Ucciso, fatto a pezzi e nascosto in garage dentro a un bidone, ricoperto da vari strati di calce viva: sarebbe morto così il 35enne Alessandro Venier, padre di una bimba di sei mesi, il cui corpo è stato scoperto questa mattina, 31 luglio 2025, nella sua abitazione di Gemona del Friuli, in provincia di Udine. La comunità locale è sgomenta: la madre e la compagna dell'uomo avrebbero già ammesso di essere state a loro a compiere il delitto.
Originario del Friuli, Alessandro Venier, 35 anni compiuti, era un tipo "tranquillo". O almeno così lo descrivono i vicini di casa dopo il tragico ritrovamento del suo cadavere. Papà da sei mesi, viveva in un'abitazione di via Lotti, nella borgata di Taboga, vicino alla statale "Pontebbana", con la sua compagna Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni, di origini colombiane.
Ma anche con la madre, Lorena Venier, 62 anni, infermiera conosciuta e stimata, che, secondo quanto riporta Udine Today, lo avrebbe cresciuto da sola, poiché il padre, un uomo di origini egiziane, li avrebbe abbandonati poco dopo la sua nascita, senza riconoscerlo.
"Alessandro lavorava spesso all'estero", ha raccontato il sindaco Roberto Revelant ai giornalisti. Chi lo conosceva ricorda che, dopo una serie di sfide lavorative e personali, il 35enne si era convinto a trasferirsi all'estero, forse proprio nel Paese d'origine della donna che aveva scelto di avere accanto. Quella stessa donna che - per motivi ora al vaglio degli inquirenti - avrebbe ammesso di averlo ucciso insieme alla suocera, sua madre.
Secondo quanto emerso finora, il corpo dell'uomo sarebbe stato smembrato e poi nascosto dentro un bidone, ricoperto di calce, sostanza corrosiva usata per accelerarne la decomposizione, evitare la diffusione dell'odore e rallentarne, probabilmente, il ritrovamento.
L'omicidio si sarebbe consumato qualche giorno fa, ma il cadavere sarebbe stato scoperto solo questa mattina dopo una segnalazione delle stesse indagate.
Sul posto sono intervenuti - oltre ai carabinieri - anche i sanitari del 118, che però non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell'uomo. I sospetti si sono subito concentrati sulle due donne. Interrogate separatamente, avrebbero già confessato. Resta da capire solo che ruolo abbiano avuto singolarmente nella vicenda.
La notizia ha lasciato esterrefatti i residenti. "Non avrei mai immaginato una cosa simile", ha dichiarato al Messaggero Veneto una signora che abita poco lontano da loro. "È agghiacciante pensare che una cosa simile sia successa qui, accanto a casa. Fa star male".
Il primo cittadino di Gemona ha parlato invece di "fatto gravissimo". "Non è mai successa una cosa del genere", ha detto, spiegando che i servizi sociali - a cui la figlia della vittima è stata affidata - si stanno già occupando di lei "con la massima attenzione, per garantirle sicurezza e un futuro dignitoso".
Alla bimba va il pensiero di molti utenti, sui social. "Povera piccola", scrive qualcuno. E si domanda: "Chi si occuperà adesso di lei?".
Proseguono intanto le indagini delle autorità, che dovranno ricostruire, per prima cosa, i rapporti familiari, risalendo al movente del delitto. Dopo i rilievi della scientifica, avrebbero già avuto inizio le audizioni di una serie di persone legate a vario titolo alla vittima e alle indagate, inclusi i loro colleghi.
Nei prossimi giorni, sulla salma di Venier sarà poi eseguita l'autopsia, che permetterà di determinare la data della morte e le cause. C'è chi ipotizza che il 35enne possa essere stato stordito con dei farmaci e poi ucciso con un'arma tagliente, forse un'ascia. Per maggiori certezze, si attendono però sviluppi.