Vengo anch'io? No, tu no! Enzo Jannacci era di Milano e tifava Milan. Ma la sua canzone sarebbe caduta a fagiolo anche per Alberto Zangrillo, l'ex presidente del Genoa che l'attuale proprietà del glorioso club rossoblu capitanata dall'imprenditore romeno Dan Sucu, non vuole vedere più nemmeno da lontano.
Anzi: in particolare, non lo vuole vedere allo stadio, tanto da negargli il diritto all'abbonamento.
E quindi: vengo anch'io? No, tu no! Ma perché? Perché no.
Una vera e propria beffa, che in 132 anni di storia genoana difficilmente troverà un precedente. Tanto più che i tifosi rossoblu, mentre il club nega l'accesso allo stadio ad Alberto Zangrillo, sono tutti invitati a sottoscrivere la tessera anche da un gruppo di calciatori che li sta chiamando addirittura al telefono uno a uno pur di vederli sugli spalti del Ferraris. Per la cronaca (e l'ulcera di Zangrillo) si va verso il record di 29mila abbonati.
Ventinovemila meno uno: tutti, tranne Alberto Zangrillo. Ma perché tanto astio? Qualcuno pensa che di mezzo ci sia, oltre che gli affari con gli strascichi della vendita del club alla proprietà romena, anche la politica.
Dan Sucu, infatti, il nuovo proprietario del Genoa, è il capo della Confindustria del suo Paese. E Alberto Zangrillo è il fratello di Paolo, il ministro della Pubblica amministrazione del Governo Meloni.
Insomma: dietro all'abbonamento vietato, si celerebbe una sorta di spy story in cui si mischia un po' di tutto: sport, passioni, affari e politica.
Chiudere lo stadio a un ex presidente, a memoria, davvero non si era mai visto. Com'è possibile che un club disponga una sorta di Daspo nei confronti di chi l'ha guidato fino a poco tempo fa? Ma, nel caso del Genoa, un'altra domanda da porsi è se la vicenda può travalicare i confini dello sport fino a sfociare nella politica.
Del resto, i due protagonisti della storia, Alberto Zangrillo e Dan Sucu, sono entrambi molto legati a quel mondo. Il romeno, ha fatto sapere Il Secolo XIX, "è stato “assolto” dall’accusa di essere stato un collaboratore della polizia di Ceausescu", il dittatore dell'epoca comunista della Romania, e ora ha fitti rapporti con il governo di Bucarest a nome degli imprenditori romeni.
L'italiano, invece, è conosciuto dal mondo della politica prima ancora di essere fratello dell'attuale ministro Paolo Zangrillo, per essere stato il medico personale di Silvio Berlusconi.
E quindi: quante pedine che si muovono lungo l'asse Roma-Genova-Bucarest per una partita di pallone negata!
Tra gli altri, che quello di Zangrillo e Sucu sia un caso (anche) politico se ne è accorto Il Fatto Quotidiano questa mattina riassumendo la vicenda con Stefano Boldrini in questo modo:
Zangrillo, del resto, che aveva affidato il suo grido di dolore al Corriere della Sera domandandosi:
E chissà se parlando di "autorità" non si riferisse anche al fratello Paolo, il ministro della Pubblica amministrazione, anche lui genoano ma soprattutto collega del ministro dello sport Andrea Abodi.
Del resto, tra fratelli, è impossibile non aiutarsi. E forse sarà proprio lui da Roma a muovere le prime pedine per far entrare il fratello maggiore di nuovo al Ferraris. Nel caso, sarà scattata l'operazione "ventinovemila più uno a tifare Genoa".