“Innocenti bugie” (titolo originale Knight and Day) è una commedia d’azione del 2010 diretta da James Mangold, con Tom Cruise nei panni del carismatico agente segreto Roy Miller e Cameron Diaz in quelli della sorpresa June Havens. Il film si muove tra spy story, romanticismo e umorismo, portando lo spettatore in un vortice di fughe, inganni e colpi di scena. Ma come si conclude questa rocambolesca avventura? E quale senso dare alle scelte dei protagonisti?
Dopo una lunga fuga tra inseguimenti internazionali, June scopre l’intera verità: Roy Miller non è un traditore, ma un agente che cerca di proteggere una rivoluzionaria batteria chiamata Zefiro e il suo giovane inventore, Simon Feck. Il vero antagonista è l’agente Fitzgerald, che cerca di vendere la preziosa invenzione al criminale spagnolo Antonio. In una Siviglia in fermento per la corsa dei tori, June viene usata come esca da Antonio e Fitzgerald per attirare Roy.
Il culmine dell’azione avviene durante una spettacolare sequenza: Roy, ferito per salvaguardare la vita del giovane inventore Simon, rischia la vita pur di sventare i piani dei traditori. Fitzgerald riesce inizialmente a impossessarsi dello Zefiro, ma ignora l’avvertimento di Simon sulla sua instabilità: la batteria esplode, eliminando il villain e mettendo definitivamente il dispositivo fuori gioco.
Roy viene ricoverato in ospedale, gravemente ferito. Tre agenti della CIA, per sdebitarsi e permettere agli amanti un futuro insieme, narcotizzano Roy con lo stesso metodo da lui più volte usato in precedenza su June. Sarà proprio lei, ormai innamorata e consapevole di ciò che conta davvero, a rapire Roy direttamente dall’ospedale, portandolo verso la loro meta ideale: Capo Horn, il sogno raccontato all’inizio del film.
Il finale assume una tonalità leggera e romantica. La fuga conclusiva non è più motivata dall’emergenza o dal pericolo, ma dalla voglia di libertà e di vivere ciò che si desidera, senza bugie. Il film chiude così il cerchio della narrazione, riprendendo i desideri confidati tra Roy e June nel primo incontro: un viaggio verso l’ignoto, questa volta insieme, senza paura.
L’abbraccio finale tra June e Roy, ormai proiettati verso il loro piccolo grande sogno, suggella un film che vuole soprattutto intrattenere, lasciando però un piccolo spunto: la verità non è sempre dove sembra e alle volte bisogna rischiare tutto per concedersi una seconda possibilità. Un finale vivace, perfettamente in linea con il tono “pop” che Mangold ha scelto: ironico, sopra le righe e contaminato dal gusto per il romanticismo avventuroso.