Lui che è uno dei giornalisti più stimati e autorevoli d'Italia, ora si ritrova sott'accusa per aver osato muovere delle critiche a Francesca Albanese, la funzionaria dell'Onu sanzionata dagli Stati Uniti per aver redatto un rapporto giudicato quanto meno squilibrato sulla crisi medio orientale.
Lui è Maurizio Molinari, l'ex direttore de La Stampa e Repubblica.
Dopo un intervento a Rai News caratterizzato dal suo solito stile, vale a dire molto rigoroso, ma allo stesso tempo pacato, un gruppo di attivisti Pro Pal l'ha segnalato all'Ordine dei giornalisti del Lazio.
Evidentemente, per loro, sui mezzi di comunicazione deve passare solo una visione delle cose: quella che sostanzialmente piace ai terroristi di Hamas.
Ma tant'è: all’Ordine del Lazio è giunta anche una sorta di memoria difensiva pro Molinari redatta da altri giornalisti nonché dal Comitato Wiesenthal che stigmatizza l’eventuale apertura di un procedimento disciplinare contro di lui.
Del resto, di cosa sarebbe colpevole Molinari? Di aver espresso in maniera corretta le proprie opinioni sulla base di fatti ben documentati e fonti verificabili?
Ma qual è l'intervento che ai Pro Pal proprio non è piaciuto? Molinari è intervenuto su Rai News a proposito della figura, controversa (per usare un eufemismo) anche per altri giornalisti, di Francesca Albanese in questo modo
E, a proposito di interventi disciplinari che dovrebbe prendere l'Ordine, Il Mattino di Foggia, mettendo su YouTube il video, come si legge in sovrimpressione, ha ricordato che Molinari è un ebreo, cosa che, evidentemente, sarebbe deontologicamente vietata in quanto secondo la Carta di Roma trasforma l’identità religiosa in un’arma retorica di delegittimazione.
In ogni caso, Molinari ha messo in evidenza dei particolari inediti attorno alla figura di Francesca Albanese: citando un rapporto israeliano, il giornalista ha detto che sarebbe stata finanziata da Hamas, che il suo curriculum sarebbe stato taroccato e, soprattutto, che il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha cercato di non rinnovarle l'incarico per il Medio Oriente giudicando in maniera negativa il suo lavoro.
Il curriculum che, invece, è sotto gli occhi di tutti è proprio quello di Maurizio Molinari.
Nato a Roma sessant'anni fa in una famiglia di origine ebraica, ha studiato ad Oxford e a Gerusalemme e si è laureato prima in Scienze Politiche e poi in Storia presso la Sapienza di Roma.
Sposato nel 1994 con una avvocatessa libico-italiana, Micol Braha, vive a Milano e ha quattro figli, tutti nati a New York. È nella Grande Mela, infatti, che si è fatto conoscere al grande pubblico come corrispondente per circa un decennio per La Stampa.
Per lo stesso giornale, poi, ha lavorato anche da Bruxelles e Gerusalemme.
È del 2016, invece, il gran salto alla direzione del quotidiano torinese, dove sostituisce Mario Calabresi.
Ma nel 2020 arriva un'altra direzione, questa volta a Repubblica, al posto di Carlo Verdelli.
In questo ruolo, una delle prime posizioni politiche che assume è quella contro il taglio dei parlamentari al referendum.
Maurizio Molinari, autore di moltissimi saggi, ha avuto in carriera anche moltissimi premi. Nel 2021, ad esempio, è stato premiato dalla Fondazione Giovanni Spadolini e ha vinto il premio Testimoni della Storia in occasione del festival di giornalismo Link.
Ad aprile 2024, però, arriva il suo momento più difficile. Viene sfiduciato a larga maggioranza dall’assemblea dei giornalisti di Repubblica, in seguito alla sua decisione di mandare al macero centomila copie del supplemento Affari&Finanza, a causa di un articolo di apertura a lui non gradito.
Prima ancora i rapporti si erano fatti tesi in quanto aveva deciso di bloccare la pubblicazione di un'intervista a Ghali su Gaza in quanto il cantante non aveva risposto a una domanda sul pogrom compiuto da Hamas contro gli ebrei il 7 ottobre.
Tenne a precisare Molinari in quella circostanza. Ora, in ogni caso, sotto la direzione di Mario Orfeo, continua a collaborare come commentatore ed editorialista con Repubblica.