Confesso che prima di oggi, colpevolmente, non avevo sentito parlare di Michele Fina, senatore del Partito democratico. E se i toni dei precedenti interventi sono come quello dedicato alla lettera che l’ex sindaco di Roma ed ex ministro Gianni Alemanno ha scritto dal carcere, credo di essermi perso davvero qualcosa di importante e degno di riflessione. Michele Fina, classe ‘78, abruzzese di Avezzano (come Gianni Letta), ha una lunga esperienza politica maturata fin dalla giovanissima età tutta a sinistra, l’esatto contrario del percorso di Alemanno. Ed è per questo che gli fa ancor più onore aver letto a palazzo Madama la lettera-appello di Alemanno sulle condizioni dei carcerati.
“La politica dorme con l'aria condizionata” ha ricordato il senatore democratico mentre legge in aula, durante l'esame della riforma sulla separazione delle carriere, una lettera di Alemanno, da mesi detenuto a Rebibbia in cui l'ex sindaco descrive “l'inferno” vissuto nelle “celle forno” di Rebibbia, dove nel più fortunato dei casi si può godere di un ventilatore. “Dopo la guerra tra Israele e Iran nei giornali si parla solo del caldo. Ma non quello di cui soffrono i detenuti”, scrive Alemanno, che poi elenca i problemi strutturali delle carceri italiane. Sottolinea la mancanza di personale carcerario, celle affollate con malati di malattie infettive come la scabbia tra i detenuti comuni e molto altro. E Fina, distante anni luce da Alemanno, li ha ricordati tutti.