07 Aug, 2025 - 17:33

"Una Sconosciuta a Tunisi": secondo lungometraggio per il regista Mehdi M. Barsaoui

"Una Sconosciuta a Tunisi": secondo lungometraggio per il regista Mehdi M. Barsaoui

 

"Una Sconosciuta a Tunisi", recensione e critica

Devo confessare che lunedì scorso sono entrata al cinema del tutto impreparata per un film che immaginavo assai diverso. Un paio di giorni prima avevo distrattamente dato un’occhiata veloce alla trama de Una Sconosciuta a Tunisi, il secondo lungometraggio del regista tunisino Mehdi M. Barsaoui, presentato in anteprima, nel 2024, all’81ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti, e mi ero convinta fosse una sorta di road movie su una ragazza che, attraverso l’esperienza del viaggio, avrebbe avuto l’occasione di scoprire se stessa. E invece mi sono ritrovata davanti la devastante storia di una donna costretta a morire per cominciare a vivere.

Aya (Fatma Sfar) ha quasi trent’anni e vive ancora con entrambi i genitori a Tozeur, una piccola cittadina di 32000 abitanti, situata nel sud della Tunisia. A 14 anni è stata costretta a smettere di studiare e ha iniziato a lavorare per mantenere la mamma e il papà, entrambi disoccupati e rovinati dai debiti. Attualmente presta servizio come cameriera ai piani in un prestigioso albergo di lusso e ogni giorno viaggia su un minivan offerto dal resort, insieme ad altri dipendenti, per recarsi al lavoro. Aya è ingenua, forse anche troppo, e per sfuggire al dolore opprimente di un’esistenza passata a sgobbare per sfamare i suoi stessi genitori, sogna di scappare via lontano, di vedere il mondo, di sentirsi libera. Così un giorno, dopo un brutto incidente stradale a bordo di quel furgoncino che la stava portando in hotel, da unica superstite, deciderà di fingersi morta per poi allontanarsi di nascosto a Tunisi e riscrivere le sorti del proprio destino.

La sceneggiatura, basata su una vicenda avvenuta nel 2019, è stata scritta dal regista nel periodo in cui stava per diventare papà, offrendo a se stesso uno spunto di riflessione su che tipo di padre avrebbe voluto essere e su quale futuro cercherà di dare alla figlia. La pellicola, girata in formato scope, nella sua semplicità a livello di regia, elabora un’affascinante trama drammatica, ambientata nella Tunisia post-rivoluzione dei Gelsomini, fornendo allo spettatore anche una panoramica sulle violenze e gli abusi di potere da parte dalla polizia, che da decenni avvengono in tutto il Paese. Ho trovato ottima la capacità di Barsaoui di rappresentare la parte più viscida dell’adescamento, ma anche di inscenare uno stupro subdolo. Dinnanzi a quest’ultimo confesso di essere rimasta a piangere pietrificata, immobile, quasi rannicchiata su una poltrona scomoda di un vecchio cinema malridotto.

La storia di Aya, che poi diviene Alma e infine Aïcha, dove a legare le tre identità c’è solo l’iniziale del nome, è una vicenda i cui i fatti potrebbero apparire poco plausibili, a tratti surreali, ma che in realtà parla del caos che ti trascini dietro se scappi per sopravvivere, ma senza aver ancora capito chi sei. Questo è il racconto di una donna dapprima acerba che, dinnanzi alle mostruosità umane, cresce, muta, si rinnova, inizia ad alzare la testa e a lottare in primis per sé. A volte Aya, nella sua testardaggine e nel suo egoismo, ti fa addirittura incazzare, però alla fine è comunque bello osservarla mentre impara a volersi bene e ad andare verso le giuste scelte, non permettendo più a nessuno di minare la sua libertà. 

Per tutta la vita mi sono trovata spesso in prima persona con una valigia in mano a scappare da qualcuno o da qualcosa, o più semplicemente da me stessa. Perciò, nonostante mi renda conto che alcuni eventi che avvengono nel film possano apparire a tanti come irrealistici, chi ha provato la medesima necessità di fuga per restare a galla sa bene che più corri senza una meta più rischi di inciampare in situazioni inimmaginabili. Finché non sarai capace di trovare il tuo punto fermo, in ogni disperato viaggio in cerca di salvezza, come all’interno di un castello di sabbia, può bastare un alito di vento per farti cascare addosso ogni cosa. Calcolati dei piccoli errori di regia qui e là nelle riprese, per Una Sconosciuta a Tunisi 3,5 stelle su 5.

 

LEGGI ANCHE