Al termine di un anno segnato da un quadro internazionale sempre più instabile, attraversato da tensioni diffuse e minacce crescenti, quali sono le percezioni, le paure e le aspettative degli italiani? In quali attori internazionali ripongono fiducia e verso quali, invece, cresce il timore di inaffidabilità?
A queste domande risponde l’undicesima edizione del sondaggio ISPI realizzato da Ipsos Doxa nell’ambito dell’Osservatorio “ItaliaInsight – Gli italiani e la politica internazionale”, che restituisce l’immagine di un Paese alle prese con profonde incertezze e un rapido mutamento dei punti di riferimento e delle percezioni globali.
Il primo ambito analizzato dal sondaggio Ipsos Doxa per ISPI riguarda il rapporto degli italiani con gli alleati, a partire dagli Stati Uniti d’America. Le risposte alla domanda “Sono alleati o avversari dell’Italia?” vengono espresse in termini di saldo netto, calcolato come differenza tra la quota di intervistati che definiscono un Paese un “alleato” e quella di chi lo giudica un “avversario”.
In un solo anno di presidenza di Donald Trump, il saldo netto tra gli italiani che considerano gli Stati Uniti un alleato e quelli che li percepiscono come un avversario crolla dal +47% del 2022 al +19%. Uno scarto importante, che si riflette anche nella valutazione complessiva dei risultati della presidenza Trump.
Il 54% degli italiani ritiene infatti che il mondo stia peggio dall’avvio del secondo mandato del leader MAGA, contro appena il 13% che intravede un miglioramento del contesto internazionale. Lo sguardo sugli effetti interni delle politiche trumpiane non migliora il giudizio: il 46% degli intervistati ritiene che anche gli Stati Uniti abbiano peggiorato la propria condizione interna, una quota più che doppia rispetto al 21% di chi pensa che, almeno sul piano domestico USA, le cose stiano andando bene.
Mentre la fiducia negli Stati Uniti crolla, cresce quella che gli italiani ripongono nell’Unione europea, che registra un +48% di saldo netto (+1% rispetto al 2022 e +11% rispetto al 2020). Cala invece ulteriormente la fiducia nella NATO, pur rimanendo su valori elevati: il saldo netto si attesta oggi al +41%, in diminuzione rispetto al +53% del 2022.
Questo dato, letto insieme alla crescente sfiducia verso gli Stati Uniti d’America, delinea un quadro di progressiva incertezza nello sguardo che gli italiani rivolgono agli attori del mondo occidentale. In questo contesto, l’Unione europea appare l’unica, nel confronto con l’Alleanza atlantica e con gli USA, ad aver rafforzato il proprio saldo positivo.
Sul fronte delle potenze extra-occidentali, la Cina, dopo il crollo di fiducia registrato nel 2022 (-25%), risale fino all’attuale +8%. Il saldo tra chi considera la Russia un alleato e chi la giudica un avversario resta fortemente negativo, attestandosi a -40%, sebbene in risalita rispetto al -48% del 2022. Per l’India, invece, il saldo è lievemente positivo (+3%). Tre dati che segnalano una possibile inversione di tendenza nei confronti di Paesi tradizionalmente percepiti come esterni all’area di alleanza occidentale.
Quali sono i leader più influenti al mondo secondo gli italiani? Nonostante la netta bocciatura delle politiche trumpiane, la percezione dell’influenza del presidente statunitense resta sostanzialmente invariata.
Pur registrando un calo rispetto al 2024 (-5%), Donald Trump è infatti considerato il leader più influente al mondo dal 34% degli italiani. Seguono Xi Jinping (11%), Vladimir Putin (10%), Papa Leone (4%, in forte calo rispetto al 13% attribuito a Papa Francesco) e Ursula von der Leyen (2%), che dimezza in un solo anno la percezione della propria influenza.
Nonostante l'attenuarsi della percezione della Russia come avversario, per gli italiani Mosca resta ancora oggi la principale minaccia globale (32%). A seguire, il campione individua come minacce gli Stati Uniti (12%) e Israele (12%), valori superiori a quelli attribuiti a Paesi come la Corea del Nord (10%), la Cina (8%) e l’Iran (4%).
Queste percezioni risultano profondamente diverse rispetto a quelle registrate solo quattro anni fa, nel 2021, quando la principale minaccia per gli italiani era la Cina (34%), seguita dall’Iran (19%) e dalla Corea del Nord (14%).
Un anno prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia era percepita come una minaccia da appena l’8% del campione, in una posizione non distante da quella attribuita sempre in quell’anno agli Stati Uniti.
Nel momento in cui si susseguono le trattative tra Russia e Ucraina, con la mediazione degli Stati Uniti e gli europei finalmente al tavolo negoziale, l’indagine Ipsos Doxa per ISPI fotografa gli auspici degli italiani. Quasi la metà del campione (49%) afferma di desiderare la fine del conflitto il prima possibile. Tra questi, il 36% ritiene che Kiev debba accettare un accordo con la Russia, anche a costo di significative perdite territoriali.
Una quota pari al 15%, invece, sostiene che l’Unione europea e gli Stati Uniti debbano continuare a fornire supporto a Kiev per consentire la cacciata delle forze russe; una posizione opposta a quella del 13%, che chiede l’interruzione degli aiuti anche qualora ciò “permettesse alla Russia di conquistare l’Ucraina”. Resta infine elevata la percentuale di indecisi o non rispondenti, pari al 35%.
Il desiderio di pace degli italiani trova piena conferma nei risultati del sondaggio. Alla domanda “Quali fatti o possibili avvenimenti le darebbero più speranza?”, quasi due terzi degli intervistati indicano la fine dei conflitti come priorità: la pace in Ucraina (34%), in Medio Oriente (24%) o in Sudan (6%).
Al secondo posto tra i desiderata degli italiani si colloca la crescita economica dell’Europa (32%), seguita da migliori relazioni tra le grandi potenze (25%) e da un aumento degli investimenti europei in difesa (8%).
L’indagine conferma inoltre una fiducia, seppur non maggioritaria, nelle organizzazioni multilaterali: almeno un italiano su tre continua a riporre aspettative nell’ONU e nelle coalizioni internazionali. È il caso del conflitto in Medio Oriente, dove il 33% del campione affiderebbe all’ONU o a una coalizione internazionale il compito di garantire la pace. Il 14% ritiene che questo ruolo debba essere svolto dai Paesi arabi, il 9% dagli Stati Uniti e solo il 4% dall’Europa.
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