Niente terzo mandato e quindi nessuna quarta ricandidatura per il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Dopo quindici anni, il Doge lascia Palazzo Balbi nel dispiacere generale dell'elettorato locale, che aveva imparato ormai a conoscere l'esponente di punta della Liga Veneta. Eletto nel 2010, Zaia è stato riconfermato per altre due volte e ora puntava a un "terzo" mandato nel 2025 con la ricandidatura alle elezioni regionali in Veneto. Con l'esito del voto a Palazzo Madama della giornata di ieri, sembra che tutto questo non potrà avvenire.
Ora si aprono diversi scenari per il futuro del (quasi) ex presidente della Regione Veneto, che potrebbe rivestire diversi ruoli fuori da Palazzo Balbi: sia nel suo partito sia al di fuori. Adesso non è ancora chiaro quale ruolo politico potrebbe rivestire, ma non si esclude neanche un possibile inserimento nella corsa a sindaco di Venezia nei prossimi anni. Ma non si esclude anche un possibile ruolo all'interno dell'Eni.
E per quanto riguarda il "nuovo Doge"? Difficile fare meglio di Zaia e trovare un candidato che possa durare così a lungo alla guida della Regione Veneto. La Lega non si scompone e cerca in tutti i modi di avanzare candidature alle prossime regionali, che si terranno in autunno, che possano essere all'altezza dell'ex governatore. Tuttavia, il centrodestra sembra spaccato e ora il Carroccio rischia di perdere una delle regioni dove negli anni ha raccolto maggiori consensi.
Non è ancora chiaro come Luca Zaia abbia incassato il "no" di Palazzo Madama al terzo mandato. Il Doge sembrava pacificamente rassegnato a non poter correre per la Regione Veneto già qualche giorno fa, quando il segretario della Lega, Matteo Salvini, e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, hanno dato il via a un battibecco sulle leggi volute dai loro due partiti: il Carroccio invocava il terzo mandato, inviso al partito di Tajani, mentre gli azzurri volevano una legge sulla cittadinanza lontana dalle grazie della Lega. Si è parlato addirittura di uno "scambio di approvazioni", poi smentito dai due vicepremier che, seccati, hanno ribadito: "Non siamo al mercato".
E ora il terzo mandato è definitivamente tramontato. Zaia era al centro del dibattito per via delle elezioni regionali in Veneto, che lo avrebbero potuto vedere protagonista per la quarta volta in quindici anni. L'esponente di punta della Liga (sezione veneta del Carroccio) ha vinto le regionali del 2010, quelle del 2015 e infine nel 2020: il primo mandato (2010-2015) non è conteggiato per via dell'introduzione del limite del 2012.
E ora? A cinquantasette anni, Zaia sarà costretto a reinventarsi in un altro ruolo, sono tanti gli scenari futuri per il "Doge". Il presidente della Regione potrebbe avanzare la candidatura a sindaco di Venezia nel prossimo anno. Non si esclude neanche un ruolo di prestigio in una grande partecipata come Eni. Tornando alla politica, Zaia potrebbe anche diventare ministro nel caso di un rimpasto e potrebbe essere una figura utile sia a Meloni che a Salvini.
Non si può neanche escludere la nascita di un nuovo soggetto politico assieme all'altra grande figura "ingombrante" della Lega, Massimiliano Fedriga. Ipotesi che per ora non trovano ancora conferme.
Una cosa è certa: sarà difficile sostituire una figura come Luca Zaia. La Lega, dovendo tener conto anche dei pareri degli alleati, dovrà trovare un candidato alla Regione Veneto nel breve periodo. Sono diversi i nomi che sono stati avanzati negli scorsi mesi: in vista delle elezioni regionali in Veneto, la Lega sta valutando diversi candidati per succedere a Luca Zaia, bloccato dal limite di mandato. Tra i nomi in pole ci sono Alberto Stefani, segretario regionale e vicino a Matteo Salvini, Mario Conte, sindaco di Treviso, ed Erika Stefani, ex ministra. Spiccano anche Elisa De Berti, vice di Zaia, e Massimo Bitonci, sottosegretario e volto storico del partito. Il partito valuta una strategia a più liste, includendo anche una civica legata a Zaia.
La candidatura finale potrebbe dipendere dagli equilibri interni al centrodestra e dall’appoggio a livello nazionale. Se da una parte la Lega insiste sulla sua forte presenza in Veneto, dall'altra Fratelli d'Italia è forte del vantaggio acquisito nel corso delle elezioni europee del 2024.