05 Aug, 2025 - 12:32

Francesca Albanese contro Liliana Segre sul "genocidio" a Gaza: cosa ha scritto e che foto del murales ha postato

Francesca Albanese contro Liliana Segre sul "genocidio" a Gaza: cosa ha scritto e che foto del murales ha postato

Nei giorni scorsi, il dibattito sull'opportunità di utilizzare il termine "genocidio" a proposito delle operazioni militari che sta portando avanti Israele a Gaza è tornato a spaccare l'opinione pubblica italiana.

Repubblica, del resto, ha ospitato tre interviste che dimostrano come anche all'interno del mondo ebraico e in quello di Israele c'è chi crede che Netanyahu si stia macchiando di un crimine tanto aberrante.

Lo scrittore David Grossman, che nel 2006 ha perso un figlio di 21 anni mentre combatteva per l'esercito israeliano in Libano, ha dichiarato:

virgolette
È genocidio: mi si spezza il cuore, ma adesso devo dirlo. Per molti anni mi sono rifiutato di utilizzare questa parola. Ora, però, non posso più trattenermi dall'usarla

Anche la storica Anna Foa, ebrea italiana, ha detto di pensarla allo stesso modo:

virgolette
Aspettavo la pronuncia del Tribunale internazionale. Ma ora credo sia arrivato il momento di usare quella parola

La senatrice Liliana Segre, però, è intervenuta sul punto. E si è detta ancora contraria:

virgolette
L'abuso di genocidio che dal primo giorno viene fatto qui, il compiacimento, l'isterica insistenza per imporlo a chi non lo condivide, e in primo luogo a tutti gli ebrei, è un fatto morboso che, appunto, come avverte Grossman, scaturisce da sentimenti antisemiti, magari inconsci. Si percepisce chiaramente un sottofondo di questo tipo: Mi avete seccato per decenni con il Giorno della Memoria? E adesso mi prendo la rivincita e vi grido in faccia genocidio, genocidio... E i risultati si vedono perfino negli autogrill

Questa dichiarazione è stata commentata da tantissime persone che, utilizzando parole di odio verso di lei e gli ebrei, non hanno fatto che confermare la fondatezza della preoccupazione di Liliana Segre.

Del resto, non è la prima volta che la senatrice è presa di mira dagli antisemiti. Tant'è che alle soglie dei 95 anni (li festeggerà tra poco più di un mese) è costretta a vivere sotto scorta.

Sta di fatto che anche la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, ha commentato le sue dichiarazioni. E l'ha fatto prima con un post sul suo profilo Facebook molto duro. E poi con un tweet che la ritrae al murales dedicato alla senatrice con su riportata la frase "l'indifferenza è più colpevole della violenza stessa" con il commento "Gaza Genocide. Day 665". 

Francesca Albanese attacca Liliana Segre: ecco cosa ha scritto su Facebook

E insomma: Avs la vorrebbe premio Nobel per la pace e si strappa i capelli perché quando gli Usa hanno annunciato di volerla sanzionare in quanto non considerata super partes nello svolgere il suo lavoro di funzionaria Onu, il governo italiano non l'ha difesa. Ma Albanese ha continuato a utilizzare un linguaggio poco "diplomatico" anche nel commentare l'intervista che ha rilasciato la senatrice Liliana Segre a Repubblica:

virgolette
La parola genocidio non è carica di odio. È carica di responsabilità, collettive ed individuali, fin qui mancate e disattese col beneplacito dei benpensanti, eletti e non. Mentre una popolazione intera è costretta a pagare il sadismo infinito di una banda di criminali e dei loro complici vicini e lontani

E insomma: commentare le parole della senatrice Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti e da tutta la vita impegnata nella battaglia contro l'odio, facendo riferimento a "complici vicini e lontani" del governo Netanyahu la cui azione, tra l'altro, Segre ha sempre condannato, è una scelta destinata quantomeno ad inasprire ancora di più gli animi.

Il dibattito sulla parola "genocidio", che effetti può avere

"Le parole sono pietre", scrisse un altro grande ebreo italiano, lo scrittore Carlo Levi. Ieri, la funzionaria Onu originaria di Ariano Irpino ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Bari e ha ripetuto la sua posizione:

virgolette
Non bisogna avere paura della parola genocidio perché descrive la realtà

ha dichiarato accanto al sindaco di centrosinistra Vito Leccese.

Ma se il termine genocidio indica l'eliminazione di una popolazione solo in quanto tale, per i suoi geni, forse non aiuta a venire a capo e a porre termine all'attuale strage che sta colpendo i palestinesi di Gaza. Essi, infatti, vengono colpiti non in quanto palestinesi, ma in quanto nemici, spesso anche con crimini di guerra, ma ancor più sovente in quanto persone utilizzate cinicamente da Hamas come scudi umani. 

Inoltre, questa mattina, Antonio Polito, sulle pagine del Corriere della Sera, ha avuto modo di osservare:

virgolette
L'uso del termine genocidio non è neutro, effetto di una legittima disputa storica, giuridica o morale. È una ritorsione. A nessuno verrebbe mai in mente di definire genocida Hamas, i cui militanti il 7 ottobre del 2023 sono andati letteralmente a caccia di ebrei: non di soldati nemici, ma di ebrei punto e basta. Eppure, Hamas dichiara ufficialmente il proposito di non lasciare nemmeno un ebreo vivo tra il fiume Giordano e il mare, e riserva agli ostaggi israeliani un esemplare trattamento-lager. Né a nessuno verrebbe in mente di definire genocida il colonialismo russo in Ucraina. Eppure è apertamente motivata dal Cremlino sulla base del fatto che l'Ucraina non esiste, e di conseguenza non può esistere nemmeno un popolo ucraino. Ma Israele deve essere genocida. È una questione di riequilibrio storico

Per questo, secondo Polito, l'accusa di genocidio è spesso frutto di antisemitismo, "anche oltre l'intenzione di chi la sostiene".

Chissà cosa ne pensa Francesca Albanese e se ne farà oggetto di un altro suo commento.    

Il tweet provocatorio di Albanese con il murales di Liliana Segre

Nel frattempo, però, l'altro giorno, sempre a proposito del termine "genocidio", la relatrice Onu ha ribadito la sua con un altro post pubblicato sui social.

Il parlamentare di Italia Viva Ivan Scalfarotto l'ha commentato così:

virgolette
Il lavoro e la presenza pubblica di Albanese mi hanno sempre colpito molto negativamente perché mi sono sempre apparsi più rivolti a fomentare un’idiosincrasia per Israele (e persino per gli ebrei in generale) che a sostenere la causa della pace in quelle terre martoriate. Più un lavoro da agit-prop che da costruttrice di un pensiero di pace. Un’impressione, la mia, che oggi, davanti a questo tweet così strumentale e così irrispettoso di una figura altissima per la Repubblica come quella di Liliana Segre, si è dimostrato ai miei occhi corretto - direi: approssimato per difetto - in tutta la sua evidenza

Difficile dargli torto.

LEGGI ANCHE