Nei giorni scorsi, il dibattito sull'opportunità di utilizzare il termine "genocidio" a proposito delle operazioni militari che sta portando avanti Israele a Gaza è tornato a spaccare l'opinione pubblica italiana.
Repubblica, del resto, ha ospitato tre interviste che dimostrano come anche all'interno del mondo ebraico e in quello di Israele c'è chi crede che Netanyahu si stia macchiando di un crimine tanto aberrante.
Lo scrittore David Grossman, che nel 2006 ha perso un figlio di 21 anni mentre combatteva per l'esercito israeliano in Libano, ha dichiarato:
Anche la storica Anna Foa, ebrea italiana, ha detto di pensarla allo stesso modo:
La senatrice Liliana Segre, però, è intervenuta sul punto. E si è detta ancora contraria:
Questa dichiarazione è stata commentata da tantissime persone che, utilizzando parole di odio verso di lei e gli ebrei, non hanno fatto che confermare la fondatezza della preoccupazione di Liliana Segre.
Del resto, non è la prima volta che la senatrice è presa di mira dagli antisemiti. Tant'è che alle soglie dei 95 anni (li festeggerà tra poco più di un mese) è costretta a vivere sotto scorta.
Sta di fatto che anche la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, Francesca Albanese, ha commentato le sue dichiarazioni. E l'ha fatto prima con un post sul suo profilo Facebook molto duro. E poi con un tweet che la ritrae al murales dedicato alla senatrice con su riportata la frase "l'indifferenza è più colpevole della violenza stessa" con il commento "Gaza Genocide. Day 665".
E insomma: Avs la vorrebbe premio Nobel per la pace e si strappa i capelli perché quando gli Usa hanno annunciato di volerla sanzionare in quanto non considerata super partes nello svolgere il suo lavoro di funzionaria Onu, il governo italiano non l'ha difesa. Ma Albanese ha continuato a utilizzare un linguaggio poco "diplomatico" anche nel commentare l'intervista che ha rilasciato la senatrice Liliana Segre a Repubblica:
E insomma: commentare le parole della senatrice Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti e da tutta la vita impegnata nella battaglia contro l'odio, facendo riferimento a "complici vicini e lontani" del governo Netanyahu la cui azione, tra l'altro, Segre ha sempre condannato, è una scelta destinata quantomeno ad inasprire ancora di più gli animi.
"Le parole sono pietre", scrisse un altro grande ebreo italiano, lo scrittore Carlo Levi. Ieri, la funzionaria Onu originaria di Ariano Irpino ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Bari e ha ripetuto la sua posizione:
ha dichiarato accanto al sindaco di centrosinistra Vito Leccese.
Ma se il termine genocidio indica l'eliminazione di una popolazione solo in quanto tale, per i suoi geni, forse non aiuta a venire a capo e a porre termine all'attuale strage che sta colpendo i palestinesi di Gaza. Essi, infatti, vengono colpiti non in quanto palestinesi, ma in quanto nemici, spesso anche con crimini di guerra, ma ancor più sovente in quanto persone utilizzate cinicamente da Hamas come scudi umani.
Inoltre, questa mattina, Antonio Polito, sulle pagine del Corriere della Sera, ha avuto modo di osservare:
Per questo, secondo Polito, l'accusa di genocidio è spesso frutto di antisemitismo, "anche oltre l'intenzione di chi la sostiene".
Chissà cosa ne pensa Francesca Albanese e se ne farà oggetto di un altro suo commento.
Nel frattempo, però, l'altro giorno, sempre a proposito del termine "genocidio", la relatrice Onu ha ribadito la sua con un altro post pubblicato sui social.
#GazaGenocide. Day 665. pic.twitter.com/Q18IcEYZ3C
— Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt (@FranceskAlbs) August 3, 2025
Il parlamentare di Italia Viva Ivan Scalfarotto l'ha commentato così:
Difficile dargli torto.