Oggi, lunedì 25 agosto, Rai 1 ripropone in prima serata Carosello Carosone, serie tv che racconta la storia di Renato Carosone, per l'occasione interpretato da Eduardo Scarpetta. Ma cosa sappiamo della vita del grande artista?
Renato Carosone viene colpito da un aneurisma cerebrale il 22 marzo 1993, all'età di 73 anni, richiedendo un ricovero d'urgenza e un complesso intervento chirurgico all'ospedale San Camillo di Roma. Nonostante la gravità della situazione, supera la malattia e riprende le sue attività artistiche.
Già il 13 novembre dello stesso anno, il maestro espone le sue opere pittoriche al pubblico in una mostra presso la Villa Pompeiana di Napoli.
Renato Carosone muore la mattina del 20 maggio 2001, spegnendosi nel sonno nella sua residenza romana di via Flaminia Vecchia, dopo un periodo passato sul lago di Bracciano. I suoi funerali, che si svolgono due giorni dopo nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, vedono la partecipazione di circa 4.500 persone.
Tra i presenti si contano figure di spicco come Fiorello, Marisa Laurito, Renzo Arbore, Mogol, Enrica Bonaccorti, Luciano De Crescenzo, Michele Guardì, Peppino Gagliardi, Antonio Bassolino, Peter Van Wood, Maria Fiore, il Mago Silvan, Lucio Villari, Antonio Ghirelli. Il musicista viene poi cremato e le sue ceneri riposano nel cimitero di Trevignano Romano.
Il suo storico collaboratore, il batterista Gegè Di Giacomo, non partecipa per motivi di salute e ci lascia il 1º aprile 2005, all'età di 87 anni, nella sua casa di Poggioreale, a Napoli. Due mesi dopo la scomparsa di Carosone, il 6 luglio 2001, l'Arena Flegrea di Napoli ospita un primo evento commemorativo in suo onore. A partire dal 2002, questa iniziativa si trasforma nel prestigioso Premio Carosone.
Nello stesso anno, Gigi D'Alessio, che acquista il pianoforte gran coda dai familiari di Renato, gli dedica la canzone "Caro Renato", inclusa nell'album "Uno come te". Il brano, concepito come una lettera mai spedita, esprime le scuse di D'Alessio per non essergli stato vicino negli ultimi momenti.
Nel 2010, il duo australiano di musica elettronica Yolanda Be Cool rielabora in chiave electro dance il celebre classico "Tu vuo' fa' l'americano". La nuova versione, dal titolo "We No Speak Americano", diventa un successo planetario durante l'estate, conquistando il primo posto nelle classifiche di vendita in Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Germania e Austria. Il brano raggiunge inoltre le primissime posizioni in Italia, Australia, Belgio, Spagna, Svizzera, Nuova Zelanda, Finlandia, Irlanda e Francia.
Renato Carosone, pseudonimo di Renato Carusone, è stato un cantautore, pianista e direttore d'orchestra napoletano (1920-2001) la cui carriera ha segnato profondamente la musica leggera italiana e napoletana. La sua genialità risiedeva nella capacità di fondere ritmi della tarantella con melodie africane e americane, creando un genere unico e ballabile.
È stato, insieme a Domenico Modugno, uno dei pochi artisti italiani a vendere dischi negli Stati Uniti senza incidere in inglese. Tra i suoi successi più celebri ricordiamo "Torero", "Caravan petrol", "Tu vuo' fa' l'americano", "Mambo Italiano", "'O sarracino", "Maruzzella" e "Pigliate 'na pastiglia".
La sua avventura musicale inizia presto, studiando pianoforte e con diploma al Conservatorio di San Pietro a Majella. Un'esperienza formativa fondamentale è stata la sua permanenza in Africa Orientale Italiana negli anni '30, dove ha affinato il suo stile dirigendo orchestre e assimilando influenze internazionali.
Nel dopoguerra, tornato in Italia, fonda il celebre Trio Carosone con Peter Van Wood e Gegè Di Giacomo, ottenendo un grande successo. La formazione si allarga e Carosone debutta in televisione nel 1954. Il sodalizio con il paroliere Nisa porta alla nascita di brani iconici come "Tu vuo' fa' l'americano" e "Torero", che gli aprono le porte del successo internazionale, culminato con l'esibizione alla Carnegie Hall di New York nel 1958.
Al culmine della fama, nel 1959, Carosone si ritira inspiegabilmente dalle scene, dedicandosi alla pittura e allo studio della musica classica. Torna in pubblico nel 1975, su invito di Sergio Bernardini alla Bussola di Focette, spiegando che il suo ritiro era dovuto alla previsione dell'ascesa degli "urlatori" e al cambiamento dei gusti musicali.
Negli anni '80, incide nuovi album e tiene concerti al Madison Square Garden di New York. Partecipa al Festival di Sanremo nel 1989 e continua a esibirsi fino al suo ultimo concerto in Piazza del Plebiscito a Napoli nel 1998. La sua autobiografia "Un americano a Napoli" viene pubblicata nel 2000, un anno prima della sua scomparsa nel 2001.