"Ultimatum alla Terra" (The Day the Earth Stood Still) è il remake del celebre film di fantascienza del 1951 e propone una cupa riflessione sull'umanità, l'ambiente e il potere del cambiamento. Protagonista è Keanu Reeves nel ruolo dell’alieno Klaatu, accompagnato da Jennifer Connelly e Jaden Smith, in una storia che mette il pianeta Terra davanti a un bivio: cambiamento o estinzione.
Le riprese di "Ultimatum alla Terra" (2008) sono state effettuate principalmente in Canada, nonostante la storia si svolga per lo più a New York (in particolare a Central Park, dove atterra la sfera aliena).
Il film si chiude con una successione di eventi che riflettono la tensione tra distruzione e redenzione. Klaatu, rappresentante di una federazione aliena, giunge sul nostro pianeta per salvare la Terra dalla minaccia più grande: la stessa umanità, incapace di smettere di distruggere il proprio ambiente e di vivere in armonia. La missione di Klaatu è chiara: eliminare la razza umana per consentire al pianeta di sopravvivere.
A metà fra azione e dramma psicologico, il climax si svolge quando il gigantesco robot alieno GORT, rilasciato dal contenimento, si trasforma in sciami di microrobot che iniziano a distruggere tutto ciò che è di origine umana—strutture, veicoli, tecnologia—e, potenzialmente, la stessa umanità. Tuttavia, sarà la determinazione della scienziata Helen e l’innocenza di suo figlio Jacob a far vacillare Klaatu: la loro umanità e la capacità di provare amore e compassione diventano la chiave che permette all’alieno di credere nella possibilità di cambiamento degli esseri umani.
Nel finale, Klaatu prende la sofferta decisione di fermare la catastrofica distruzione e, con un grande sacrificio personale, interrompe lo sciame distruttivo, salvando Helen, Jacob e l’umanità. Tuttavia, come segno del prezzo pagato per questa seconda possibilità, tutte le apparecchiature elettroniche e tecnologiche sulla Terra cessano di funzionare, immergendo il pianeta in un silenzio carico di conseguenze e nuove domande per il futuro.
Il finale di "Ultimatum alla Terra" assume una valenza fortemente simbolica e moderna, riprendendo il messaggio originale del film del 1951 ma trasportandolo dal tema della guerra nucleare a quello della crisi ecologica. Klaatu rappresenta il giudizio di un’intelligenza superiore sulla capacità umana di autodistruggersi e mettere in pericolo l’intero ecosistema; il suo sacrificio finale e la decisione di fermare lo sterminio sono dettati non da un miracolo, ma dalla dimostrazione che la specie umana è ancora in grado di cambiare quando si trova sull’orlo dell’abisso.
Il blackout che cala nel mondo negli ultimi istanti esprime una punizione ma anche una possibilità, un ripristino delle condizioni necessarie perché l'uomo riscopra la propria responsabilità verso la Terra. Il film suggerisce che la salvezza non arriva da fuori, ma può solo nascere da una scelta collettiva di cambiare rotta, di evolvere e di riscoprire il valore della cooperazione e dell’etica ambientale.
Il gesto di Klaatu non è un assolvimento totale: lascia l’umanità in una posizione precaria, spogliata delle sue certezze tecnologiche, quasi costretta a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni e a meritare davvero la sopravvivenza — un ultimatum che, nella finzione come nella realtà, rimane più attuale che mai.
In "Ultimatum alla Terra" il futuro non è scritto, ma il cambiamento è possibile solo se riconosciamo la crisi—e scegliamo, finalmente, di essere migliori.