Renato Carosone, leggenda della musica napoletana e cantautore tra i più amati del Novecento, si spense il 20 maggio 2001 all’età di 81 anni nella sua casa di via Flaminia a Roma. La sua morte segnò la fine di un’epoca e commosse l’Italia intera, che riconosce Carosone come uno dei più grandi innovatori della canzone partenopea e nazionale.
Negli ultimi anni della sua esistenza, Renato Carosone dovette affrontare gravi problemi di salute, che alla lunga si rivelarono fatali. Già nel 1993 era stato colpito da un aneurisma cerebrale che lo costrinse a un urgente intervento chirurgico ma dal quale riuscì a riprendersi con tenacia, tornando attivamente alla sua musica e persino alla pittura.
Tuttavia, negli anni successivi, la sua condizione fisica si complicò a causa di una persistente insufficienza respiratoria e di enfisema, un disturbo polmonare cronico che colpisce la capacità di assorbire ossigeno e rende difficili le normali attività quotidiane. Questi problemi lo accompagnarono fino agli ultimi mesi, costringendo l’artista a trascorrere molta parte delle giornate a riposo e lontano dalle scene.
Carosone morì serenamente nel sonno, senza sofferenze acute, evento che ha lasciato un ricordo doloroso ma rispettoso della sua lunga battaglia contro la malattia. L’annuncio della sua morte fu dato dal conduttore Maurizio Costanzo durante una puntata di Buona Domenica, segnando un momento di profondo commiato per il mondo dello spettacolo e i milioni di italiani che hanno amato le sue canzoni.
La tomba di Renato Carosone si trova nel cimitero comunale di Trevignano Romano, una località situata sulle rive del Lago di Bracciano, in provincia di Roma. Dopo la sua morte, avvenuta il 20 maggio 2001 nella capitale, l’artista fu cremato e secondo il suo desiderio venne sepolto proprio a Trevignano Romano, scegliendo un luogo tranquillo e immerso nella natura lontano dai clamori cittadini.
Questo piccolo cimitero, famoso per la sua atmosfera raccolta e pacifica, è diventato meta di affezionati, appassionati e cultori della musica che vengono a rendere omaggio a uno dei simboli più amati della canzone napoletana e italiana. Sulla tomba di Carosone campeggia una lapide semplice che lo ricorda soprattutto come innovatore della musica, capace di fondere la tradizione partenopea con elementi jazz, swing e influenze internazionali, portando il nome di Napoli e dell’Italia anche oltreoceano.
Renato Carosone nacque a Napoli il 3 gennaio 1920, mostrando sin da ragazzo grande talento per il pianoforte e la composizione. Dopo il diploma al conservatorio, la sua carriera prese il volo, portandolo a esibirsi in Africa, in Europa e negli Stati Uniti, dove raggiunse la fama internazionale grazie a successi senza tempo come “Tu vuò fa’ l’americano”, “Maruzzella” e “O’ sarracino”. Al suo fianco per oltre sessant’anni la moglie, la ballerina Lita Levidi, conosciuta durante una tournée in Eritrea e compagna silenziosa nei momenti più duri e felici della sua vita.
Il figlio, Pino Carosone, nato nel 1939, fu molto amato dal padre, anche se scelse una carriera diversa dalla musica. Nell’ultimo periodo di vita, Carosone trovò pace nella pittura e nella famiglia, distaccandosi gradualmente dal palcoscenico dopo aver tenuto il suo ultimo concerto pubblico nel 1998 a Napoli. La sua scomparsa radunò in piazza del Popolo a Roma migliaia di persone per un commosso addio, tra cui noti artisti come Renzo Arbore, Luciano De Crescenzo, Mogol, Fiorello e molti altri.
Nonostante la malattia, Carosone rimase lucido e creativo fino alla fine, con un carattere vitale e ironico che traspare nei suoi brani ancora oggi. I suoi funerali furono una celebrazione della sua musica e della sua filosofia di vita: popolare, raffinata, passionale. Fu cremato e sepolto nel cimitero di Trevignano Romano, lasciando un’eredità preziosa alla cultura italiana.
Il ricordo di Renato Carosone vive nelle sue melodie, nelle interpretazioni travolgenti e nella capacità di raccontare l’Italia con un sorriso, anche nei momenti più difficili. La malattia lo ha strappato alla vita, ma non alla memoria collettiva che lo celebra ancora come un artista immortale.