Domani, sotto le bandiere arcobaleno del Pride vietato di Budapest, sfilerà una delegazione italiana in una formazione inedita: PD, M5S, AVS, +Europa, ma anche Italia Viva e Azione. Tutti presenti domani, sabato 28 giugno 2025, a Budapest in Ungheria per sfidare il governo di Victor Orbàn.
I diritti civili ricompattano il centrosinistra italiano in una versione di campo largo allargata, che è attualmente l'unica capace di impensierire la coalizione di Giorgia Meloni in vista delle elezioni 2027.
Domani al Pride vietato di Budapest, infatti, sfilerà anche una nutrita delegazione italiana composta da PD, M5S, AVS, Italia Viva, Azione e +Europa. Una scelta di campo chiara da parte dell'opposizione italiana, contro il divieto imposto dal governo ungherese alla manifestazione simbolo della rivendicazione dei diritti delle comunità LGBTQIA+.
Il centrosinistra italiano, profondamente lacerato sulla politica estera trova, dopo tanto tempo, un terreno di lotta comune privo di distinguo e prese di distanza: per le strade di Budapest, sfileranno tutti insieme dietro la bandiera arcobaleno dei diritti civili.
Il centrosinistra italiano trova un nemico comune: Orban. E forse anche una nuova identità. La manifestazione di domani a Budapest sarà per i leader del centrosinistra italiano un'occasione preziosa, perché li vedrà dopo tanto tempo tutti uniti dietro la stessa bandiera: quella arcobaleno dei diritti civili.
Il Pride nella capitale magiara potrebbe, in questo senso, rappresentare un momento di svolta per il campo largo.
Alla testa della delegazione del Partito Democratico ci saranno la segretaria Elly Schlein e il responsabile dei Diritti, Alessandro Zan. Per il Movimento 5 Stelle parteciperanno la coordinatrice per i Diritti, Alessandra Maiorino, Carolina Morace, Croatti, Di Girolamo e Pirro.
Per Italia Viva ci sarà il senatore Ivan Scalfarotto, mentre per Azione sfilerà il leader Carlo Calenda, la sua vice Francesca Scarpato, accompagnati da un gruppo di giovani militanti. Hanno annunciato la loro presenza anche il sindaco di Milano Beppe Sala e la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi.
in partenza per #Budapest: per la democrazia, per lo stato di diritto, per le libertà civili. La legge di Orbán contro il Pride non colpisce soltanto la comunità LGBTQ+, colpisce tutti. pic.twitter.com/Eo0wW0O3mj
— Ivan Scalfarotto ???????????????????????? (@ivanscalfarotto) June 27, 2025
Ieri la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha lanciato un appello a Victor Orbàn, affinché consenta lo svolgimento del Budapest Pride senza il timore di “sanzioni penali o amministrative contro gli organizzatori o i partecipanti".
I call on the Hungarian authorities to allow the Budapest Pride to go ahead.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 25, 2025
Without fear of any criminal or administrative sanctions against the organisers or participants.
To the LGBTIQ+ community in Hungary and beyond:
I will always be your ally. pic.twitter.com/Wz0GBFRz8C
Un appello che non è stato accolto con favore dal premier ungherese che ha invitato la leader UE a non immischiarsi e ha chiarito che ci 'saranno conseguenze legali' per chi non rispetta le leggi ungheresi e partecipa a un evento proibito.
Orbàn ha, però, anche rassicurato che le eventuali conseguenze 'non dovrebbero raggiungere la violenza fisica'.
Crescono i timori alla vigilia del corteo e l'ambasciata italiana a Budapest è a lavoro per definire le strategie e le misure da adottare per tutelare i cittadini italiani in caso di scontri e rappresaglie. Gli organizzatori hanno deciso di tenere segreto il luogo da cui partirà il corteo per ragioni di sicurezza, dal momento che il governo nazionale ha dato ordine di disperdere i manifestanti. Il punto di ritrovo sarà svelato solo un'ora prima sui social. Chi partecipa alla manifestazione rischia fino a 500 euro di multa. In caso di scontri e disordini, però, le conseguenze potrebbero andare anche al di là di una semplice sanzione amministrativa.
Tutti insieme. Uniti dalla difesa dei diritti civili, negati e repressi. È su questo fronte che il centrosinistra italiano — da sempre lacerato su quasi tutto — trova oggi un punto d’incontro privo di distinguo, esitazioni o veti incrociati. E non è poco.
Il messaggio a Giorgia Meloni è chiaro: se c’è un tema su cui l’opposizione può davvero compattarsi e parlare con una voce sola, è quello dei diritti. E questo può diventare un problema per chi governa: perché i diritti civili, spesso relegati a battaglie “di nicchia”, tornano oggi a essere un collante politico e persino elettorale.
Un possibile terreno di costruzione di una nuova identità progressista, meno centrata sulle geometrie parlamentari e più sulle scelte di campo valoriali.
La sfilata di Budapest, insomma, può trasformarsi in qualcosa di più di una marcia: è un test visivo e simbolico della possibilità di un fronte comune che, in vista delle elezioni del 2027, non sia solo somma di sigle, ma anche convergenza di battaglie reali.