Red Snake, diretto da Caroline Fourest e uscito nel 2019, è un intenso war movie ispirato a fatti reali, che racconta il dramma e la resistenza delle donne yazide e curde durante il conflitto con l’ISIS nel Kurdistan iracheno.
Il film, oltre a narrare eventi storici, si concentra sul percorso personale di emancipazione e vendetta delle sue protagoniste, offrendo uno spaccato potente della lotta femminile in uno scenario di guerra.
La vicenda si apre in un pacifico villaggio yazida, devastato dall’attacco improvviso dell’ISIS: gli uomini vengono uccisi, donne e bambini rapiti e ridotti in schiavitù. In questo scenario emerge la figura di Zara (interpretata da Dilan Gwyn), giovane donna yazida sopravvissuta alla distruzione della sua comunità.
Scossa dal dolore e animata dalla sete di giustizia, Zara decide di lasciare alle spalle il passato e unirsi alla brigata Sœurs d’armes (Sorelle d’armi), un gruppo internazionale di guerrigliere formato da donne provenienti da paesi diversi, unite dall’obiettivo di combattere contro i jihadisti e liberare altri prigionieri.
All’interno della brigata, le donne affrontano un addestramento intenso, imparano le strategie di guerriglia e crescono come combattenti. Ogni soldatessa porta con sé una storia personale di dolore e perdita, ma nel gruppo trovano forza, sorellanza e determinazione.
Verso la parte conclusiva del film, la brigata delle Sorelle d’armi è coinvolta in una missione rischiosa: liberare un gruppo di ostaggi nelle mani dell’ISIS e impedire una nuova strage. Durante questa operazione, Zara si trova ad affrontare le sue paure più profonde e il ricordo della famiglia perduta.
L’azione è frenetica e cruda: combattimenti all’ultimo sangue, agguati notturni, esplosioni e assalti ai covi dei miliziani. Non tutte le protagoniste sopravvivono agli scontri, ma la solidarietà e il sacrificio delle donne permettono a Zara di arrivare fino in fondo.
In un confronto decisivo con il nemico, Zara si trova faccia a faccia con uno dei carnefici responsabili dell’attacco al suo villaggio: la sua vendetta, però, non è cieca rabbia, ma un atto consapevole di giustizia e liberazione, che chiude il cerchio della sua crescita personale.
Alla fine, la brigata riesce a liberare gli ostaggi e a infliggere un duro colpo ai combattenti dell’ISIS. Le superstiti, esauste ma fiere, osservano l’alba su un paesaggio segnato dalla guerra ma anche dalla rinascita umana.
Per Zara e le altre Sorelle d’armi, la vittoria non significa la fine del conflitto, ma la riconquista della propria voce e della dignità, dopo anni di soprusi e silenzio.
Il finale di Red Snake è profondamente simbolico: