Mercoledì, nelle Commissioni riunite del Parlamento, tornerà al centro del dibattito la legge sul fine vita. Maggioranza e opposizione, dopo l'invito a legiferare giunto dalla Corte Costituzionale (e dal Vaticano!), dovranno prendere in esame 140 emendamenti, di cui 18 del centrodestra per arrivare all'approvazione finale a settembre.
Sta di fatto che lo scontro politico si annuncia molto forte perché secondo Marco Cappato, presidente dell'associazione "Luca Coscioni" e il Partito Democratico, la legge in esame, anziché far fare un passo in avanti ne fa fare uno indietro.
Lo schema con il quale si sta sviluppando la legge è ben lontano anche da quello che il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, tentò di far approvare nella sua regione nel gennaio del 2024.
Ma tant'è: mentre la politica resta ancorata al passato, stando a un sondaggio di Only Numbers pubblicato oggi da La Stampa, ben tre italiani su quattro si dicono favorevoli all'eutanasia, mentre il 65% vorrebbe che su questo tema ci fosse un referendum.
L'iter della legge sul fine vita da dove ricomincia? Dalla relazione del senatore di Fratelli d'Italia Ignazio Zullo, professione medico. Ma soprattutto dalle polemiche: mercoledì, in Commissione, il disegno di legge, molto probabilmente, sarà rimodellato da 10 emendamenti del suo partito che, tra l'altro, mettono ben in evidenza che è vietato ogni atto di eutanasia e che non può esserci alcuna struttura specializzata nel fine vita. Nessuna clinica della morte, insomma: il no ai presidi "che forniscono esclusivamente o in via preponderante, ausilio o danno esecuzione all'aiuto al suicidio" è scritto nero su bianco.
Fatto sta che un altro argomento che promette di essere molto divisivo tra le forze politiche è la costituzione di un comitato nazionale con il compito di valutare le richieste di chi vuole accedere al fine vita.
Per Fratelli d'Italia, il parere del comitato nazionale deve essere obbligatorio, vincolante e insidacabile: nessuno potrebbe impugnarlo davanti all'autorità giudiziaria. Ma non solo: le sue sentenze dovrebbero essere prese con una maggioranza qualificata dei due terzi.
Conclusione: pali e paletti mentre gli italiani sembrano stare su posizioni molto più avanzate.
Oggi, La Stampa pubblica un sondaggio di Only Numbers che Alessandra Ghisleri descrive davvero come rivelatore. Prima di tutto perché da quest'analisi si evince che il 93,4% dei cittadini sa cosa vuol dire eutanasia. Poi perché ben il 75,3% si dichiara favorevole alla sua legalizzazione.
Tre italiani su quattro, in pratica, vogliono l'intervento delle strutture sanitarie per aiutare una persona a morire alleviandole le sofferenze quando è colpita da una malattia incurabile.
ha scritto Ghisleri
Sempre secondo il sondaggio Only Numbers, sono i giovani i più convinti su questa posizione, ben l'87,8%. Mentre solo il 2,5% ha indicato il consenso esplicito del medico curante.
Tuttavia, nessuno vuole una liberalizzazione indiscriminata, ma una legge chiara che tuteli la libertà di scelta in situazioni limite.
E se la politica, a (ri)cominciare da mercoledì, non ce la farà da sola a stare al passo con quest'aspettativa della società civile? Beh, il 65% degli italiani si è detto pronto ad assumersi le proprie responsabilità con un referendum. Questa volta, non si rischierebbe di non raggiungere il quorum.