La recente drammatica vicenda tutt’ora in corso a Gaza, ha preso l’avvio il 7 ottobre 2023, con l’attacco terroristico di Hamas in territorio israeliano, al confine con la striscia di Gaza, che ha avuto come bilancio 1200 vittime e oltre 250 persone prese in ostaggio. Questa vicenda ha generato quella che all’inizio è stata presentata come una rappresaglia dello stato d’Israele contro Hamas, mirante all’eliminazione di questa organizzazione palestinese. L’invasione militare di Gaza ha sin dall’inizio coinvolto un numero altissimo di civili (si parla di almeno 50.000 vittime) fra i quali moltissimi bambini. A livello internazionale si è creata una frattura fra quanti sostenevano e sostengono la legittimità della reazione israeliana e fra quanti condannano le stragi di civili, tutt’ora in corso e ampiamente documentate. I sostenitori di Israele, in prima istanza gli USA dell’attuale amministrazione, ma di fatto gran parte dei governi dell’UE, hanno spesso fatto ricorso all’accusa di “Antisemitismo” rivolta a quanti hanno contestato l’operato del governo di Netanyahu o hanno denunciato il coinvolgimento di quelli che hanno lucrato e lucrano sulla guerra in corso. Il caso più noto e recente coinvolge Francesca Albanese, rappresentante dell’ONU che ha redatto un dossier su incarico delle Nazioni Unite dal titolo : “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”.
Parliamo con il prof. Enrico Ferri, che insegna “Filosofia del diritto “ e “Storia dei Paesi Islamici” all’Unicusano, sulla fondatezza o meno del ricorso alla categoria di semita ed antisemita nel conflitto di Gaza. Sul tema del razzismo antisemita il prof. Ferri ha scritto un libro edito negli USA dalla Nova Publishers e in Francia da Harmattan. Questa ricerca sarà prossimamente pubblicata in Italia con il titolo: “La Favola della Razza. Come gli Armeni diventarono Ariani”.
D) Professor Ferri, si può dire che il vecchio antigiudaismo e il moderno antisemitismo siano due facce di una stessa medaglia?
R) Fino a un certo punto. Il tradizionale antigiudaismo aveva ed in parte ha essenzialmente una matrice religiosa. Gli Ebrei erano discriminati e a volte perseguitati, soprattutto per la religione che professavano e per alcuni costumi ed abitudini legati alla loro pratica religiosa, ad esempio la circoncisione o certi divieti alimentari, che stavano a sugellare la loro diversità e la separatezza dal contesto dei Gentili.
D) Questo antigiudaismo è stato soprattutto di origine cristiana?
R) Non solo, anche in contesti pre-cristiani si ebbero, ad esempio nell’impero romano, leggi antigiudaiche e persecuzioni contro gli ebrei. Negli ultimi duemila anni l’antigiudaismo ha caratterizzato soprattutto il Cristianesimo e poi l’Islam. Entrambi consideravano gli Ebrei i primi destinatari della rivelazione monoteistica abramitica, incapaci però di cogliere gli esiti successivi e fondamentali di tale rivelazione. Per i cristiani la colpa principale degli ebrei è stata quella di non riconoscere ed accettare l’avvento del Messia, di Gesù Cristo; per i Musulmani gli Ebrei sono considerati colpevoli di non aver riconosciuto che la rivelazione profetica iniziata con Abramo e poi con una serie di altri profeti come Mosè e lo stesso Gesù, sarebbe stata portata a compimento da Muhammad.
D) L’antigiudaismo religioso può definirsi un fenomeno con caratteristiche discriminatorie e persecutorie?
R) Sostanzialmente si, ma parliamo di un fenomeno che abbraccia quasi due millenni, soprattutto in tre contesti geografici: larga parte dell’Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Ci sono state aree geografiche e periodi storici in cui gli ebrei, tanto nel contesto cristiano, che in Dar al-Islam hanno vissuto relativamente tranquilli.
D) Esiste un collegamento fra l’antigiudaismo antico e l’antisemitismo moderno?
R) Alcuni studiosi del fenomeno hanno messo in luce che l’accusa rivolta agli Ebrei da parte cristiana di essere pervicaci nel loro errore, di non riconoscere la “Buona Novella” annunciata da Gesù e la sua natura di Uomo e Dio, finiva per legittimare la convinzione che la “per-fidia giudaica” fosse un carattere ricorrente nei secoli, strutturale e inamovibile della loro natura. Siamo assai prossimi alla lettura antisemita e razzista che descrive gli Ebrei come una “razza malefica”, che ha connaturate caratteristiche ferali, ineliminabili e sempre presenti in quanto farebbero parte della sua natura profonda. Non a caso i razzisti definivano la loro “dottrina della razza” come “razzismo biologico”, in quanto si riferiva a dati certi ed immodificabili. Per un cristiano o un musulmano, invece, l’ebraismo coincideva con un dato culturale, con la professione di una religione. Un dato modificabile con la conversione. Per un razzista l’ebreo non può diventare altro, così come un africano non può cambiare il colore della sua pelle. Questo differente approccio creò dei contrasti anche accesi fra le gerarchie della Chiesa Cattolica e i Regimi Fascista e Nazista, quando si dovette decidere, in clima di leggi e persecuzioni razziali, su come classificare alcuni ebrei convertiti al Cristianesimo. Per il Vaticano erano Cristiani, per Nazisti e Fascisti rimanevano di “razza ebraica”.
