Il mondo del rock piange la scomparsa di Paul Mario Day, voce storica e primo frontman degli Iron Maiden, spentosi il 29 luglio 2025 all’età di 69 anni. La notizia ha suscitato profonda commozione nella comunità musicale internazionale: Day non è stato solo il cantante originario dei Maiden, ma anche protagonista della scena heavy metal britannica degli anni ’80, lasciando un segno indelebile nella storia della musica dura.
Paul Mario Day è morto il 29 luglio 2025 nella sua casa di Newcastle, New South Wales, Australia, dopo una lotta contro il cancro. La triste notizia è stata comunicata dai familiari e successivamente dai suoi ex compagni di band e colleghi musicisti, che hanno voluto ricordare la sua gentilezza, il suo spirito battagliero e il grande contributo dato alla musica heavy metal. «Si è spento serenamente, circondato dall’affetto dei suoi cari», hanno scritto in numerosi messaggi di cordoglio rivolti specialmente alla moglie Cecily e alla famiglia.
Day aveva affrontato la battaglia contro la malattia con determinazione, dedicandole anche l’ultimo brano scritto, “Unwanted Guest”, descritto come una struggente lettera d’amore alla moglie Cecily e un’estrema dichiarazione di coraggio di fronte al tumore.
Nato a Whitechapel, Londra il 19 aprile 1956, Paul Mario Day aveva quindi compiuto 69 anni pochi mesi prima della scomparsa. Cresciuto nell’East End londinese, aveva iniziato a cantare da giovanissimo, coltivando la passione per il rock e affacciandosi sulla nascente scena heavy metal nella seconda metà degli anni ’70.
La sua avventura musicale iniziò nel dicembre del 1975, quando, adolescente, venne reclutato da Steve Harris come primo cantante della formazione originale degli Iron Maiden. Il suo percorso con la band durò circa dieci mesi: venne sostituito nell’ottobre 1976 per “scarso carisma sul palco”, secondo quanto dichiarato all’epoca dalla stessa band, ma quella breve esperienza avrebbe segnato per sempre il suo destino.
Dopo la parentesi con i Maiden, Day visse tra Regno Unito e Australia, in cui si era trasferito a metà anni ’80, divenendo un punto di riferimento locale per la scena rock e metal.
Paul Mario Day lascia la moglie Cecily, compagna discreta, spesso rimasta lontana dai riflettori ma fondamentale nel supportare il marito nelle battaglie personali e artistiche. Diversi tributi social e comunicati ufficiali delle band menzionano con rispetto e affetto Cecily, destinataria del brano-testamento “Unwanted Guest”, in cui Day mette nero su bianco il suo amore e la sua riconoscenza verso la moglie. Non sono disponibili dettagli pubblici sui figli, segno della riservatezza della famiglia Day.
Dopo il debutto con gli Iron Maiden (1975-1976), con cui partecipò alle prime prove e concerti del gruppo, Day fu allontanato e sostituito da Dennis Wilcock. Nonostante non abbia mai inciso album ufficiali con la band, la sua impronta fu fondamentale per la crescita della formazione e per la scena musicale inglese dell’epoca.
Nel 1980 fondò i More, storica band NWOBHM (New Wave of British Heavy Metal), con cui pubblicò l’album “Warhead” (1981) e partecipò a manifestazioni iconiche come il Monsters of Rock a Donington, dividendo il palco con giganti come AC/DC e Whitesnake. Seguirono i Wildfire (1983-1984) e soprattutto l’avventura con i Sweet (1985-1988), storica band glam-rock inglese con cui Day registrò anche l’album live “Live at the Marquee” e vari brani in studio.
Stabilitosi in Australia dal 1986, Day continuò a esibirsi con band locali come Crimzon Lake, Defaced e i Gringos, collaborando inoltre con i Buffalo Crows e rimanendo attivo creativamente sino al 2025. Fino agli ultimi mesi, Paul Mario Day ha scritto, cantato e animato la scena rock, divenendo fonte d’ispirazione per giovani musicisti e appassionati.
Scompare con lui una voce unica, sempre fiera e autentica, simbolo di una generazione che ha fatto del rock una ragione di vita e un potente veicolo di libertà.