Nella storia del jazz contemporaneo, pochi artisti hanno saputo imprimere un segno riconoscibile come Chuck Mangione. Tromba e flicorno tra le mani, la sua musica ha attraversato decenni di evoluzione tra fusion, smooth jazz e successi mainstream, regalando melodie indimenticabili come “Feels So Good”.
Con una carriera ricca di premi, collaborazioni illustri e un profilo umano riservato, Mangione è stato ambasciatore di una cultura musicale raffinata e coinvolgente.
Chuck Mangione si è spento all’età di 84 anni nella sua casa di Rochester, nello stato di New York, città in cui era nato e aveva trascorso la maggior parte della vita. La notizia della scomparsa è stata diffusa dalla famiglia il 24 luglio 2025 attraverso un comunicato.
La causa ufficiale della morte non è stata resa nota ai media, ma è stato confermato che il musicista è morto mentre dormiva nella propria abitazione.
Charles Frank Mangione nacque il 29 novembre 1940 a Rochester, New York, da una famiglia di origini siciliane: la madre, Bellavia, proveniva da Serradifalco, mentre il padre da Naro, in provincia di Agrigento.
La casa Mangione era colma di atmosfera mediterranea e musica, ingredienti che favorirono la vocazione artistica sia di Chuck sia del fratello Gap, anch’egli musicista.
L’influenza paterna – un droghiere innamorato del jazz – e la passione condivisa con il fratello portarono i due ragazzi ad avvicinarsi presto agli strumenti musicali: Chuck iniziò con le lezioni di pianoforte da bambino, ma si innamorò della tromba, incoraggiato anche da Dizzy Gillespie, amico di famiglia, che gli regalò il suo primo strumento.
Diplomatosi alla prestigiosa Eastman School of Music nella sua città natale, Mangione divenne ben presto una figura rispettata nell’ambiente, esordendo professionalmente negli anni Sessanta.
Chuck Mangione è sposato e ha due figli.
È noto che Mangione ha sempre attribuito grande importanza ai legami familiari (a partire dal fratello Gap e dalla madre, a cui dedicò l’album “Bellavia”), mantenendo un basso profilo mediatico lontano dai clamori e puntando tutto sulla propria arte.
La casa di Rochester fu sempre un punto di riferimento per la famiglia, qui il musicista tornava tra un tour e l’altro, mantenendo forti radici nella comunità locale.
La parabola artistica di Chuck Mangione è illuminata da una serie di traguardi che lo hanno reso una vera icona. Inizia nel 1960 formando con il fratello Gap “The Jazz Brothers”, gruppo in cui militano futuri grandi nomi del jazz come Ron Carter e Sal Nistico.
Nel 1965 entra nei Jazz Messengers di Art Blakey, accanto a Keith Jarrett e altri. Dall’esperienza con Blakey trae la spinta per fondare nel 1968 il suo “Chuck Mangione Quartet”, sbarcando ben presto ai vertici delle classifiche jazz e pop.
Tra i successi storici:
In carriera pubblica oltre 30 album, riceve 14 nomination ai Grammy vincendone due, lavora con leggende come George Benson e Grover Washington e partecipa anche al mondo dello spettacolo doppia sé stesso nella serie animata “King of the Hill”.
Amato per la capacità di unire elementi di jazz, pop, folk e rock in uno stile accessibile, Mangione viene spesso citato fra i massimi esponenti della fusion e dello smooth jazz. Per lui, però, l’essenza della musica restava l’esecuzione dal vivo: “Sento di essere stato messo qui per far musica dal vivo per la gente”, dichiarava spesso nelle interviste.
Con la scomparsa di Chuck Mangione si chiude un’era, ma la sua eredità musicale resta viva, capace di emozionare nuove generazioni di ascoltatori e musicisti.