D) Quindi l’antisemitismo si può definire come una forma di razzismo?
R) Si.
D) Sarebbe importante definire cosa sia il razzismo e cosa si debba intendere con semita e, di riflesso, con antisemita. Confidiamo nella sua capacità di sintesi.
R) Lei mi chiede di riassumere in poche righe un fenomeno che ha origini nella seconda metà del XVIII secolo, con caratteristiche diverse e che poi assume dimensioni ideologiche, con tragici risvolti, nei primi decenni del XX secolo in Europa, soprattutto in regimi autoritari e fascisti, come quello mussoliniano e hitleriano. Senza dimenticare il razzismo che attraversa tutta la storia degli Stati Uniti.
D) Allora le pongo la domanda da una diversa prospettiva: esiste una definizione di razzismo nella quale sia possibile ricomprendere tutte le forme di razzismo?
R) I razzisti sono convinti che l’umanità non esista come categoria universale, ma sia costituita da un insieme di razze, una diversa dall’altra. Ogni razza si distingue per specifici caratteri tanto fisici che culturali e psicologici. Un insieme che costituisce, appunto, un tipo razziale. Tale classificazione postula, ovviamente, che ci sia anche una gerarchia fra le razze, definita tanto sulla base delle caratteristiche fisiche che psicologiche, cioè del presunto “carattere” di un certo tipo umano. Tutti i teorici razzisti, a partire da De Gobineau, paventano la commistione fra le razze come il pericolo maggiore, che porterebbe ad un imbastardimento delle razze migliori, sempre identificate con quelle dei popoli europei.
D) Esiste una classificazione delle razze umane, anche in base al valore che si riconosce loro?
R) Il razzismo non ha una base scientifica, ha una matrice ideologica che può essere riempita di molteplici contenuti. Esistono tante classificazioni delle presunte razze umane, tante quanti sono stati i sedicenti “teorici” razzisti. Spesso tali classificazioni erano assai divergenti l’una dall’altra.
D) Sembrerebbe però che questo coacervo di teorie razziali avesse dei punti in comune, ad esempio l’antisemitismo.
R) La chiave di svolta è data dal fatto che il razzismo costituisce la base dottrinale del nazional-socialismo come pure del suo sistema giuridico. Ad esempio, nel sistema giuridico tedesco non si parla di cittadini o persone, ma di “compagni di stirpe”, Volksgenosse. Tra i popoli di “razza bianca” viene stabilita una divisione principale, quella fra ariani e non ariani. Gli ebrei sono considerati non ariani, semiti, ma allo stesso tempo il prototipo dell’anti-razza e si attribuiscono loro tutti i disvalori possibili, soprattutto a partire dalla prospettiva del nazional-socialismo. Sono esponenti del comunismo sovversivo internazionale, ma allo stesso tempo controllano il capitalismo finanziario mondiale; sono cittadini sleali perché fedeli non alle nazioni che li ospitano ma alle loro credenze religiose, alla loro razza ed ai presunti programmi dell’ebraismo mondiale. Sono infidi ed inaffidabili, preoccupati solo di arricchirsi con mezzi spesso subdoli, come l’usura. Si sostenne anche la tesi di un complotto giudaico finalizzato alla conquista del mondo. Di conseguenza, gli ebrei furono considerati come un grave pericolo, furono equiparati ad un virus mortale dal quale ci si poteva difendere fino in fondo solo in un modo, sopprimendolo.
D) Gli ebrei avrebbe rappresentato la razza più pericolosa?
R) In realtà i semiti non sono un insieme razziale, anche in considerazione del fatto che le razze non esistono. Sono piuttosto un gruppo che parla lingue semite, appunto, e fra queste rientra anche l’arabo.
D) Ma i nazisti e i fascisti erano di diverso avviso. Identificarono ebrei e semiti.
R) Si, con una forzatura ideologica. Ma la stessa definizione di ebreo era contraddittoria. Anche se si partiva da presunti presupposti certi e biologici, nella legislazione razziale si arrivò alla conclusione che ebreo era il figlio di genitori di religione ebraica, anche se molti di questi ebrei erano laici o addirittura atei.
