"E lasciami gridare! Lasciami sfogare! Io senza amore non so stare". Ma, a sentire Adriano Pappalardo in concerto venerdì scorso a Passoscuro, una frazione di Fiumicino, nemmeno senza politica.
A ottant'anni, il cantautore originario del Salento si è concesso uno sfogo pubblico sul palco, nel bel mezzo di una sua esibizione, che, espresso con quella veemenza, chissà da quanto tempo covava.
E comunque: è una vecchia pratica italiana: "Piove? Governo ladro". Così, anche tra una canzone e l'altra, Pappalardo ha pensato bene di inserire un turpiloquio con tanto di gesti volgari rivolto a Donald Trump e Giorgia Meloni.
Poi, a dirla tutta, ha chiesto scusa. Del resto, anche il suo pubblico non ha mostrato di gradire.
Ma tant'è: lasciatelo sfogare.
Ma cosa ha detto Adriano Pappalardo al concerto organizzato dal Comune di Fiumicino che lo ha catapultato di nuovo su tutti i giornali? Parlando di Giorgia Meloni, a un certo punto, ha perso il controllo:
A questo punto, evidentemente, qualcuno dal backstage ha tentato di calmarlo. Dal pubblico, qualcuno esclamava "Mamma mia!". Ma la frittata era già fatta.
Meno male che poi Pappalardo ha voltato pagina così:
E, con una certa nonchalance, rivolto all'orchestra:
Adriano Pappalardo, in ogni caso, si è subito reso conto che il comizio che aveva improvvisato era davvero fuoriluogo. Così ha chiesto scusa con queste parole:
Però, a sentire la ricostruzione del cantautore, "l'intemperanza" è stata provocata da una frase che gli aveva detto qualcuno prima del concerto:
Insomma: pensava di andare sul sicuro. E invece, ha travalicato ogni limite:
Mano male, va.
In ogni caso, forse la serata di venerdì procurerà ancora delle grane a Pappalardo. Tra il pubblico, infatti, era presente la vicesindaca di Fiumicino Giovanna Onorati che l'ha condannato senza mezze misure:
E comunque: ora bisogna vedere se quanto accaduto avrà anche un risvolto giudiziario.
I carabinieri hanno trasmesso un’informativa alla Procura della Repubblica di Civitavecchia:
si legge in una nota.
Poi, però, non ci lamentiamo se la nostra giustizia è lenta perché ingolfata da notizie di reato che possono essere archiviate anche con una scusa. E magari con una strofa che, dal 1979, è già una mezza confessione: "Io non posso restare / Seduto in disparte / Né arte né parte / Non sono capace / Di stare a guardare / Questi occhi di brace / E poi non provare / Un brivido dentro / E correrti incontro, gridarti..."