Come tante altre cose, il pagamento del canone di affitto è soggetto a un termine oltre il quale non può più essere richiesto né dall’inquilino né dal proprietario.
Questo meccanismo è conosciuto sicuramente da tutti: parliamo della prescrizione. In sostanza, stabilisce quando un debito si estingue automaticamente, impedendo qualsiasi azione legale per il recupero.
Sebbene la prescrizione riguardi diversi tipi di crediti, quella relativa al canone di locazione segue regole specifiche, sia per la durata sia per il momento da cui decorre.
In questo articolo, spiegheremo come funziona la prescrizione del canone d’affitto, per aiutare proprietari e inquilini a conoscere i propri diritti e doveri.
Molti inquilini e proprietari si chiedono dopo quanto tempo il canone d’affitto si prescrive, cioè quando il debito non può più essere legalmente richiesto.
Capita che non si riesca a pagare l’affitto in tempo e, in molti casi, le rate si accumulano. Nei casi più gravi, si pensa al meccanismo della prescrizione, quasi sperando che quanto non pagato venga prescritto e non sia più esigibile (un po’ come avviene per multe o tasse).
Ebbene, non si deve seguire la regola generale che per i crediti è di 10 anni, ma nel caso degli affitti vale una prescrizione più breve: solo 5 anni. Da sottolineare, infatti, che la prescrizione dei debiti è diversa.
Un aspetto che potrebbe tradursi in una buona notizia per gli inquilini, in quanto la prescrizione avviene in un tempo quasi record.
L’articolo 2948 del Codice civile, infatti, prevede una prescrizione quinquennale per i canoni di locazione: vengono considerati crediti periodici. Detto semplicemente, ogni rata di affitto ha una propria scadenza per essere richiesta e si prescrive se il pagamento non viene richiesto entro 5 anni dalla data in cui avrebbe dovuto essere pagato.
Quando il canone d’affitto è prescritto, significa che il debito si considera estinto e il proprietario non può più richiedere il pagamento. Appurato questo, che in fin dei conti è il passaggio fondamentale, dobbiamo anche capire cosa potrebbe accadere in caso di controversie.
Prendiamo il caso di una causa civile: basta che l’inquilino faccia presente che è trascorso il tempo previsto dalla legge per la prescrizione, senza dover fornire prove dettagliate. L’onere di dimostrare il contrario spetta infatti al proprietario.
Tuttavia, è fondamentale calcolare correttamente i termini di prescrizione: un errore potrebbe portare all’obbligo di pagare comunque quanto dovuto.
Va anche ricordato che la prescrizione delle singole rate non impedisce al proprietario di avviare una procedura di sfratto in caso di morosità comprovata.
In altre parole, anche se alcune mensilità risultano prescritte, il mancato pagamento complessivo può comunque avere conseguenze legali per l’inquilino. Questo equilibrio garantisce tutela sia a chi affitta sia a chi abita, chiarendo diritti e doveri di entrambe le parti.
Diffide e decreti ingiuntivi sono all’ordine del giorno: ma come si rapportano alla prescrizione?
La diffida è un sollecito formale che il proprietario può inviare autonomamente all’inquilino per richiedere il pagamento del canone arretrato. Questo avviso ha un effetto importante: interrompe la prescrizione, che riparte da zero dal momento in cui viene notificata.
Diverso è il decreto ingiuntivo, un provvedimento emesso dal tribunale su richiesta del proprietario, che obbliga l’inquilino a saldare il debito. Anche in questo caso, la prescrizione si applica, ma con una durata più lunga: 10 anni, sempre che non ci siano ulteriori interruzioni.
In sostanza, ogni volta che viene inviato un sollecito o emesso un decreto, il conteggio della prescrizione si azzera e ricomincia da capo. Questo meccanismo garantisce al proprietario tempi più lunghi per recuperare quanto dovuto, proteggendo i suoi diritti.
La prescrizione stabilisce il tempo entro cui il canone d’affitto può essere richiesto legalmente: per gli affitti il termine è di 5 anni dalla scadenza di ogni singola rata.
Trascorso questo periodo, il debito si estingue e il proprietario non può più pretendere il pagamento.
Tuttavia, la prescrizione può essere interrotta da atti come la diffida o il decreto ingiuntivo, che azzerano i termini e allungano i tempi a 10 anni. Anche se alcune rate risultano prescritte, la morosità complessiva può portare allo sfratto. Conoscere queste regole è fondamentale per tutelare i diritti di inquilini e proprietari.