Oltre che chiedere il riconoscimento dello Stato della Palestina, sebbene esso in realtà non esista, l'altro gesto simbolico molto in voga in quest'estate 2025 soprattutto a sinistra è quello di eleggere il proprio domicilio a Gaza.
Proprio così: secondo il nostro ordinamento, in particolare l'articolo 43 del Codice Civile, se "la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale", "il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi".
Tanto basta allora: via libera. Chi ha a cuore la sorte dei palestinesi di Gaza ritiene di essere perfettamente in regola facendo risultare all'anagrafe che è un gazawi. Magari non c'è mai stato, magari non ha mai messo piede in Medio Oriente. Ma c'è chi, come il rettore dell'Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari o l'ex ambasciatrice Elena Basile, elegge il proprio domicilio presso l'ospedale Nasser di Khan Younis piuttosto che presso la chiesa della Sacra Famiglia, quella finita bombardata una decina di giorni fa dall'esercito israeliano.
E insomma: tutto fa brodo. La parola d'ordine a sinistra è che si deve fare di tutto per la Palestina. Anche compiere il gesto che più di tutti gli altri sta a rappresentare la voglia di essere accanto a chi viene bombardato tutti i giorni ed è ridotto alla fame. Si vuole stare vicino ai palestinesi non solo con il cuore. Ma con il corpo. O, quantomeno, farlo risultare dalle carte bollate.
Ora: chi vuole il bene dei palestinesi dovrebbe prima di tutto combattere Hamas, il gruppo terrorista che tiene in ostaggio la popolazione di Gaza, il gruppo di terroristi che mentre si rifugia negli 800 chilometri di tunnel sotterranei che ha scavato utilizzando i fondi internazionali che dovevano servire per costruire scuole, ospedali, strade e residenze, utilizza senza pietà la popolazione civile come scudo umano.
Ma tant'è: chi vive in Italia ma elegge il proprio domicilio a Gaza non pensa nemmeno che il suo vicino di "casa" possa essere un terrorista, magari di quelli che addestrano i bambini al martirio invece di mandarli a scuola.
Come dire: il rischio di quest'iniziativa è che rappresenti l'altra faccia ideologica e populista di quella fatta vedere da Trump, Musk e Netanyahu. I quali, a Gaza, non vogliono la residenza, ma essere di casa lo stesso trascorrendo in futuro una vacanza super lusso, come fecero intendere con quel video creato dalla loro Intelligenza artificiale già qualche mese fa
E invece: tornando alla realtà. O meglio, venendo al tempo della politica che si nutre solo di simboli, visto che evidentemente di meglio non riesce a partorire: la governatrice dell'Umbria Stefania Proietti ha lanciato l'idea di istituire (in Italia) il Ministero per la pace per porre fine alle guerre nel mondo? A Napoli, a seguire la moda di eleggere il proprio domicilio a Gaza, sono stati due assessori della giunta comunale del sindaco Gaetano Manfredi, laboratorio del Campo larghissimo.
Il primo è stato l'assessore al welfare in quota Movimento Cinque Stelle, Luca Trapanese. Sui social, l'ha messa così: