Il volo che nelle scorse ore ha portato il premier israeliano Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti, in occasione del vertice con Donald Trump, potrebbe aver attraversato lo spazio aereo italiano, eludendo così il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra. Se confermato, si tratterebbe di una violazione del diritto internazionale.
A sollevare la questione è stato il leader di AVS, Nicola Fratoianni, che ha accusato il governo italiano di “stracciare il diritto internazionale”.
La questione era già emersa lo scorso aprile, quando il Partito Democratico aveva presentato un'interrogazione parlamentare. L’interrogazione era riferita a un precedente viaggio del premier israeliano a Washington.
Oggi, come allora, l'argomento sta suscitando numerose polemiche tra maggioranza e opposizione.
Che rotta ha percorso il volo che ha portato Benjamin Netanyahu a Washington?
È la domanda posta da Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, che ipotizza la possibilità che l’aereo con a bordo il premier israeliano abbia attraversato lo spazio aereo italiano per evitare di sorvolare i Paesi in cui sarebbe potuto scattare il mandato di arresto internazionale emesso nei suoi confronti dalla Corte Penale Internazionale (CPI).
Se questa ipotesi fosse confermata, si tratterebbe – secondo Fratoianni – di una palese violazione del diritto internazionale da parte del governo italiano. L’Italia, infatti, ha ratificato lo Statuto di Roma, impegnandosi a rispettare le decisioni della CPI e a collaborare per l’esecuzione dei suoi provvedimenti.
Ha affermato il deputato di Avs, parlando con i cronisti davanti a Montecitorio. Fratoianni ha chiesto di chiarire la questione e ha accusato la maggioranza di mettere a rischio la sicurezza dell’Italia.
Nel novembre 2024, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Tutti gli Stati che hanno aderito allo Statuto di Roma sono obbligati a dare esecuzione a tale mandato.
Alcuni di questi Stati si sono dichiarati pronti a collaborare con la CPI. Per evitare il rischio di arresto, Netanyahu avrebbe quindi evitato di sorvolare i loro territori durante il viaggio verso gli Stati Uniti. Da qui l’ipotesi che l’aereo abbia deviato la rotta, attraversando invece lo spazio aereo italiano.
Non è stato ancora confermato se l’aereo del premier israeliano abbia effettivamente sorvolato l’Italia. Tuttavia, se ciò fosse avvenuto, il governo italiano – in quanto Stato membro della CPI – avrebbe avuto due opzioni: negare il permesso di sorvolo oppure attivare le procedure necessarie per l’arresto del passeggero ricercato.
La questione è complessa, così come lo è l’interpretazione della norma. Molti esperti sostengono che, in base a quanto stabilito dallo Statuto di Roma, se uno Stato consente il sorvolo del suo spazio aereo a un velivolo con a bordo una persona ricercata dalla CPI senza cooperare con la Corte, violerebbe gli obblighi di cooperazione.
L'Italia non si è ancora pronunciata con chiarezza in merito all'intenzione di adempiere ai propri obblighi in risposta al mandato.
Lo scorso aprile il Partito Democratico aveva presentato un’interrogazione parlamentare per un altro episodio simile, relativo a una precedente visita di Netanyahu negli Usa, dopo che il caso era stato sollevato dal quotidiano Times of Israel.