Orazio Schillaci l'aveva promesso e l'ha fatto: pur di non vedere Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite nel gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni, il Nitag, ha azzerato tutte le nomine.
Per il ministro della Salute, nell'istituto che supporta il ministero nelle raccomandazioni sulle questioni relative alle vaccinazioni e alle politiche vaccinali, non possono trovare spazio due no vax, sebbene nessuno dei due diretti interessati si definisca in questo modo.
Sta di fatto che la scelta del ministro non è stata condivisa dalla premier Giorgia Meloni.
Ora, quindi, il ministro che aveva minacciato di dimettersi se Lega e Fratelli d'Italia gli avessero imposto Serravalle e Bellavite al Nitag, prenderà atto della sfiducia dimostratagli dal presidente del Consiglio e rimetterà ugualmente il suo incarico?
Evidentemente, proprio su questo starà riflettendo sebbene già in passato sia stato preso di mira da settori della sua maggioranza, in particolare dalla Lega. Come quando il Carroccio proponeva l'uscita dell'Italia dall'Organizzazione mondiale della sanità.
In ogni caso, queste sono le ore più difficili di Orazio Schillaci da ministro della Salute. Ampi settori del centrodestra hanno fin dall'epoca del Covid strizzato l'occhio al mondo dei no vax. Lo scetticismo, per usare un eufemismo, ha costituito uno dei cavalli di battaglia della stessa Giorgia Meloni quando era all'opposizione del governo Draghi e nel corso della campagna elettorale del 2022.
A Massimo Giannini, ad esempio, confidò di non vaccinare sua figlia Ginevra
Ora, invece, come scrive Marco Cremonesi sul Corriere della Sera di oggi, l'unica frase che ha speso sulla vicenda dell'azzeramento del Nitag è questa:
Ora, che l'abbia detto solo per tenere buoni i suoi e la Lega o perché considera rotto il rapporto di fiducia con Schillaci è tutto da vedere.
In ogni caso, la "manina" che, all'insaputa del ministro Schillaci, aveva inserito Serravalle e Bellavite tra i 22 esperti del Nitag ha scatenato un putiferio mediatico. Il premio Nobel Giorgio Parisi ha promosso una petizione per estrometterli da quell'organismo; la Federazione degli ordini dei medici ha spiegato che il Nitag non è l'organismo adatto per la pur lecita discussione; Francesca Russo, la responsabile della campagna vaccinale in Veneto contro il Covid, si è dimessa. Ma non solo: quella "manina" ha evidenziato anche una spaccatura politica evidentissima.
Orazio Schillaci è formalmente un tecnico. Ma ora, nell'ambito della maggioranza, è difeso solo da Forza Italia.
Ieri, ha diramato una nota:
Ma non ha indicato alcuna data per le nuove nomine. E nel frattempo è sotto il fuoco amico della maggioranza e di chi la sostiene ideologicamente.
Claudio Borghi della Lega, ad esempio, non poteva non farsi sentire
Mi fa piacere che il professore riconosca il nostro sostegno. pic.twitter.com/EmjZL7ohtv
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) August 17, 2025
E il giornalista Mario Giordano è stato ancora più duro:
Schillaci un Badoglio sanitario: come può la destra di governo coprirsi così di ridicolo? pic.twitter.com/agKECNb97a
— Mario Giordano (@mariogiordano5) August 16, 2025
Ecco: questo è il clima. Orazio Schillaci avrà le spalle larghe per affrontarlo oppure sarà indotto a fare un passo indietro?