29 Jul, 2025 - 12:45

Garlasco, Gianluca Spina: "Ecco perché Stasi non è l'unico colpevole"

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Garlasco, Gianluca Spina: "Ecco perché Stasi non è l'unico colpevole"

Ex detective di polizia, esperto di comunicazione verbale e non verbale, con un canale YouTube da 44mila follower. Gianluca Spina è recentemente finito alla ribalta della cronaca per aver pubblicato delle foto dell'autopsia di Chiara Poggi, usate – a scopo puramente formativo – in una delle sue masterclass a pagamento.

La Gianluca Spina Academy offre, infatti, analisi dei più famosi casi di cronaca nera: il delitto di Garlasco non fa eccezione. Nelle ultime settimane l'esperto ha analizzato diversi aspetti dell'omicidio dopo che la Procura di Pavia ha deciso di avviare una nuova indagine su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, nonostante la condanna definitiva a 16 anni di reclusione per Alberto Stasi.

Intervistato da TAG24, ha spiegato perché, secondo lui, non ci sia un unico colpevole per l'omicidio di Chiara, evidenziando l'omertà che ruota intorno a tutta la vicenda.

Delitto di Garlasco, Gianluca Spina: "Ecco cosa penso dell'indagine su Andrea Sempio"

"Fino al giorno in cui furono convocati in Procura Andrea Sempio, in qualità di indagato, Marco Poggi in qualità di testimone e Alberto Stasi in qualità di testimone ma indagato in altro processo, ero fiducioso. Poi questa fiducia è crollata quando Andrea Sempio non si presentò. Ho visto una narrazione di questa indagine – da cui la Procura ha preso le distanze con un comunicato stampa del procuratore–  che ho trovato goffa e non all'altezza" rivela Spina.

"Non sono fiducioso perché faccio parte di una scuola di investigazione che necessita di segretezza. Dopo 18 anni, in questo particolare delitto – pieno di contraddizioni, errori, omissioni nella prima indagine–  mi sarei aspettato la notizia di una riapertura, ma prossima alla sua conclusione" sottolinea l'esperto.

"Non una riapertura che praticamente comincia oggi, perché stiamo assistendo a tutta una serie di accertamenti che fanno pensare che in realtà così tanto in mano questa procura non ha".

Il movente? "Dal volto di Stasi emerso disprezzo"

In questi mesi sono emerse diverse teorie in merito al movente dell'omicidio di Chiara Poggi. Una delle ipotesi è che la 26enne fosse a conoscenza di un segreto compromettente e che per questo motivo sia stata messa a tacere. Una pista probabilmente non lontana dalla realtà dei fatti, secondo Gianluca Spina anche se, secondo lui, potrebbe esserci molto di più dietro il delitto.

"Mi occupo di comunicazione non verbale, uno strumento che in America è metodo di ricerca della verità a livello forense. E qui entra in ballo l'interpretazione delle emozioni di Alberto Stasi" spiega.

"Più di una volta ho rilevato in lui, riferendosi a Chiara, disprezzo, disgusto e rabbia, tre emozioni fortissime e tra le più negative in assoluto. Il disprezzo, in particolare, è un'emozione che si prova solo verso la persona e implica la superiorità morale verso il disprezzato. Quindi la domanda, secondo me, andrebbe posta in questo modo: cosa fece Chiara Poggi per suscitare in lui il disprezzo? Questo sentimento potrebbe essere collegato alla fine che ha fatto. Un aspetto di cui parlo spesso, nonostante mi stia costando tanta fatica e anche una determinata gogna mediatica recente (in merito all'utilizzo delle immagini dell'autopsia della vittima, su cui è intervenuto il Garante della privacy, ndr). Se non si osservano le foto, non si può capire cosa abbia subito questa ragazza. A detta anche di medici legali, è stata seviziata".

L'omicidio di Chiara Poggi "commesso da più persone"

Quindi Alberto Stasi è colpevole o innocente?

"Io sostengo che Alberto Stasi non sia il colpevole descritto dalla sentenza passata in giudicato. Ma non lo ritengo estraneo: lo dice il suo corpo, lo dice lui stesso. Si collocò sulla scena del crimine con quella telefonata goffa sia sul piano verbale che su quello comportamentale, perché la fece fuori dal cancelletto della stazione dei Carabinieri, non da casa" sottolinea Spina.

