È salito a 13 il numero delle regioni italiane che hanno deciso di varare provvedimenti per vietare o limitare l’attività lavorativa all’aperto nelle ore più calde della giornata per proteggere i lavoratori dai rischi delle temperature estreme che si stanno registrando in questi giorni.
Oggi, martedì 1 luglio 2025, anche la Lombardia e il Veneto hanno emanato apposite ordinanze per il caldo, aggiungendosi a Emilia Romagna, Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana.
In Lombardia, l’ordinanza del governatore Attilio Fontana, resterà in vigore fino al 15 settembre e prevede lo stop – nelle giornate a bollino rosso – ai lavori all’aperto e nelle cave, dalle 12,30 alle 16.,00. In Veneto, Luca Zaia ha ‘solo’ suggerito di prevedere rotazioni del personale per ridurre i tempi di esposizione al caldo, garantire un’adeguata idratazione e sorveglianza sanitari.
In questi giorni di emergenza i governatori stanno procedendo in ordine sparso, in assenza di una direttiva nazionale unitaria che stabilisca regole omogenee per tutte le regioni in caso di condizioni climatiche estreme.
L’ondata di caldo estremo che ha investito l’Italia negli ultimi giorni ha spinto molte regioni a correre ai ripari con ordinanze per tutelare i lavoratori dal caldo. L’astensione del lavoro viene decisa sulla base del monitoraggio quotidiano del sito Worklimate di Inail e CNR, che provvede ad assegnare un ‘bollino rosso’ a ogni regione in base alle temperature previste in una determinata giornata.
Il bollino rosso indica rischio alto per la salute, nelle ore più calde (12,30-16,00) le attività lavorative all’aperto (agricoltura, edilizia, manutenzione stradale, ecc.) devono essere fermate.
Al momento, le ordinanze sono diverse da regione a regione e non garantiscono uniformità di trattamento per i lavoratori italiani, evidenziando la necessità di un intervento normativo da parte del governo capace di uniformare le disposizioni per tutte le regioni.
Un “Decreto Caldo” unico per l’organizzazione del lavoro in caso di condizioni meteo estreme, come quelle che si stanno verificando in questi giorni in tutta Europa e che mettono a rischio la vita dei lavoratori.
A chiedere un intervento sistemico sono soprattutto i sindacati, il segretario generale Fiom, Michele de Palma, ha sottolineato che il caldo estremo “non è più un fenomeno episodico, è strutturale”.
Sulla necessità di un “Decreto caldo” ci sono opinioni contrastanti tra maggioranza e opposizione.
Per il leader di Avs, Angelo Bonelli, Giorgia Meloni dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza e conia per il governo il termine “climafreghista” per sottolineare un atteggiamento poco attento al cambiamento climatico.
#Caldo, @AngeloBonelli1 (@europaverde_it): "Il governo non pone attenzione alla #crisiclimatica, #Meloni mi da del radical chic ma ignora la gravità della situazione. Siamo nelle mani della follia di destra che ignora la crisi climatica e spende in armi"
— Tag24 (@Tag24news) July 1, 2025
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Dichiara Bonelli che poi aggiunge:
Diverso l’approccio in maggioranza dove l’esigenza di un “Decreto caldo” non è considerata prioritaria.
Ha dichiarato il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.
#Caldo e #lavoro, #Donzelli (#fratelliditalia): "Ci sono esigenze diverse da parte delle singole Regioni, se ne occuperanno i ministri competenti"
— Tag24 (@Tag24news) July 1, 2025
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Il senatore della Lega, Claudio Borghi, invece, ha sottolineato come debba essere una scelta di buonsenso evitare di far lavorare le persone in condizioni climatiche estreme.
#Caldo, @borghi_claudio (#Lega): "I lavoratori non vanno sfruttati ed è una questione di buon senso occuparsene. Il #CambiamentoClimatico c'è sempre stato, le cause sono tutto fuorché chiaro e le soluzioni sono scorrette"
— Tag24 (@Tag24news) July 1, 2025
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Una questione di buon senso, senza dubbio. Ma intanto, ieri nel bolognese, a San Lazzaro, è morto un lavoratore di 47 anni mentre eseguiva, sotto il sole, una gettata di cemento nel cantiere di una scuola.
Secondo l’ultimo aggiornamento del bollettino curato dal ministero della Salute, domani e dopodomani l’allerta di livello 3, la più elevata ("bollino rosso") riguarderà ben 18 città: Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Milano, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Verona e Viterbo.