Un boato fortissimo, poi il silenzio. Giovanni Scala aveva 57 anni: è morto travolto da un'esplosione, avvenuta nel locale adiacente al ristorante in cui lavorava a Napoli. L'incidente si è verificato intorno alle 19:30 del 25 giugno 2025 in via Peppino De Filippo, a due passi da via Foria.
La deflagrazione, che si ipotizza sia stata causata da una fuga di gas, non gli ha lasciato scampo. Ferite altre quattro persone tra cui una donna ora ricoverata in ospedale.
Giovanni Scala, classe 1968, era un "gran lavoratore", come l'ha definito chi lo conosceva. Padre di due figlie e nonno di quattro nipoti, era un uomo dedito alla famiglia e "sempre sorridente".
Come tante altre sere, si trovava nel piccolo laboratorio, usato anche come deposito, del ristorante in cui lavorava, "Da Corrado", adiacente a un'altra famosa attività di ristorazione, "A figlia d'o Marenaro". Era il fratello della chef.
In questo locale svolgeva i suoi compiti, come pulire le cozze e preparare tutto l'occorrente per la famosa "zuppa". Nel momento in cui ha aperto la porta, un'esplosione lo ha travolto, uccidendolo.
ha raccontato una residente a Fanpage.
La forte deflagrazione, che ha scatenato anche momenti di panico nella vicina via Foria, ha sventrato "A figlia d'o Marenaro" e parzialmente distrutto un appartamento. I danni sono importanti. "Sembrava una bomba, ha tremato tutto il palazzo", ha raccontato un'inquilina dell'edificio di fronte.
L'ipotesi è che l'esplosione sia stata provocata da una fuga di gas. Alcuni residenti hanno raccontato che in strada c'era un forte odore proprio di gas e che in quel deposito si trovavano delle bombole.
Un dettaglio che andrà approfondito dalle indagini, anche se il nipote del fondatore del ristorante "Da Corrado", tramite una storia pubblicata su Instagram, ha negato che ci fossero delle bombole nel locale.
La procura di Napoli ha aperto un’inchiesta: le indagini sono affidate alla polizia.
Gli abitanti del quartiere sono ancora sotto shock per quanto accaduto. Giovanni era noto in zona e chi lo conosceva lo descrive ora come un uomo buono e generoso.
"Ciao Presidente, che la terra ti sia lieve" scrive Antonino. "Gianni mi torni in mente giovane con le tue bambine quando venivi a casa di tuo fratello... Un gigante buono. Che destino, che dolore. Non posso fare a meno di chiedermi se si poteva evitare", sono le commoventi parole di Raffaella.
"Si chiamava Giovanni Scala, una persona buona, umile, un grande lavoratore. Conosco bene tutta la sua famiglia: persone perbene, grandi lavoratori. Non doveva andare così" è la testimonianza di Mario.