"Il numero civico sbagliato, la titubanza sul 'forse è morta, forse no' parlando al plurale circa i possibili aggressori e poi l'assenza di tracce di sangue sotto le sue scarpe. Secondo me la dinamica reale che si può ricostruire osservando le foto e la scena, così come ci è stata mostrata – con il corpo messo dietro a una porta, inspiegabilmente – mostrano che Alberto Stasi non può aver avuto tempo per un omicidio tanto cruento".

Un delitto, racconta, che non può essere stato commesso da una sola persona, perché le ferite hanno mani diverse e armi diverse: "Deve essere avvenuto in un tempo più lungo dei 20 minuti in cui dovremmo anche includere il rientro a casa di Stasi" evidenzia.

"Che bisogno aveva di nascondere il corpo dietro una porta? Forse stiamo compiendo un errore considerando aggressione e decesso vicini nel tempo. Sarebbe così se lo considerassimo un delitto d'impeto. Ma se invece non fosse un delitto d'impeto, bensì un delitto di odio, di violenza ripetuta, lenta, con un accanimento sul corpo? In questo caso forse l'aggressione è iniziata prima. Quindi io non escludo Alberto Stasi dal delitto, lo dice il suo volto e lo dicono le sue emozioni: ma non è quello della sentenza passata in giudicato" ribadisce Spina.

I segreti e l'omertà di Garlasco

Diciotto anni dopo il brutale omicidio di Chiara, c'è qualcuno che nasconde dei segreti, anche se è non direttamente legato al delitto?

"Nelle mie analisi si rilevano molte probabili menzogne: la menzogna non è una prova di coinvolgimento, ma è sempre un indizio. So che tocco un tasto delicato, però le figure che secondo me non sono coinvolte materialmente, ma che io colloco sempre nelle indagini sulla morte di una persona, sono i familiari. La mia vecchia scuola mi impone di indagare sempre partendo da loro e il loro atteggiamento non mi convince: c'è troppa difesa di questa verità giudiziaria e un'ostilità verso qualsiasi cosa di diverso, nonostante  sia abbastanza palese che le cose vadano necessariamente riviste" spiega l'ex poliziotto Gianluca Spina.

"Nessuno vuole accanirsi nei loro confronti: tutti noi vogliamo la verità per questa ragazza che a tutt'oggi, secondo me, non ha avuto giustizia.  A me piacerebbe vedere i suoi genitori in prima fila davanti a questo corteo che ormai coinvolge quasi tutti gli italiani e invece vedo, soprattutto per bocca del loro legale, sempre un tono che non mi convince. La domanda poi sorge spontanea: Cosa si vuole difendere? Che cosa c'è veramente in ballo? Che cosa è successo? Perché qui veramente sembra che tutti sappiano e nessuno racconti la verità".

È un delitto che fa provare vergogna a qualcuno, sostiene ancora l'esperto.

"Altrimenti non si spiega perché questa ragazza sia morta. Tra l'altro un dettaglio molto importante, su cui non ci si sofferma troppo, è che è stata uccisa dentro casa. Di solito si muore in casa o per mano di chi conosce la casa, o per mano di una persona che si è introdotta con cattive intenzioni. Questa seconda teoria seconda fu presa in considerazione soltanto da Stefania Cappa il 14 agosto, il giorno dopo, quando dichiarò che era stato un rom a uccidere sua cugina..." spiega.

"La casa parla e un omicidio si ricostruisce partendo proprio dalla scena del crimine, seppur massacrata, martoriata, violentata. Nonostante sia stata 'un porto di mare' per quanto abbiamo saputo, ci sono sufficienti indizi per cui questo delitto possa essere ancora risolto. Io ne cito uno in particolare: l'evidente difficoltà, per alcuni, di mantenere il punto senza titubanze" afferma Gianluca Spina. 

"Secondo me basterebbe riunirli in una stanza e lasciarli soli perché la verità uscirebbe fuori abbastanza facilmente. Io credo che Garlasco riguardi qualcosa evidentemente di ineffabile, di indicibile, di particolarmente delicato, per cui ancora oggi vediamo un atteggiamento goffo anche da questa Procura. Io non ho mai visto un procuratore fare un comunicato stampa per dire l'ovvio".

 

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