Tutto il mio folle amore è un film italiano del 2019 diretto da Gabriele Salvatores che ha saputo emozionare il pubblico con la sua intensa storia di rapporti familiari, crescita e accettazione.
Protagonista maschile è Claudio Santamaria, nel ruolo di un padre irrequieto e fuori dagli schemi.
La risposta è sì: Tutto il mio folle amore trae ispirazione da una storia vera, seppur romanzata e adattata al contesto cinematografico. Il film si basa infatti sul libro Se ti abbraccio non aver paura, scritto da Fulvio Ervas, che racconta la straordinaria avventura reale di Franco e Andrea Antonello, un padre e suo figlio autistico.
Nel libro e nella realtà, Franco Antonello decide di affrontare insieme al giovane Andrea, a cui era stato diagnosticato l’autismo in tenera età, un lungo viaggio in moto attraverso l’America del Sud.
Questo viaggio avventuroso e fuori dagli schemi non è solo un modo per esplorare nuovi luoghi, ma rappresenta soprattutto un percorso umano di incontro, fiducia e consapevolezza reciproca.
Franco racconta nel libro che proprio durante il viaggio ha imparato a instaurare un nuovo tipo di comunicazione con suo figlio, accettando la sua diversità e superando gli ostacoli quotidiani con coraggio e complicità.
La storia di Franco e Andrea ha avuto una forte risonanza mediatica e il libro da cui è tratto il film è stato premiato come “Libro dell’anno” da Fahrenheit Radio3, ricevendo anche altri riconoscimenti come il Premio Anima e il Premio Viadana.
Se la fonte d’ispirazione è autentica, è importante sottolineare che la narrazione cinematografica prende alcune libertà. Nel passaggio dal libro al film, ambientato in Italia e nei Balcani (non in Sud America come nella storia reale), Salvatores costruisce un racconto universale sugli affetti e sulle difficoltà delle famiglie che convivono con la diversità.
I nomi dei protagonisti cambiano: il ragazzo si chiama Vincent (interpretato da Giulio Pranno) e il padre naturale Willy (Claudio Santamaria) è un cantante ribelle soprannominato “il Modugno della Dalmazia”.
La storia si apre a Trieste, dove il sedicenne Vincent, ragazzo autistico, vive con la madre Elena (Valeria Golino) e Mario (Diego Abatantuono), il compagno che lo ha adottato. L’equilibrio familiare viene sconvolto dall’arrivo improvviso del padre naturale, Willy, che dopo anni di assenza decide di tentare un approccio con il figlio che non ha mai conosciuto.
Durante una notte turbolenta, Vincent ascolta di nascosto una discussione tra la madre e il vero padre. Il giorno dopo, il giovane scompare: si è nascosto di soppiatto nel pick-up del padre, che sta per partire per una tournée nei Balcani.
Quando Willy lo scopre, i due si ritrovano costretti a condividere un viaggio inatteso e sconvolgente. Insieme affrontano sfide impreviste, tra incidenti, frontiere, piccoli gesti di conoscenza e tentativi di comunicazione sincera.
Il film è un racconto on the road sia fisico sia emotivo. Il viaggio si trasforma in un’occasione per Vincent di conoscere finalmente il padre e per Willy di assumersi nuove responsabilità, scoprendo l’intensità del legame con un figlio “speciale”. Nel frattempo, Elena e Mario si lanciano in una corsa disperata per riportare Vincent a casa, mentre la vicenda evolve verso un emozionante finale aperto.