Qualcuno lo sogna segretario della Lega: certo, tutto sarebbe più facile, in primis per Giorgia Meloni che, anziché vedersela con il duo Salvini-Vannacci, avrebbe un interlocutore che sa cosa significa governare, sa cosa significa confrontarsi con la realtà delle cose e ha acquisito posizioni politiche molto più avanzate, depurate dal populismo.
Ma Luca Zaia a capo del Carroccio è un sogno almeno per ora irrealizzabile. Se Salvini ha una capacità è quella di chiudere a chiave le porte del partito, di blindarsi dentro.
E quindi: ora che scade il suo ultimo mandato alla guida del Veneto, cosa ne sarà del Doge?
Luca Zaia è nato a Conegliano nel marzo del 1968: è ancora troppo giovane per la pensione politica, Fornero o non Fornero, per utilizzare un ritornello del suo segretario.
Che ne sarà di lui dopo le elezioni del Veneto che decreteranno, presumibilmente il 16 novembre, la fine del suo ultimo mandato da Governatore?
Molte volte, a questa domanda si è risposto con la possibilità di inserirlo nella compagine di governo. Ma anche se questa ipotesi volesse essere percorsa, con quale ruolo? Qual è la casella ministeriale che potrebbe essere riempita dal Doge?
Giorgia Meloni, almeno finora, non ha affatto dimostrato la voglia di fare chissà quali stravolgimenti per fargli spazio a Roma.
Ma tant'è: ancora oggi, dalle parti di via Bellerio, i leghisti hanno fatto sapere che c'è "l'idea condivisa nella coalizione di un ruolo nazionale".
In ogni caso, ciò che per ora sembra più concreto è che Zaia un ruolo in commedia per le prossime elezioni veneto lo avrà comunque. Col rischio, però, nella più solida tradizione veneta, che sia una commedia goldoniana.
Giorgia Meloni, infatti, ancora non si è arresa al fatto di vedere ancora un candidato leghista in una delle regioni più forti d'Italia. Tanto più che la Lega, anche dal punto di vista elettorale, in Veneto, significa Zaia. Quando si votò l'ultima volta, la lista di gran lunga più votata fu proprio quella del Doge, non quella del Carroccio.
Per questo allora Meloni non vorrebbe ripercorrere il destino di Arlecchino, servitore di due padroni.
Questo perché Matteo Salvini sembra aver già individuato l'uomo che potrebbe succedere a Luca Zaia: si tratta di Alberto Stefani, il segretario regionale della Lega. Uno dei suoi fedelissimi, basta vedere il post che ha firmato dopo la richiesta d'Appello in Cassazione avanzata dalla Procura di Palermo sul caso Open Arms che vede coinvolto il segretario della Lega: