01 Jul, 2025 - 16:55

Temperature killer nei cantieri, 13 regioni intervengono ma non basta: serve un "Decreto Caldo"?

Temperature killer nei cantieri, 13 regioni intervengono ma non basta: serve un "Decreto Caldo"?

È salito a 13 il numero delle regioni italiane che hanno deciso di varare provvedimenti per vietare o limitare l’attività lavorativa all’aperto nelle ore più calde della giornata per proteggere i lavoratori dai rischi delle temperature estreme che si stanno registrando in questi giorni.
Oggi, martedì 1 luglio 2025, anche la Lombardia e il Veneto hanno emanato apposite ordinanze per il caldo, aggiungendosi a Emilia Romagna, Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana. 

In Lombardia, l’ordinanza del governatore Attilio Fontana, resterà in vigore fino al 15 settembre e prevede lo stop – nelle giornate a bollino rosso – ai lavori all’aperto e nelle cave, dalle 12,30 alle 16.,00. In Veneto, Luca Zaia ha ‘solo’ suggerito di prevedere rotazioni del personale per ridurre i tempi di esposizione al caldo, garantire un’adeguata idratazione e sorveglianza sanitari.

In questi giorni di emergenza i governatori stanno procedendo in ordine sparso, in assenza di una direttiva nazionale unitaria che stabilisca regole omogenee per tutte le regioni in caso di condizioni climatiche estreme.

Temperature record e divario tra regioni: serve un “Decreto Caldo”?

L’ondata di caldo estremo che ha investito l’Italia negli ultimi giorni ha spinto molte regioni a correre ai ripari con ordinanze per tutelare i lavoratori dal caldo. L’astensione del lavoro viene decisa sulla base del monitoraggio quotidiano del sito Worklimate di Inail e CNR, che provvede ad assegnare un ‘bollino rosso’ a ogni regione in base alle temperature previste in una determinata giornata.

Il bollino rosso indica rischio alto per la salute, nelle ore più calde (12,30-16,00) le attività lavorative all’aperto (agricoltura, edilizia, manutenzione stradale, ecc.) devono essere fermate.
Al momento, le ordinanze sono diverse da regione a regione e non garantiscono uniformità di trattamento per i lavoratori italiani, evidenziando la necessità di un intervento normativo da parte del governo capace di uniformare le disposizioni per tutte le regioni.  
Un “Decreto Caldo” unico per l’organizzazione del lavoro in caso di condizioni meteo estreme, come quelle che si stanno verificando in questi giorni in tutta Europa e che mettono a rischio la vita dei lavoratori. 

A chiedere un intervento sistemico sono soprattutto i sindacati, il segretario generale Fiom, Michele de Palma, ha sottolineato che il caldo estremo “non è più un fenomeno episodico, è strutturale”.

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“Come durante il Covid, bisognerebbe ripensare l'organizzazione del lavoro. Vanno fatti investimenti per tutelare chi lavora all'esterno e anche chi lavora all'interno delle fabbriche, dove si schiatta di calore”.

Caldo estremo: scontro acceso tra maggioranza e opposizione 

Sulla necessità di un “Decreto caldo” ci sono opinioni contrastanti tra maggioranza e opposizione.

Per il leader di Avs, Angelo Bonelli, Giorgia Meloni dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza e conia per il governo il termine “climafreghista” per sottolineare un atteggiamento poco attento al cambiamento climatico. 

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“Il governo non si cura minimamente della crisi climatica che stiamo vivendo, è un climafreghista e questo è un problema molto serio. Giorgia Meloni ogni volta che viene in parlamento dice che occuparsi di transizione ecologica è da radical chic.” 

Dichiara Bonelli che poi aggiunge: 

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“Chiedo alla presidente Meloni e al suo governo di dichiarare immediatamente lo stato di crisi climatica e di adottare misure urgenti per affrontare l’emergenza, tra cui una vera transizione energetica che archivi le politiche energetiche basate sugli idrocarburi”.

Diverso l’approccio in maggioranza dove l’esigenza di un “Decreto caldo” non è considerata prioritaria.

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 “Vediamo. È chiaro che ci sono condizioni climatiche diverse tra le regioni. Valuteranno i ministri competenti, ma sul caldo ci sono emergenze diverse nelle singole regioni.”

Ha dichiarato il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.

Il senatore della Lega, Claudio Borghi, invece, ha sottolineato come debba essere una scelta di buonsenso evitare di far lavorare le persone in condizioni climatiche estreme.

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È ovvio che i lavoratori non vanno sfruttati e che sia semplicemente una questione di buon senso su come, dove e quando si può lavorare. Mi viene quasi male pensare che bisogna normare su una cosa come questa. Il cambiamento climatico c’è sempre stato, le cause non sono chiare e le soluzioni sono contrarie a quelle identificate”.

Una questione di buon senso, senza dubbio. Ma intanto, ieri nel bolognese, a San Lazzaro, è morto un lavoratore di 47 anni mentre eseguiva, sotto il sole, una gettata di cemento nel cantiere di una scuola.

Secondo l’ultimo aggiornamento del bollettino curato dal ministero della Salute, domani e dopodomani l’allerta di livello 3, la più elevata ("bollino rosso") riguarderà ben 18 città: Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Milano, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Verona e Viterbo.  

Sintesi in tre punti sul tema “Temperature estreme e Decreto Caldo”:

  1. Cresce il numero di regioni con ordinanze anti-caldo: Sono salite a 13 le regioni italiane che hanno adottato misure per limitare il lavoro all’aperto nelle ore più calde (12:30-16:00), a causa dell'ondata di caldo estremo. Lombardia e Veneto si sono aggiunte con ordinanze e raccomandazioni specifiche, ma le regole variano da regione a regione in assenza di una normativa nazionale.
  2. Necessità di un “Decreto Caldo” nazionale: L’assenza di una direttiva unica espone i lavoratori a trattamenti disomogenei. Sindacati e opposizione chiedono al governo l’adozione urgente di un “Decreto Caldo” che stabilisca regole uniformi per proteggere chi lavora all’aperto e in ambienti ad alto rischio termico. Si sottolinea che il caldo estremo è ormai un fenomeno strutturale.
  3. Divisione politica sulla gestione dell’emergenza climatica: L’opposizione accusa il governo di sottovalutare la crisi climatica e chiede lo stato di emergenza e una vera transizione energetica. La maggioranza, invece, appare divisa: alcuni ritengono un decreto superfluo, sostenendo che si tratti di una questione di buonsenso e competenza regionale.
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