della colazione, condotte dalla genetista Denise Albani e dal dattiloscopista Domenico Marchegiani, hanno evidenziato la presenza quasi esclusiva del profilo genetico di Chiara Poggi. In particolare, il DNA della vittima è stato rintracciato sulle confezioni di Fruttolo, su un piattino di plastica, sul sacchetto con cereali avanzati e sulla busta della pattumiera. L’unica traccia maschile individuata appartiene ad Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e unico condannato in via definitiva per l’omicidio: il suo DNA è stato trovato sulla cannuccia di un brick di Estathè.

Nessuna traccia genetica riconducibile ad altri soggetti, incluso Andrea Sempio – attuale indagato e amico del fratello di Chiara – è stata rilevata sui reperti analizzati. Un capello trovato tra i rifiuti non è stato ancora oggetto di approfondimento, in quanto risulta atrofizzato e inutilizzabile per l’estrazione del DNA.

Le posizioni delle parti: dubbi e richieste di approfondimento

La difesa di Alberto Stasi, detenuto a Bollate e condannato a 16 anni di carcere, ha chiesto ulteriori accertamenti sulle impronte digitali, in particolare sulla cosiddetta “traccia 10” rinvenuta sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta. Questa traccia, secondo la Procura, non appartiene né a Stasi né a Sempio, ma la difesa insiste per un’analisi più approfondita, anche rispetto all’eventuale presenza di sangue, finora esclusa dai test.

I consulenti della famiglia Poggi, invece, chiedono che tutte le tracce vengano analizzate con la stessa metodologia, per evitare differenze che potrebbero complicare la lettura e l’interpretazione dei dati. La difesa di Sempio, dal canto suo, continua a nutrire perplessità sulla conservazione dei rifiuti, rimasti in casa per otto mesi prima del sequestro: un tempo che potrebbe aver compromesso la qualità e l’integrità delle tracce biologiche e dattiloscopiche.

Il rischio contaminazione e l’importanza delle nuove analisi

Gli esperti sottolineano che la lunga permanenza dei rifiuti nella villetta – tra cui una buccia di banana ormai marcia e aderente al sacchetto – potrebbe aver favorito la contaminazione o la cancellazione di eventuali residui di DNA o impronte digitali. Tuttavia, la Procura ritiene che i reperti possano ancora offrire spunti investigativi, soprattutto grazie all’impiego di tecniche moderne e più sensibili rispetto a quelle disponibili nel 2007.

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