30 Jul, 2025 - 20:04

L'Europa tra dazi e tassi: la BCE al bivio di settembre, cosa cambierà (davvero)?

L'Europa tra dazi e tassi: la BCE al bivio di settembre, cosa cambierà (davvero)?

 Il contesto economico attuale è tutt'altro che semplice. La questione dei dazi si è rivelata una vera e propria tempesta, capace di travolgere l'Europa e, in particolare, l'Italia, con potenziali ricadute dirette sui cittadini. Mentre il negoziato sui dazi si trascina, la palla passa sempre più spesso nelle mani della Banca Centrale Europea (BCE), che potrebbe trovarsi a un bivio a settembre, con un possibile taglio dei tassi di interesse all'orizzonte.

Un recente accordo sui dazi, siglato e in fase di ultimazione, sembra aver visto gli Stati Uniti rafforzare ulteriormente la propria posizione. L'economia europea si prepara a confrontarsi con l'introduzione di nuove tariffe che potrebbero entrare in vigore già da agosto, accompagnate da vincoli per l'acquisto di prodotti americani, inclusi armi, gas e petrolio.

Nel frattempo, l'evoluzione dei tassi di interesse globali dipende anche dalle prossime mosse della Federal Reserve (Fed). Sebbene molti analisti prevedano per la Fed una pausa, mantenendo i tassi tra il 4,25% e il 4,50% e rimandando ogni variazione post-estiva, alcune proiezioni indicano comunque una possibile riduzione dei tassi a breve termine. Christine Lagarde, presidente della BCE, è ben consapevole di queste dinamiche e appare pronta ad agire, salvo sorprese, già a settembre.

L'esito di questi negoziati sui dazi, come già osservato in passato da figure come l'ex premier francese François Bayrou in contesti simili, appare più una razionalizzazione degli obiettivi statunitensi che una vera trattativa, spesso percepite come un'acquiescenza alle richieste altrui.

Questa pressione costante da parte degli Stati Uniti ha mantenuto l'Europa in una posizione delicata, spingendola all'angolo e ora, con le nuove ratifiche dei dazi, la situazione si fa ancora più complessa.

Dazi USA e impatto sull'euro: perché la BCE deve agire sui tassi

In questo scenario, Christine Lagarde si trova di fronte a una sfida non proprio delicata. Il persistente pressing degli Stati Uniti sull'Europa rende sempre più probabile che la Banca Centrale Europea debba intervenire riducendo i tassi. La possibilità di una "resa" incondizionata sui dazi, specie se legata a figure che propendono per politiche protezionistiche, rischia di sbilanciare ulteriormente l'economia dei Paesi membri.

 La partita si gioca su un terreno tutt'altro che fertile, ed è ora che la BCE dimostri una maggiore sinergia e collaborazione per proteggere l'economia europea. Nonostante ciò, il cambio euro-dollaro ha mostrato negli ultimi mesi una dinamica complessa: se da un lato ha subito periodi di ribasso, dall'altro ha registrato fasi di rafforzamento, pur con significative fluttuazioni. Questo rafforzamento, pur positivo per il potere d'acquisto, amplifica l'impatto dei dazi.

L'imposizione di tariffe, come quelle previste, rischia di "pompare" i margini e aumentare i costi per le aziende europee, arrivando a significare un onere raddoppiato per i dazi che si abbattono sull'economia del continente. Come riportato da investireoggi.it, questi indici sono stati storicamente paventati come leva da Donald Trump in assenza di accordi soddisfacenti per gli USA.

A frenare l'economia europea e a minacciare la competitività delle aziende, incluse quelle italiane, è proprio l'effetto combinato di queste nuove "super-tariffe". È un allarme che non sembra essere stato pienamente compreso: l'applicazione di queste condizioni deteriora i mercati internazionali. Tradotto, l'aumento dei costi per le merci esportate mette in sofferenza l'Unione Europea, disincentivando le prospettive economiche dei Paesi membri.

È proprio da qui che dovrà partire la BCE con un taglio importante dei tassi di interesse a partire da settembre.

I capitali, infatti, sono naturalmente attratti dai rendimenti più alti, e ciò ha generato negli ultimi mesi un flusso notevole verso l'Eurozona a discapito degli USA. Questa dinamica, per quanto sintomo di fiducia, ha l'effetto collaterale di rafforzare l'euro. La Banca Centrale Europea si trova così di fronte a un bivio: per indebolire l'euro e, di conseguenza, favorire le esportazioni europee, l'unica soluzione realistica appare l'abbassamento dei tassi.

Taglio tassi BCE a settembre: decisione forzata dalla Fed e mercati

Nonostante le chiare indicazioni, il percorso non è privo di incognite, molte delle quali legate alle future mosse della Federal Reserve (Fed). Se la Fed dovesse procedere con una riduzione dei tassi – una mossa che, pur ventilata in passato, non è ancora avvenuta – ciò potrebbe rendere più malleabile la politica sui dazi, influenzando le previsioni di inflazione.

L'ampia attenzione dei mercati è puntata sulla direzione intrapresa dal governatore Jerome Powell. Il tema chiave rimane un possibile taglio dei tassi della Fed entro dicembre 2025. Se questa previsione si concretizzasse, il dollaro subirebbe un'ulteriore e più rapida svalutazione. Sebbene ciò darebbe un'ulteriore spinta all'euro, esiste il rischio concreto che un rafforzamento eccessivo possa mettere in difficoltà l'Eurozona, rendendo le sue esportazioni meno competitive.

Come analizzato da creditochiaro.it, l'Europa si trova in una fase di "pausa" sui tassi, attendendo di definire l'impatto di queste dinamiche e delle loro conseguenze sul sistema creditizio. In questo scenario, si alza la posta: c'è chi scommette che la BCE ridurrà i tempi, procedendo con un taglio dei tassi di interesse che anticipi le azioni della banca centrale americana.

Recentemente, anche Luis de Guindos, vicepresidente della BCE, ha rivisto le previsioni sui movimenti dei tassi, suggerendo che si potrebbe assistere a un cambio euro-dollaro sopra 1,20, un fattore che notoriamente gioca a sfavore dell'economia dell'area. Del resto, come sottolineato da quifinanza.it, vi sono già appelli da parte di figure politiche di spicco per un'azione decisa sui tassi già a settembre 2025.

Considerando il contesto, una rinegoziazione dell'accordo sui dazi prima della sua completa entrata in vigore sembra fuori discussione. Perciò, alla BCE non resta che accettare la situazione e cercare di compensarne gli effetti negativi attraverso la politica monetaria, a meno che l'inflazione non si riaccenda in modo inatteso, costringendo a una revisione delle strategie.

Qual è il tasso di interesse BCE oggi?

Come confermato dalla Banca Centrale Europea (BCE), ad oggi, 30 luglio 2025, il tasso di interesse principale rimane invariato dopo l'ultima riunione del Consiglio Direttivo del 24 luglio 2025. Le principali aliquote sono le seguenti:

  • tasso sui depositi (Deposit Facility Rate): 2,00%;
  • tasso di rifinanziamento principale (Main Refinancing Operations – MRO): 2,15%;
  • tasso della struttura marginale di rifinanziamento (Marginal Lending Facility): 2,40%.
     

 

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