27 Aug, 2025 - 15:40

Giorgia Meloni al Meeting di Rimini: quali promesse ha fatto e chi sostiene che ora riconoscerà la Palestina

Giorgia Meloni al Meeting di Rimini: quali promesse ha fatto  e chi sostiene che ora riconoscerà la Palestina

Oggi è stato il gran giorno di Giorgia Meloni al Meeting di Rimini. La premier, alla sua prima sul palco dei ciellini, è stata accolta con un'ovazione che addirittura l'ha commossa.

Il suo intervento è stato lungo e articolato: ha toccato tutti i punti dell'attualità politica, sia nazionale che internazionale. E, in effetti, non ha deluso le aspettative.

A botta calda, molti l'hanno commentato dicendo che è destinato a segnare la rotta dell'ultima parte della legislatura.

Probabilmente, un giudizio dato non a torto. Perché Meloni, dicendo basta alla giustizia politicizzata, che l'Unione Europea rischia l'irrilevanza, che Draghi ha ragione, che l'immigrazione incontrollata è una minaccia, ha anche promesso che il prossimo punto qualificante della sua azione di governo sarà un piano casa, con affitti calmierati per le giovani coppie. Ma non solo: la premier ha anche fatto intendere che punta buona parte delle sue fiches sulla riforma della giustizia. E che, per portarla a casa in maniera definitiva, è pronta anche a convocare lei stessa, senza aspettare l'opposizione, il referendum costituzionale per la prossima primavera. In più: a livello internazionale, Giorgia Meloni sarebbe pronta a un vero e colpo coup de théâtre: il riconoscimento dello Stato della Palestina. Parola di un commentatore d'eccezione, l'ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli.

Le promesse di Meloni al Meeting di Rimini: cosa dobbiamo aspettarci (anche per la Palestina)

Questa mattina, mentre Giorgia Meloni interveniva al Meeting di Rimini, Paolo Mieli era ospite de "L'Aria che Tira", la trasmissione di La7. Ed è stato proprio l'ex direttore del CorSera, in libreria con l'ultimo lavoro edito da Rizzoli "Il prezzo della pace, quando finisce una guerra", ad avere l'impressione che dal palco di Comunione e Liberazione, la premier abbia tracciato l'agenda politica-istituzionale dei prossimi mesi. Al conduttore Francesco Magnani, Mieli ha confidato:

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Ho trovato Giorgia Meloni molto determinata a portare a casa l'unica riforma che le è possibile: quella della giustizia. Il tono particolarmente vivace che ha utilizzato, poi, per me, significa che se la riforma, in seconda lettura, non avrà i due terzi dei voti in parlamento, come è scontato che sia, sarà lei stessa a chiedere il referendum per vederla approvata definitivamente

Insomma: per Mieli, stiamo alla vigilia di un lascia o raddoppia un po' come fu con Matteo Renzi nel 2006, quando l'allora premier volle legare il suo destino a quello della riforma costituzionale che aveva fatto approvare dalle Camere che prevedeva, tra l'altro, l'addio al bicameralismo perfetto.

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Quello della Meloni è stato un tono sfidante, come a dire: Faremo la riforma e sarò io a chiedere il referendum. A quel punto vedremo i cittadini a chi daranno ragione

Mieli, in ogni caso, non ha potuto fare a meno di ricordare che appuntamenti simili, da "lascia o raddoppia", in Italia sono prove quasi impossibili da superare per chi sta al governo, Il caso di Renzi del 2006 è già stato ricordato. Ma bisogna anche dire che c'è un precedente favorevole, sebbene con l'aiuto anche di gran parte dell'opposizione dell'epoca: nel settembre del 2020, Giuseppe Conte premier vide promuovere uno dei cavalli di battaglia del suo Movimento Cinque Stelle: la riduzione del numero dei parlamentari che da allora, anziché essere composto da 630 deputati e 315 senatori è la somma di 400 dei primi e di 200 dei secondi. 

Meloni verso il referendum spartiacque

In ogni caso, per Paolo Mieli, la nuova stagione politica che tra qualche giorno andrà a cominciare dopo la pausa ferragostana porterà in primavera al referendum costituzionale che inevitabilmente segnerà il destino della legislatura:

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Se Giorgia Meloni perdesse il referendum chiesto direttamente da lei, è chiaro che questa legislatura cambierebbe destino, non sarebbe più una storia trionfante...

Meloni verso il riconoscimento della Palestina?

Soffermandosi poi sulle parole che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha speso sulla politica estera, Paolo Mieli ha sottolineato i toni mai così duri che ha utilizzato nei confronti del governo Netanyahu. Ma queste parole cosa comportano? Anche il riconoscimento della Palestina? Il direttore non l'ha escluso affatto:

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Meloni ha battuto ancora sul tema del rilascio degli ostaggi, non ha parlato di Gaza solo unilateralmente. Ma sì: credo che la sua durezza nei confronti del governo di Israele possa comportare anche il riconoscimento dell'Italia dello Stato palestinese

 

 

 

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