25 Jul, 2025 - 20:52

"Tutto il mio folle amore", chi sono Franco e Andrea a cui è ispirato il film?

"Tutto il mio folle amore", chi sono Franco e Andrea a cui è ispirato il film?

Tutto il mio folle amore, diretto da Gabriele Salvatores, si ispira a una storia vera, quella di Franco e Andrea Antonello, una coppia padre-figlio che ha conquistato l’Italia (e non solo) con il loro coraggio, la loro resilienza e la forza di un amore capace di andare oltre ogni difficoltà.

Questa storia è stata raccontata per la prima volta nel libro Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, da cui è tratto il film.

Chi sono Franco e Andrea Antonello?

Franco Antonello

Franco Antonello è nato a Castelfranco Veneto ed è cresciuto come imprenditore. La sua vita subisce una svolta irreversibile quando, all’età di tre anni, a suo figlio Andrea viene diagnosticato l’autismo.

Davanti a questa realtà, Franco sceglie di non arrendersi: lascia progressivamente la sua attività imprenditoriale per dedicarsi totalmente a migliorare la condizione di Andrea e, più in generale, quella di molti altri ragazzi con disabilità.

Dalla sua esperienza personale nasce la fondazione sociale "I Bambini delle Fate", creata nel 2005 per finanziare progetti di inclusione e sostegno per famiglie con figli affetti da autismo o disabilità.

Oggi questa realtà sostiene decine di progetti e coinvolge centinaia di aziende e migliaia di famiglie in tutta Italia. Franco Antonello è anche autore di libri e promotore di campagne di sensibilizzazione sui temi dell’autismo e dell'inclusione.

Andrea Antonello

Andrea, nato nel 1993, è il figlio maggiore di Franco. La diagnosi di autismo arriva come un terremoto, costringendo la famiglia a reinventarsi e a lottare quotidianamente per il suo benessere e la sua autonomia. Andrea si distingue per la sua determinazione, la voglia di mettersi in gioco e la capacità, anche grazie allo straordinario supporto della famiglia, di superare limiti e pregiudizi.

Nel corso degli anni, Andrea ha imparato nuovi modi di comunicare, spesso attraverso la scrittura al computer, e ha progressivamente conquistato spazi di autonomia fino a vivere da solo, pur con il supporto della famiglia e dei suoi educatori.

Le sue osservazioni sul mondo, raccolte proprio attraverso questi scritti, rappresentano oggi una testimonianza preziosa su cosa significhi vivere con l’autismo.

Il viaggio che ha cambiato tutto

Il punto di svolta nella loro storia arriva nel 2010, quando Franco prende una decisione fuori dagli schemi: partire insieme ad Andrea per un lungo viaggio in moto, senza programmi né mete prefissate.

I due attraversano gli Stati Uniti, l’America Centrale e il Sud America: più di 20,000 chilometri in tre mesi, in un’avventura che diventa metafora del percorso interiore di entrambi.

Durante il viaggio, Andrea sorprende il padre e sé stesso affrontando le situazioni più disparate: accarezza coccodrilli, si addentra nelle foreste, abbraccia sconosciuti e sperimenta la libertà fuori dalla routine e dai vincoli sociali.

Franco, a sua volta, impara giorno dopo giorno ad ascoltare il figlio e ad accoglierne davvero la ricchezza interiore.

Questa esperienza, spesso difficile ma illuminante, si trasforma in un racconto capace di commuovere e far riflettere moltissime persone, prima con il libro di Fulvio Ervas, poi con il film di Salvatores.

L’impatto della loro storia

Oggi Franco e Andrea Antonello sono simboli di speranza e di attivismo civile. La loro storia testimonia che anche dalle esperienze più difficili possono nascere percorsi positivi, rivoluzionari e utili per tutta la società.

Il viaggio on the road descritto in Se ti abbraccio non aver paura e ripreso da Tutto il mio folle amore rappresenta non solo la fatica e la bellezza di ogni relazione familiare, ma anche la possibilità di cambiare lo sguardo sull’autismo: da ostacolo insormontabile a occasione per imparare nuovi modi di amare e vivere.

Franco e Andrea Antonello ci ricordano, con la loro esistenza, che il vero viaggio non è solo quello materiale, ma quello verso l’accettazione e la riscoperta dell’altro, nella sua irripetibile unicità.

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