Grandi abbracci, grandi pacche sulle spalle, grandi sorrisi. Persino delle battute di spirito. Il vertice di Washington sembra davvero un passo avanti sul cammino della pace in Ucraina. Certo: non si possono fare i conti finali senza l'oste. Tanto più se in questo caso si chiama Vladimir Putin.
Ma tant'è: dal vertice alla Casa Bianca, Giorgia Meloni sembra uscirne ancora una volta rafforzata. Il suo contributo a fare dell'Ucraina un porcospino d'acciaio, pacifico ma inattaccabile, estendendo a favore di Kiev i benefici dell'articolo 5 della Nato, sembra aver trovato molti sostenitori.
E anche ieri Trump l'ha riempita di elogi:
ha detto il padrone di casa. E quando il discorso è scivolato sull'opportunità di mandare in Ucraina anche soldati europei, la nostra premier sembra aver avuto la meglio anche sul presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Merz.
Le cronache del vertice di Washington la dipingono come la vera vincitrice del round di trattative per giungere alla pace in Ucraina. Giorgia Meloni, del resto, alla vigilia aveva detto che non avrebbe voluto mettersi contro il tentativo di Trump e che non avrebbe preteso troppo. Questo, a differenza del francese Macron e del tedesco Merz che hanno chiesto il cessate il fuoco immediato e finanche forze militari importanti per difendere Kiev.
Che significa? Truppe, soldati, stivali nel fango delle trincee, come si dice in gergo. Ma è proprio su questo punto che Giorgia Meloni ha fatto valere il suo ruolo di mediatrice, di pontiera tra le due sponde dell'Atlantico:
ha dichiarato il presidente del Consiglio.
Giorgia Meloni ha voluto sottolineare che Ucraina e Europa hanno una propria identità che va considerata e rispettata. Ma, a differenza del presidente francese Macron, non ha calcato la mano sull'opportunità di organizzare con Putin non un incontro trilaterale (con Zelensky, Trump e, appunto, il capo del Cremlino) ma un quadrilaterale (comprendendo anche l'Unione Europea). Quando ha preso parola, ha deciso di essere più vaga con queste parole:
Per giungere a quest'obiettivo, Giorgia Meloni ha rilanciato la sua idea di estendere all'Ucraina gli effetti dell'articolo 5 della Nato, quello che permette l'intervento dell'Alleanza Atlantica a difesa di un Paese attaccato.
La premier italiana, quindi, è andata a smorzare la posizione di Macron imperniata sulla "volontà di affermare una leadership".
Secondo gli osservatori, anche perché Giorgia Meloni sa bene due cose. La prima è come Trump possa cambiare velocemente idea. La seconda, le difficoltà che avrebbe in Italia per far partire delle truppe di terra, se non in azioni di peacekeeping.
E comunque: Giorgia Meloni, mantenendosi in equilibrio tra le posizioni europee più oltranziste e quelle di Donald Trump, ha lasciato sul tavolo di Washington la proposta che il vertice con Putin possa tenersi proprio in Italia o in Vaticano.
Per la premier sarebbe un successo internazionale importante. Il sogno è quello di una foto con una stretta di mano e le firme per la pace di Putin e Zelensky.