27 Jun, 2025 - 09:53

Controlli sui bonifici: quando scatta l'attenzione dell'Agenzia delle Entrate

Controlli sui bonifici: quando scatta l'attenzione dell'Agenzia delle Entrate

Oggi il bonifico bancario è uno dei metodi più diffusi e sicuri per trasferire denaro, grazie alla sua semplicità d’uso e alla possibilità di tracciarne ogni passaggio.

Questa caratteristica, fondamentale per poter usufruire di importanti agevolazioni fiscali, rappresenta anche un potente strumento nelle mani dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Attraverso l’analisi dei movimenti bancari, infatti, le autorità riescono a individuare anomalie e potenziali irregolarità, intensificando così la lotta contro l’evasione fiscale.

Ma quali sono i bonifici che destano maggior sospetto e che quindi possono attirare l’attenzione del Fisco? E in quali circostanze un trasferimento di denaro può trasformarsi in un campanello d’allarme per un possibile controllo? In questo articolo, vedremo insieme quando e perché i bonifici diventano oggetto di verifiche approfondite.

Quando l’Agenzia delle Entrate controlla i bonifici

Con l'introduzione delle modifiche alla legge sull'antiriciclaggio, il controllo sui bonifici bancari è diventato un tema sempre più rilevante per i contribuenti. In particolare, la Legge n. 197/2022, ha introdotto nuove disposizioni che riguardano le transazioni bancarie di importo superiore a 5.000 euro. Per transazioni in contante o in oro, la soglia di attenzione si innalza a 10.000 euro.

In generale, i controlli sui bonifici bancari si concentrano principalmente su quelli ricevuti, in particolare se si tratta di somme non dichiarate nelle dichiarazioni fiscali. Infatti, il Fisco può presumere che ogni somma depositata su un conto corrente sia reddito, soprattutto se non risulta giustificata da documenti adeguati.

Per i privati cittadini, i bonifici ricevuti sono quelli più esposti a controlli fiscali. Se un bonifico supera i 5.000 euro, la banca deve segnalare l'operazione all'Uif.

Ma anche somme inferiori possono essere oggetto di attenzione, se non c'è una documentazione che giustifichi la loro provenienza. È fondamentale avere una scrittura privata con data certa che attesti la transazione. Senza questa prova, il Fisco potrebbe considerare il denaro ricevuto come reddito non dichiarato.

Per gli imprenditori, invece, i controlli non riguardano solo i bonifici in entrata, ma anche quelli in uscita. Ogni transazione bancaria legata all'attività economica potrebbe essere verificata per evitare il riciclaggio e l'evasione fiscale.

Quali bonifici sono più a rischio controlli

L'Agenzia delle Entrate effettua molti controlli sui conti correnti e, come abbiamo visto, ovviamente anche sugli stessi bonifici in entrate e in uscita.

Ogni bonifico ricevuto sul proprio conto corrente può, in teoria, essere oggetto di verifica da parte dell'Agenzia delle Entrate. Se il denaro non è correttamente giustificato con documentazione adeguata, infatti, il Fisco potrebbe richiedere il pagamento delle imposte, considerando la somma come potenziale reddito non dichiarato. Questo avviene grazie alla cosiddetta "presunzione bancaria", che stabilisce che spetta al contribuente fornire le prove della legittimità del denaro ricevuto.

Ma quando, esattamente, è necessario preoccuparsi di giustificare un bonifico ricevuto? E quali sono i casi più comuni in cui non si corre alcun rischio? Ecco alcune situazioni in cui i bonifici non destano alcun sospetto:

Tipo di BonificoMotivo della Regolarità
StipendiGiustificati dalla busta paga e dichiarati nel modello dei redditi.
AffittiPagamenti già dichiarati e soggetti a tassazione.
Pagamenti di fattureImporti inseriti nella dichiarazione annuale; documentati da fattura.
Donazioni da parentiConsiderati aiuti familiari; la presunzione di reddito non dichiarato è superata se la donazione è giustificata.

Tuttavia, ci sono anche bonifici che potrebbero attirare l'attenzione del Fisco se non sono supportati da una documentazione adeguata. Ecco i casi più rischiosi:

Tipo di BonificoMotivo del Rischio
Prestiti da amiciSenza scrittura privata con data certa, il Fisco può considerarli reddito non dichiarato.
Restituzione di prestiti non registratiIn assenza di documentazione valida, il rimborso può essere trattato come somma non giustificata e quindi tassabile.

In generale, per ogni bonifico che non rientra nelle categorie sopra descritte, è importante essere in grado di fornire una giustificazione valida con data certa. Solo così si può evitare che il Fisco consideri il denaro ricevuto come reddito da tassare, e quindi, evitare di incorrere in accertamenti fiscali.

Controlli sui bonifici: cosa sapere

  • Soglia di controllo: i bonifici superiori a 5.000 euro (10.000 per contante/oro) sono soggetti a segnalazione all'Uif. I controlli si concentrano soprattutto su quelli ricevuti.
  • Bonifici sicuri: stipendi, affitti, fatture e donazioni da parenti non destano sospetti.
  • Rischio di accertamenti: bonifici per prestiti o rimborsi non documentati possono essere considerati reddito non dichiarato dal Fisco.
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