"The long, hot summer", la lunga estate calda dei filo-russi in Italia si vive di festival in festival, di palco in palco. È la guerra ibrida, baby. E il Cremlino la combatte così: anche inquinando la cultura, anche avvelenando i pozzi, anche mandando i suoi uomini a suonare o a dirigere un'orchestra con l'evidente missione di "normalizzare" il regime della Grande Madre.
Di conseguenza, ora, in Italia, l'attenzione è rivolta soprattutto su due eventi che un tempo sarebbero stati di un normale e pacifico cartellone estivo ma che ora, invece, rappresentano il fronte della battaglia più caldo (appunto) contro Putin e i suoi.
A Caserta, il 27 luglio, è in calendario, nella (come direbbe Geppi Cucciari) splendida cornice della Reggia, un concerto del direttore d'orchestra Valerij Gergiev; dal 24 al 27 luglio, invece, a Cagliari, è in programma il festival letterario "Neanche gli Dei", direttore Simone Spiga, ospiti Elena Basile e altri scrittori accusati di essere propagandisti, più o meno consapevoli, del regime di Putin.
La missione dei filo-occidentali, quindi, è di boicottarli, di farli cancellare: non si spendono soldi pubblici per dar lustro al nemico.
E insomma: altro che cultura. Qui si offre in maniera inopportuna ai putiniani palcoscenici del tutto immeritati. La guerra, del resto, da sempre, non si vince solo con le armi convenzionali, ma anche imponendo una narrazione, una cultura sull'avversario.
E così: oggi, Vincenzo De Luca, il governatore della Campania sponsor del direttore d'orchestra Gergiev a Caserta per la rassegna "Un'estate da Re", si becca su Repubblica una lunga lettera di Julija Navalnaja, la vedova dell'oppositore Alexei Navalny, che gli ricorda chi è Valerij Gergiev lontano dal podio e senza una bacchetta in mano.
Beh, la vedova di Navalny, evidentemente, per porsi questa domanda, non conosce abbastanza Vincenzo De Luca che, quando si tratta di geopolitica, tradisce tutto il suo bagaglio culturale da post-comunista vicino sempre e comunque a Mosca.
Come dire: è una questione di dna politico che esce fuori ogni volta che è sollecitato. Del resto, durante la pandemia, non fu Vincenzo De Luca il governatore italiano che voleva il vaccino made in Russia Sputnik? De Luca, per un certo periodo, dava credito agli uomini del Cremlino anche se significava bypassare l'Ema, l'agenzia europea dei farmaci.
Ma tant'è: è passato alla storia con le sue intemerate contro chi non era ligio alle regole dei lockdown e per i lanciafiamme che era pronto a utilizzare.
Ora, per giustificare il fatto che a Caserta o c'è Gergiev o non c'è musica, la mette così:
Sembrerebbe un ragionamento di buon senso di impronta liberale. Peccato, però, che non regge. Perché Gergiev di sua spontanea volontà ha preso una posizione politica molto netta e chiara a favore del regime. E perché De Luca, per la serie ti conosco mascherina, fin dal principio dell'invasione russa in Ucraina, è stato uno dei sostenitori della pace putiniana.
E insomma: quando si parla di Russia, non a caso De Luca manda a nozze il canale YouTube del Fatto Quotidiano
Sta di fatto che chi tiene alla democrazia liberale sta facendo di tutto per far saltare il concerto del 27: raccolte firme, appelli, manifestazioni. Pina Picierno, la vicepresidente del parlamento europeo, è uno dei leader politici di chi non ci sta
La stessa cosa sta accadendo in Sardegna, dove un bel numero di persone si sta dando da fare per mettere in evidenza che "Neanche gli Dei", il festival letterario condotto dal giornalista Simone Spiga, non è altro che una grancassa per la propaganda del Cremlino e non merita di essere finanziato con soldi pubblici.
Il saggista Adriano Bomboi è uno dei più attivi per chiedere che non vengano spesi soldi pubblici per questa manifestazione.
In questa lunga estate calda, è partita anche qui una raccolta firme inviata alla Regione Sardegna (guidata dalla pentastellata Alessandra Todde) e al Comune di Cagliari (guidato dal progressista Massimo Zedda) per evitare che i filo-russi beneficino dei soldi dei contribuenti italiani. E, nel fare questo, uno dei principi più richiamati è quello del filosofo Karl Popper: