29 Jul, 2025 - 06:55

Eleggere domicilio a Gaza, l'ultima moda di politici e militanti Pro Palestina

Eleggere domicilio a Gaza, l'ultima moda di politici e militanti Pro Palestina

Oltre che chiedere il riconoscimento dello Stato della Palestina, sebbene esso in realtà non esista, l'altro gesto simbolico molto in voga in quest'estate 2025 soprattutto a sinistra è quello di eleggere il proprio domicilio a Gaza.

Proprio così: secondo il nostro ordinamento, in particolare l'articolo 43 del Codice Civile,  se "la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale", "il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi". 

Tanto basta allora: via libera. Chi ha a cuore la sorte dei palestinesi di Gaza ritiene di essere perfettamente in regola facendo risultare all'anagrafe che è un gazawi. Magari non c'è mai stato, magari non ha mai messo piede in Medio Oriente. Ma c'è chi, come il rettore dell'Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari o l'ex ambasciatrice Elena Basile, elegge il proprio domicilio presso l'ospedale Nasser di Khan Younis piuttosto che presso la chiesa della Sacra Famiglia, quella finita bombardata una decina di giorni fa dall'esercito israeliano. 

E insomma: tutto fa brodo. La parola d'ordine a sinistra è che si deve fare di tutto per la Palestina. Anche compiere il gesto che più di tutti gli altri sta a rappresentare la voglia di essere accanto a chi viene bombardato tutti i giorni ed è ridotto alla fame. Si vuole stare vicino ai palestinesi non solo con il cuore. Ma con il corpo. O, quantomeno, farlo risultare dalle carte bollate.

La moda di eleggere il proprio domicilio a Gaza

Ora: chi vuole il bene dei palestinesi dovrebbe prima di tutto combattere Hamas, il gruppo terrorista che tiene in ostaggio la popolazione di Gaza, il gruppo di terroristi che mentre si rifugia negli 800 chilometri di tunnel sotterranei che ha scavato utilizzando i fondi internazionali che dovevano servire per costruire scuole, ospedali, strade e residenze, utilizza senza pietà la popolazione civile come scudo umano.

Ma tant'è: chi vive in Italia ma elegge il proprio domicilio a Gaza non pensa nemmeno che il suo vicino di "casa" possa essere un terrorista, magari di quelli che addestrano i bambini al martirio invece di mandarli a scuola.

Come dire: il rischio di quest'iniziativa è che rappresenti l'altra faccia ideologica e populista di quella fatta vedere da Trump, Musk e Netanyahu. I quali, a Gaza, non vogliono la residenza, ma essere di casa lo stesso trascorrendo in futuro una vacanza super lusso, come fecero intendere con quel video creato dalla loro Intelligenza artificiale già qualche mese fa

Gli assessori di Napoli con residenza a Gaza

E invece: tornando alla realtà. O meglio, venendo al tempo della politica che si nutre solo di simboli, visto che evidentemente di meglio non riesce a partorire: la governatrice dell'Umbria Stefania Proietti ha lanciato l'idea di istituire (in Italia) il Ministero per la pace per porre fine alle guerre nel mondo? A Napoli, a seguire la moda di eleggere il proprio domicilio a Gaza, sono stati due assessori della giunta comunale del sindaco Gaetano Manfredi, laboratorio del Campo larghissimo.

Il primo è stato l'assessore al welfare in quota Movimento Cinque Stelle, Luca Trapanese. Sui social, l'ha messa così:

virgolette
Questa mattina ho eletto il mio domicilio e quello di mia figlia Alba a Gaza. Non è un gesto simbolico, ma un atto concreto di dissenso e solidarietà. Secondo il nostro ordinamento, il domicilio è il luogo in cui si fissano i propri interessi e affetti. E io oggi dichiaro come mio domicilio elettivo e quello di Alba presso l’ospedale Nasser di Khan Younis, tra le sue corsie devastate e le incubatrici distrutte
Alba è la figlia adottiva di Trapanese, salito all'onore della cronaca nazionale proprio per aver voluto adottarla da single. 
virgolette
Chiunque può fare lo stesso, scegliendo un luogo simbolo di questa tragedia. Basta inviare le proprie generalità a questa email: domiciliatiagaza@primaloro.com. È un atto di protesta. È un grido contro l'indifferenza. È un modo per dire che non possiamo restare a guardare mentre un popolo viene massacrato, mentre un genocidio si consuma sotto gli occhi di un mondo che volta lo sguardo
 
A seguire Trapanese è stata una sua collega di giunta, l'assessore (tecnica) alla scuola Maura Striano
 
 

Chi ha lanciato l'iniziativa del domicilio a Gaza

Ma chi ha lanciato l'iniziativa a livello nazionale di eleggere il proprio domicilio a Gaza? I promotori originari sono il giornalista ed ex parlamentare di sinistra Raniero La Valle; il rettore dell'Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari; il presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiuti; l'arcivescovo di Manfredonia Franco Moscone; l'ex ambasciatrice Elena Basile e la scrittrice Ginevra Bompiani.
 
Dove, in particolare, invitano ad eleggere il proprio domicilio? 
 
I luoghi da scegliere vanno dalla parrocchia della Sacra Famiglia, "presa a cannonate dall’esercito israeliano benché rifugio di centinaia di profughi", all’ospedale Nasser di Kan Younis "con le sue incubatrici distrutte"; dalla Moschea al-Faruk di Rafah, "fatta tomba di tutte le fedi", alla biblioteca di Samir Mansour; da Deir al Balah ai valichi "dove si viene uccisi nella ricerca di cibo". Ma, fanno sapere sempre i promotori dell'iniziativa, va bene anche "ogni altro aggregato, famiglia o indirizzo". 
LEGGI ANCHE