Premierato congelato, Autonomia differenziata mezza azzoppata, a resistere c'è solo una delle grandi riforme promesse da Giorgia Meloni all'inizio della legislatura: quella della giustizia.
La scorsa settimana, ha superato il primo test parlamentare. Ora, si attende il secondo e ultimo passaggio alla Camera e al Senato e quindi il giudizio definitivo al referendum costituzionale che, con tutta probabilità, sarà indetto la prossima primavera.
Ma intanto: a quanti italiani piacciono le nuove norme che vuole introdurre il ministro Nordio? Questa mattina, su Repubblica, si è incaricato di valutarli il sondaggista Ilvo Diamanti.
Secondo la lettura di Repubblica, aumenta il dissenso nei confronti della riforma della giustizia targata Carlo Nordio. Ma, anche in quest'ottica, cosa dicono i numeri?
Beh: che la maggioranza degli italiani, in realtà, sta ancora maturando un pensiero positivo sulla riforma e che al referendum della primavera 2026, quando non servirà il quorum, è pronta ad accendere la definitiva luce verde sulla nuova magistratura.
Il perché lo si evince notando le percentuali degli elettorati dei vari partiti pronti a benedire la riforma.
L'elettorato di centrodestra si dimostra compatto per il sì. Ma anche nel centrosinistra c'è una buona fetta di persone che si schiera a favore.
Nello specifico, nel centrodestra, sono a favore della riforma il 90% degli elettori della Lega, l'88% degli elettori di Fratelli d'Italia e l'84% di quelli di Forza Italia.
E nel campo avverso, che succede? Anche la maggioranza degli elettori di Italia Viva, Azione e Più Europa sono pro-riforma, rispettivamente con le percentuali del 76%, del 71% e del 54%.
Ma le sorprese non finiscono qui.
Tanto allarmismo, tante polemiche, tanti che si stracciano le vesti (o fanno finta di farlo). Ma la riforma della giustizia targata Carlo Nordio, tutto sommato, piace anche tra le fila dell'opposizione.
Se la stragrande maggioranza degli elettori riformisti di Azione, Italia Viva e Più Europa non ha dubbi da che parte stare, un po' a sorpresa, anche metà degli elettori del Movimento Cinque Stelle è pronto a voltare le spalle a Giuseppe Conte e a promuovere la riforma. Ben il 47%, quasi uno su due, si dice a favore, infatti, stando a quanto rilevato da Diamanti.
A rimanere isolato, paradossalmente, è il Partito Democratico di Elly Schlein
E insomma: sulle barricate è rimasto, con Avs di Fratoianni e Borrelli (che vede il 61% di contrari) solo il Partito Democratico di Elly Schlein.
È il solo grande partito che vede una minoranza di suoi elettori a favore della riforma della giustizia. Sebbene, anche in questo caso, sia una minoranza per nulla piccola: il 36%.
E pensare che il Pd è nato nel 2007, ma già nel 1998, una sua costola, i Ds, nella Bicamerale D'Alema, sostenevano la separazione delle carriere dei magistrati. E che nel 2019, al congresso, la mozione di Maurizio Martina sosteneva quanto di seguito:
Tra i firmatari di quella mozione, c'erano Alessandro Alfieri (attualmente leader, con Stefano Bonaccini, della corrente riformista "Energia Popolare"), Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Vincenzo De Luca e Deborah Serracchiani, attuale responsabile giustizia del partito che oggi sulla riforma la pensa così:
Ora, per carità: tutti possono cambiare idea e gridare al colpo di Stato. Ma, nel contempo, ci si chiede pure che fine abbiano fatto i riformisti dalle parti del Nazareno.