D) Anche al giorno d’oggi, però, sembra diffusa questa identificazione di origine razzista fra ebreo e semita.
R) Si, in modo paradossale. Gli eredi di quelli che sono state vittime di queste classificazioni a loro modo le rivendicano e, una volta identificato semitismo e Stato di Israele, arrivano alla conclusione che chiunque contrasti le scelte di questo stato o, addirittura, di un suo governo debba essere considerato antisemita, quindi un razzista.
D) Tutto questo in un contesto come quello di Gaza dove è in corso una guerra fra esercito israeliano e Hamas.
R) Una guerra? Io direi piuttosto che è in corso una carneficina, documentata in diretta da quasi due anni ed in modo inequivocabile. Fra l’indifferenza e la complicità di buona parte dei governi europei, per non parlare degli USA. Una complicità attiva: siamo in una situazione paradossale, seppure autorità come Leone XIV e il Presidente Mattarella abbiano denunciato i comportamenti assolutamente illegali dell’esercito israeliano, non è stata presa nessuna iniziativa per censurare Israele, sul modello di quanto fatto contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Come se si accusasse qualcuno di omicidio, sulla base di prove schiaccianti, ma gli si permettesse di continuare ad uccidere, anzi lo si aiutasse in vari modi in questa attività.
D) Eppure si continua a tacciare di antisemitismo quanti denunciano questa prassi che ogni giorno falcidia decine e decine di innocenti, fra cui un numero altissimo di bambini, uccisi dalle armi, dalle bombe, dalle malattie non curate, dalla carestia procurata.
R) Per molti non è lo sterminio di decine di migliaia di persone a dover essere condannato e fermato, ma chi denuncia questa realtà.
IL “CASO” FRANCESCA ALBANESE
D) Un caso che ha sollevato molte polemiche è stato quello di Francesca Albanese, in seguito al rapporto da lei curato su incarico dell’ONU, “From economy of occupation to economy of genocide”
R) Come lei ha ricordato si tratta di un documento delle Nazioni Unite, un rapporto “Sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, a partire dal 1967”, redatto utilizzando le ricerche di decine e decine di strutture indipendenti e un vastissimo materiale bibliografico e documentario.
D) Molti governi e partiti, però, si sono rifiutati di entrare nel merito del rapporto, dicendo che proviene da una antisemita.
R) Sembrerebbe che si identifichi un capo di governo, Netanyahu, condannato dalla Corte internazionale dell’Aja, con una presunta razza, quella semita. Che, per giunta, qualsiasi crimine di questo Uomo-Razza, del suo governo o del suo esercito, debba essere immune da condanne, altrimenti si cadrebbe nel vituperato antisemitismo. Siamo in una logica da reparto psichiatrico.
D) Eppure non c’è stato un pubblico dibattito sul Rapporto in questione, i cui contenuti sono passati in sordina.
R) Lo credo bene. Il Rapporto mette in luce una realtà assai sgradevole, la responsabilità di strutture pubbliche e di grandi multinazionali come Google, Microsoft, Alphabet, Amazon, ecc. nell’ occupazione di territori come la Cisgiordania, nell’espulsione dei loro abitanti palestinesi e nel ripopolamento attraverso “coloni”, termine fuorviante perché in realtà si tratta di occupanti armati e sostenuti dall’esercito. Sono tantissimi gli esempi che si potrebbero fare, soprattutto di strumenti e tecnologie dual-use fornite ad Israele. Caterpillar ha venduto macchinari usati per demolire case ed infrastrutture dei Palestinesi, mezzi poi trasformati, anche grazie alla collaborazione di imprese come Leonardo, in bulldozer automatizzati e comandati a distanza per usi più strettamente militari. Uno dei tanti casi denunciati nel Rapporto.
D) Ma del Rapporto delle Nazioni Unite si parla solo per condannare un presunto antisemitismo di Francesca Albanese.
R) È un vecchio espediente, qui usato in modo grossolano. Quando non si hanno argomenti per contrastare una testimonianza o un argomento, si cerca di sminuire la persona che li rappresenta. Cicerone, ad esempio, nell’Orazione in difesa di Flacco, distingue i suoi testimoni da quelli dell’accusa, dicendo che quelli a discarico sono Romani o Greci di nobili città come Atene o Sparta, mentre l’accusa contro Flacco è sostenuta con Greci dell’Asia Minore, quindi con gente di periferia, di minor valore.
D) In conclusione, mi sembra che lei sostenga che l’antisemitismo c’entri poco con la vicenda di Gaza.
R) È un debole argomento che serve per creare confusione ed impedire che si prenda atto di una realtà ingiustificabile ed indifendibile.