Un vero e proprio paradosso. È quello che denuncia Mario Landolfi questa mattina sulle pagine de Il Foglio. L'ex parlamentare di Alleanza Nazionale nonché ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi III, ha rivelato che la delibera Fico, quella intestata all'ex presidente della Camera del Movimento Cinque Stelle che decreta il taglio dei vitalizi (retroattivo) agli ex parlamentari, a conti fatti, anziché far risparmiare, aumenta i costi dello Stato.
Com'è possibile?
Secondo l'ex ministro, quindi, ciò che passa sotto silenzio nella vicenda dei vitalizi è che, "ritraendosi dall'adempimento della rivalutazione, la Camera si è esposta a una ritorsione ben più onerosa sotto il profilo delle finanze"
I costi, quindi, per Landolfi, sono destinati a superare i risparmi: un brutto scherzo di un provvedimento fondamentalmente populista, non a caso bandiera del Movimento Cinque Stelle.
È quindi un paradosso, una beffa per chi ha creduto che Roberto Fico, da presidente della Camera, nel 2019, avesse agito da vero e proprio Robin Hood; che, almeno lui, fosse riuscito ad aprire il Parlamento come una scatola di tonno; che avesse inferto un colpo mortale all'insopportabile casta all'insegna "dell'uno vale uno".
Insomma: il Fico cade come una pera cotta, a sentire Mario Landolfi dopo la bocciatura da parte del Collegio d'appello della Camera del ricorso dei 900 ex parlamentari, tra cui lui, che chiedevano di rivedere la delibera Fico.
Ora, anche perché le proposte di mediazione non sembrano avere successo, per l'ex ministro, "i decreti ingiuntivi mettono la Camera in braghe di tela".
Non solo Ilona Staller, quindi. Ma anche un politico di vecchio stampo come Mario Landolfi sale sulle barricate per difendere il diritto al vitalizio.
Nato a Mondragone, in provincia di Caserta, nel 1959, è stato parlamentare per cinque legislature, dal 1994 al 2013.
Giornalista del Secolo d'Italia, Landolfi ha sempre militato a destra.
L'apice della sua carriera politica l'ha toccato il 22 aprile 2005 quando è stato nominato ministro delle Comunicazioni. In questa veste, firmò un decreto (il "decreto Landolfi", per l'appunto) che consentì la liberalizzazione delle frequenze per la trasmissione dei dati wireless.
In precedenza, tra il 2000 e il 2001, era stato anche presidente della Vigilanza Rai.
Proprio nelle vesti di presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, Landolfi, suo malgrado, ebbe, nel 2000, una memorabile lite con Gad Lerner, all'epoca direttore del Tg1.
Il giorno prima di dimettersi, quest'ultimo lo accusò in diretta di aver raccomandato una giornalista
Beh, nulla di nuovo sotto al sole. E di sicuro anche un colpo basso che finì a carte bollate in tribunale.
Ma tant'è: è impressionante notare come un quarto di secolo più tardi, le notizie si somiglino (Lerner, in apertura del monologo accusatorio che fece in diretta, parlava di una strage di bambini in Medio Oriente) e come ancora oggi si polemizzi a proposito delle ingerenze della politica sul mondo dell'informazione.
In ogni caso: tornando ai vitalizi, Mario Landolfi oggi, quanto meno, non vorrebbe perdere ciò che considera suo. Tanto più sull'altare di un populismo oneroso.