Niente e nessuno lo ferma. Men che mai la realtà delle cose. E quindi, nemmeno la lista di proscrizione pubblicata dal Cremlino in cui compaiono come nemici della Grande Madre Russia il nostro Presidente della Repubblica, il nostro vicepremier e il nostro ministro della Difesa.
Niente e nessuno lo ferma. Nemmeno l'evidenza con la quale la portavoce del Cremlino Maria Zakharova, su Telegram, ha scritto che è necessario "uccidere" i "russofobi".
Marco Travaglio, del resto, anche quando gioca la Nazionale di calcio tifa contro l'Italia (ipse dixit).
Ci si può ancora meravigliare, quindi, che anche stamani il suo editoriale sul Fatto Quotidiano sia contro il nostro Paese, contro gli uomini che rappresentano le nostre istituzioni messi nel mirino dal regime di Putin?
Non è certo una notizia che per lui, evidentemente, a Mosca si viva meglio che a Roma.
Poi, che lo pensi davvero o lo dica e scriva per pura convenienza è un altro discorso. Certo, però: nella giornata di ieri, quando anche il suo gemello politico Giuseppe Conte ha dato sui social la solidarietà a Sergio Mattarella, Antonio Tajani e Guido Crosetto, è stato impossibile non notare la mole di commenti negativi che sono arrivati all'ex premier dai suoi follower. I quali, per buona parte, si abbeverano alla fonte di Travaglio tutti i giorni. Ma dai quali lo stesso Travaglio ricava i profitti del suo lavoro: sono loro i suoi "clienti" che, in quanto tali, hanno sempre ragione.
Il suo giornale, i suoi libri, il tenore delle sue ospitate in tv, non rispondono alle esigenze di quel pubblico? Non soddisfano le aspettative di quel "popolo" perennamente arrabbiato, animato da una furia cieca contro la casta politica, disposto a credere a ogni teoria del complotto che gli si ponga davanti pur di sfuggire a una realtà che a loro non piace?
Su questo tema, del resto, fioriscono molti studi, a iniziare da quello del politologo della City University di New York Carlo Invernizzi Accetti che, l'anno scorso, non a caso, ha dato alle stampe un libro che si intitola "Vent'anni di rabbia". In effetti, sono almeno due decenni che c'è chi prova questo sentimento e chi ne ha fatto il suo core-business, speculandoci sopra dal punto di vista politico e mediatico.
È pur sempre l'epoca del populismo, baby. E, in piena "bulimia da social" spesso veicoli di notizie e immagini false come denunciato ieri da Papa Leone XIV, ancora non si capisce cosa possiamo fare per uscirne fuori.
E quindi, crederà davvero in ciò che scrive o meno, resta agli atti che Marco Travaglio anche il giorno dopo l'ennesimo attacco del Cremlino alle nostre istituzioni, la scoperta della lista di proscrizione in cui campeggiano il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il nostro vicepremier Antonio Tajani e il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, bollati come "russofobi" dalla propaganda di Putin, abbia intitolato il suo editoriale "Russofobi col broncio". È esattamente ciò che si aspettavano i suoi lettori.
Ma, nello specifico, il direttore del Fatto cosa ha scritto? Con il suo solito sarcasmo, l'ha messa così:
Ecco: Travaglio definisce "perle" le dichiarazioni che negli ultimi tre anni hanno spiegato la posizione del nostro Paese che, a livello internazionale, sta dalla parte della difesa del diritto internazionale e del mondo libero, contro gli attacchi delle autocrazie come quella russa la quale, con l'invasione dell'Ucraina, per citare Mattarella ieri, "ha cancellato l'equilibrio che garantisce la pace".
Così, il direttore del Fatto ha scritto, dando spazio come gli capita spesso più alla sua immaginazione che a fatti fondati e riscontrabili, che avrebbe voluto essere una mosca per assistere all'incontro tra il ministro degli esteri Tajani e l'ambasciatore russo convocato ieri alla Farnesina.
Travaglio ha immaginato che quest'ultimo gli abbia consegnato "un paio di volumi della Treccani con la lista degli episodi di russofobia promossi o istigati o tollerati dai governi Draghi e Meloni col consenso o nel silenzio di Mattarella".
La storia e la cronaca, evidentemente, Travaglio continua a vederle a modo suo.
Il direttore del Fatto Quotidiano, così, in conclusione del suo editoriale, ha criticato aspramente, per utilizzare un eufemismo perché forse sarebbe più appropriato parlare di dileggio, anche il discorso che ha fatto ieri il Presidente Mattarella in occasione della cerimonia del Ventaglio:
Peccato che c'è chi ha già utilizzato come titolo di un suo libro la dicitura "Il mondo al contrario". Per una volta, Travaglio è arrivato tardi anche con la sua immaginazione.