Quasi tutti i pensionati o chi andrà in pensione nel 2026 si chiederà se ci saranno cambiamenti e se saranno positivi.
Il tema delle pensioni è sempre un argomento ostico, considerando le delusioni continue, i limiti in salita e gli importi in discesa.
Tuttavia, almeno per come stanno attualmente le cose, il tema delle pensioni per il 2026 dovrebbe avere un sapore agrodolce.
Da una parte, il calcolo dell’importo lordo resterà invariato, con eventuali aggiornamenti rimandati all’anno successivo. Dall’altra, arrivano le buone notizie: molti pensionati potrebbero leggere sul cedolino pensione un aumento dell’importo netto mensile.
Si tratterebbe di un aumento che non renderà ricchi, ma aiuterà ad arrivare con meno fatica alla fine del mese. L’aumento è dovuto alle modifiche fiscali allo studio da parte del governo, nell’ambito della riforma dell’Irpef prevista dalla delega fiscale approvata nel 2023.
Il governo ha ben chiaro il traguardo da tagliare: le modifiche fiscali allo studio da parte del governo, nell’ambito della riforma dell’Irpef prevista dalla delega fiscale approvata nel 2023.
Sono due i fronti d’azione:
In che modo? Il fulcro della riforma è la riduzione dell’aliquota Irpef sul secondo scaglione di reddito: si passerebbe dal 35% al 33%. In termini pratici, questo significa che i pensionati con redditi tra 28.000 euro e 60.000 euro vedrebbero una leggera riduzione delle imposte e, di conseguenza, un aumento del netto mensile.
L’aspetto che più interessa i pensionati e chi andrà in pensione è proprio il netto nel cedolino.
Facciamo presente che navighiamo ancora nel mare delle ipotesi, ma questo non toglie la possibilità di fare qualche piccolo ragionamento, in vista di un nuovo anno che sta per arrivare.
Se la riforma fiscale verrà approvata così come è stata presentata, allora molti pensionati potrebbero ritrovarsi con un aumento mensile. Non si tratta di centinaia di euro, ma di circa la metà. Infatti, secondo le prime stime, il risparmio sarà di circa 640 euro all’anno, pari a circa 53 euro al mese. Questo, però, per chi ha una pensione lorda di 60.000 euro.
Le cose cambiano quando il reddito scende. Esatto, più si percepisce poco, meno vantaggio si ha:
Sono tagliati completamente fuori i pensionati con un reddito pensionistico di 28.000 euro lordi perché già rientranti nell’aliquota più bassa, pari al 23%.
Il tutto è dovuto alla proposta di tagliare la seconda aliquota Irpef al 33%. Una sorta di sconto che si applicherà sulla parte di pensione lorda compresa tra 28.000 euro e 60.000 euro all’anno. In pratica, chi rientra in questo intervallo pagherà meno tasse e avrà un netto mensile un po’ più alto.
Concludendo, non cambia l’importo lordo della pensione, ma le trattenute fiscali saranno più leggere.