Diciassette anni dopo l’omicidio di Meredith Kercher, il nome di Raffaele Sollecito resta legato indissolubilmente a uno dei casi giudiziari più controversi della recente cronaca italiana, ma la sua vita ha preso strade diverse rispetto al clamore mediatico che lo aveva travolto. Oggi Sollecito è impegnato nel mondo della tecnologia, mentre continua la sua battaglia per il riconoscimento dei diritti e della propria dignità dopo anni di processi e di ingiusta detenzione.
Sollecito e Amanda Knox furono accusati e condannati in primo grado per concorrente nell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel 2007. Dopo la detenzione e una lunga battaglia giudiziaria, la Corte d’Assise d’Appello li assolse nel 2011 “per non aver commesso il fatto”, sentenza confermata successivamente dalla Cassazione in via definitiva nel 2015. La vicenda però ha avuto un impatto pesante sulla vita e sulla carriera di Sollecito, costretto ad affrontare una sovraesposizione mediatica che ha influito profondamente sul suo presente.
Importante è stata la scelta di Sollecito di puntare sulla formazione per costruirsi un futuro solido: durante la detenzione ha conseguito la laurea triennale in Ingegneria Informatica, per poi specializzarsi all’Università di Verona con una tesi dedicata proprio all’analisi dei flussi web legati alla sua vicenda giudiziaria tra ‘innocentisti’ e ‘colpevolisti’. Oggi, come affermano lui stesso e più fonti giornalistiche, Raffaele Sollecito lavora come cloud architect, gestendo e progettando infrastrutture tecnologiche basate su cloud per diverse aziende di Milano.
Non solo, Sollecito è anche un libero professionista ed è stato coinvolto nello sviluppo di applicazioni innovative, collaborando con esperti del settore come quelli di Amazon. Ha dichiarato in più occasioni di aver trovato nella tecnologia e nella programmazione non solo una professione, ma anche un modo di riscatto personale dopo anni difficili.
Nel corso della sua carriera post-processo ha pubblicato due libri: “Honor Bound. My Journey to Hell and Back with Amanda Knox” (2012), scritto insieme al giornalista Andrew Gumbel, e “Un passo fuori dalla notte. Tutto quello che non avete mai immaginato di me” (2015), dove racconta il dramma umano e le ingiustizie subite. Oggi, Sollecito partecipa spesso a podcast e interviste in cui racconta la sua esperienza, affrontando non solo il dolore, ma anche la forza di ricominciare e la difficoltà di superare il pregiudizio.
Uno degli aspetti che continuano a segnare la storia personale di Sollecito riguarda la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. Dopo quattro anni in carcere, la Cassazione ha respinto la domanda, motivando la decisione con la presunta correttezza dei procedimenti. Sollecito, nonostante il verdetto, non si è arreso e ha rivolto la sua istanza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), reclamando oltre un milione di euro. Ad oggi, si attende il pronunciamento della Corte, ma il percorso è tutt’altro che semplice.
Della vita privata di Raffaele Sollecito si sa che ha frequentato a lungo una ragazza della provincia di Treviso, anche se ad oggi non sono noti dettagli su ulteriori relazioni. Ha mantenuto sporadici contatti con Amanda Knox, incontrandola nuovamente in Italia nel 2022 insieme al marito di lei, ripercorrendo così simbolicamente la loro storia interrotta tragicamente nel 2007. La sua passione per i manga e i videogiochi è rimasta nel tempo, a conferma di una personalità che cerca normalità e serenità lontano dai riflettori.
Oggi, Raffaele Sollecito è un ingegnere esperto di cloud computing, dedito a far crescere la sua carriera nel settore tech e deciso a ricostruire se stesso con pazienza e impegno. La sua vicenda resta un monito sulla fragilità del sistema giudiziario, ma anche sulla possibilità di riscatto umano e professionale dopo la tempesta mediatica.