"Quando potrò andare in pensione se sono nato nel 1966?". La pensione è un argomento che interessa da vicino chi ha o sta per compiere 59 anni. Secondo diversi esponenti politici, l'età pensionabile dovrebbe essere il più possibile flessibile. Tuttavia, l'attuale età per la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni, con almeno 20 anni di contributi.
In base alla Legge n. 214/2011 (riforma Fornero) e alle successive leggi di bilancio, l'età pensionabile rimane invariata fino al 31 dicembre 2026. Per i lavoratori nati nel 1966, i requisiti anagrafici si potranno perfezionare intorno al 2033, salvo variazioni legislative. L'abbinamento tra il requisito anagrafico e quello contributivo offre diverse alternative.
È importante notare che, dopo il 2026, è previsto l'adeguamento biennale all'aspettativa di vita, un ricalcolo sospeso nel 2019. Questo comporterà un allungamento dell'accesso alla pensione di 3 mesi a partire dal 2027.
Alcuni ritengono che sarebbe "disastroso" non congelare l'adeguamento biennale. A causa delle regole attuali, il sistema previdenziale non lascia molte speranze a chi è nato nel 1966, né oggi né nei prossimi anni. Andare in pensione prima dei 67 anni è quasi impossibile, a meno che non si rientri nella pensione anticipata ordinaria o nella pensione precoci. Entrambe le misure richiedono il perfezionamento del montante contributivo e, per i precoci, l'appartenenza a categorie di maggior tutela.
I principali scenari che i nati nel 1966 dovrebbero considerare sono:
Le attuali regole del sistema previdenziale non permettono il pensionamento prima dei 60 anni, salvo il requisito sanitario, ovvero un'invalidità certificata dalla commissione ASL/INPS pari almeno al 74%.
Negli ultimi decenni si è atteso un cambiamento epocale per superare le rigide regole della legge Fornero, che dal 2012 ha introdotto criteri molto più severi e penalizzanti per i lavoratori, rispetto a un sistema precedente più favorevole.
Se le attuali disposizioni normative venissero mantenute, i nati nel 1966 potrebbero ritirarsi con la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi, oppure con un'uscita anticipata tramite la pensione anticipata ordinaria o Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi, con ulteriori condizioni). È importante notare che la Quota 103 scade il 31 dicembre 2025 e non è certo che venga prorogata.
Un altro aspetto da considerare riguarda i 20 anni di contributi, che possono essere maturati anche sommando periodi lavorativi diversi, riscatti di laurea, servizi militari, periodi di disoccupazione (NASpI), ecc.
La normativa dispone che, a 60 anni, i lavoratori possono accedere alla pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, salvo variazioni dal 2027.
Tuttavia, se un lavoratore nato nel 1966 ha iniziato a lavorare molto giovane e avrà accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi solo intorno al 2031-2032, andrà in pensione a circa 65-66 anni.
Per l'isopensione, le aziende possono stipulare un accordo di esodo con l'INPS e le parti sociali. Questo accordo prevede uno scivolo pensionistico, finanziato interamente dall'azienda, che copre il periodo tra la fine del rapporto di lavoro e il raggiungimento dei requisiti per la pensione.
Chi intende usufruire dello scivolo massimo di sette anni nel 2025 potrebbe andare in pensione a 60 anni e 4 mesi. In questo caso, il lavoratore raggiungerebbe il diritto alla pensione di vecchiaia nel 2032, all'età di 67 anni e 4 mesi.