Peter Van Wood è stato uno dei musicisti più innovativi e iconici del panorama italiano del dopoguerra, conosciuto come chitarrista geniale e tra i primi in Europa a sperimentare con eco e riverbero. Non solo collaboratore e cofondatore del celebre Trio Carosone, Van Wood si è distinto anche come cantautore, personaggio televisivo e astrologo, lasciando tracce indelebili nella cultura popolare.
Peter Van Wood si è spento il 10 marzo 2010 al Policlinico Gemelli di Roma all’età di 82 anni, dopo una lunga malattia che lo aveva costretto a lasciare progressivamente la scena pubblica.
Negli ultimi anni si era ritirato nella sua abitazione di Castelnuovo di Porto, alle porte della Capitale, dove aveva continuato a coltivare la passione per la musica e l’astrologia. Dopo il decesso, fu sepolto nel piccolo cimitero del paese, luogo che aveva scelto come rifugio definitivo.
Van Wood, all’anagrafe Pieter van Houten, nacque il 19 settembre 1927 a L’Aia, nei Paesi Bassi. Fin da ragazzo si avvicinò alla musica studiando chitarra al Conservatorio Reale d’Olanda e frequentando i grandi maestri jazz d’oltreoceano. Si fece notare sin da giovane grazie all’originalità della sua tecnica, inaugurando in Europa l’uso della chitarra elettrica con effetti elettronici avanzati. A partire dal dopoguerra, divenne protagonista di tournée in tutto il mondo e si esibì in teatri prestigiosi come il Palladium di Londra, l’Olympia di Parigi e la Carnegie Hall di New York.
Nel 1949 il trasferimento in Italia segnò la svolta: fu chiamato a Napoli da Renato Carosone e Gegè Di Giacomo per fondare il Trio Carosone, incidendo con loro per la Pathé e partecipando all’evoluzione della canzone napoletana. Dopo l’esperienza con Carosone, Van Wood avviò una prolifica carriera solista, scrivendo e interpretando canzoni di successo e diventando personaggio televisivo negli anni ‘80 e ‘90.
La sua vena innovativa attraversò generi e media: nel 1982 Van Wood realizzò la celebre sigla de “La Domenica Sportiva” e negli anni ‘90 tornò alla ribalta con “Quelli che il calcio”, spesso nella veste di stravagante astrologo. Van Wood fu anche autore e compositore e arrivò a intentare una causa per plagio contro i Coldplay, sostenendo che la loro “Clocks” fosse troppo simile a “Caviar and Champagne”.
Peter Van Wood, diventato cittadino italiano, visse tra Milano e Roma negli anni della maturità. Il nome della moglie non è noto, ma ebbe una figlia, Benedetta Van Wood, che seguì le sue orme divenendo musicista e collaborando saltuariamente con nomi importanti della televisione e della musica italiana. Benedetta ha ricordato il padre come una figura anticonformista, appassionata di arte e astrologia, capace di trasmettere entusiasmo e creatività.
La vita privata di Van Wood fu caratterizzata da viaggi, rapporti intensi e uno stile cosmopolita, in cui non mancavano colpi di scena e frequentazioni illustri. Ama definirsi “olandese napoletano”, rivendicando con orgoglio le sue radici nordiche e il profondo legame con la cultura partenopea.
Peter Van Wood tornò alla ribalta in Italia come volto popolare grazie alla trasmissione “Quelli che il calcio”, condotta da Fabio Fazio, dove partecipò regolarmente dagli anni Novanta come astrologo e opinionista ironico. All’interno del programma, Van Wood dispensava pronostici sulle partite di Serie A basandosi sui segni zodiacali, ma spesso i suoi presagi si rivelavano poco affidabili e questo divenne uno dei tormentoni più amati della trasmissione.
Venne creata una mascotte, il “gufo” Van Goof, per confrontare i risultati dell’astrologo con la classica “sfortuna” calcistica: a ogni pronostico azzeccato veniva assegnato un punto a Van Wood, in caso contrario al gufo, dando vita a un simpatico duello che coinvolse il pubblico dello show. In suo onore fu fondata anche la squadra dilettantistica Atletico Van Goof, la cui storia resta ancora oggi celebre tra i fan del programma.